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 2019  ottobre 21 Lunedì calendario

Commercio, Putin punta sull’Africa

Il prossimo 23 e 24 ottobre a Sochi sul Mar Nero si terrà il primo vertice Russia-Africa. Il meeting, fortemente voluto da Putin, ha come obiettivo di riposizionare la Russia nel continente africano, dopo la lunga assenza fin dai tempi della Guerra Fredda, quando l’Africa era un terreno aperto di scontro fra Russia e Usa, spesso con il sostegno militare a fronti contrapposti nei Paesi in via di decolonizzazione (Angola, Mozambico, Guinea, etc…).
Il meeting è una novità geopolitica della strategia internazionale di Putin che cerca di «entrare» nel continente africano, per colmare il ritardo nei confronti della Cina e per aprire un nuovo fronte di competizione con l’Occidente a tutto campo: risorse, aiuti allo sviluppo, accordi di cooperazione militare.
Il vertice sarà co-presieduto dal presidente Vladimir Putin e dal presidente dell’Egitto, Abdel Fattah el-Sisi, per tutto quest’anno anche capo dell’Unione Africana.
È già confermata la presenza di 40 Paesi africani e di almeno 6 capi di stato: Joao Lourenco (Angola), Ciril Ramaphosa (SudAfrica), Ibrahim Keita (Mali), Andry Rajoielina (Madagascar) e Felix Thishekhedi (DR Congo)
Il giorno precedente il summit, si terrà il primo Business Forum Russia-Africa dove la Russia cercherà di recuperare il terreno perduto nei confronti della Cina (17 miliardi di dollari di interscambio commerciale contro i 200 miliardi di dollari della Cina) e Putin schiererà in prima fila le grandi aziende di Stato russe pronte a firmare nuovi accordi commerciali in Africa: Gazprom, Rosneft e Lukoil (idrocarburi), Alrosa (diamanti), Rusal (alluminio), Rosatom (nucleare), Uralkali e Uralchem (fertilizzanti), Rosoboronexport (armi).
Ma il progetto di Putin per l’Africa, va ben oltre un «semplice» posizionamento commerciale ed è soprattutto geopolitico, come illustrato nel documento preparatorio del meeting: il dossier «Russia-Africa Shared Vision 2030», nel quale sono descritti i principi della nuova dottrina russa sull’Africa.
Incremento dell’interscambio economico-commerciale; sostegno agli investimenti russi nel continente (la Russia è diventata da poco azionista della African Export-Import Bank-Afreximbank); nuove joint venture russe e africane; ruolo attivo della Russia nei processi di stabilizzazione delle crisi regionali e nella soluzione dei conflitti.
L’apertura della prima base militare cinese a Gibuti non è passata inosservata a Mosca e nell’ultimo anno sono stati oltre 20 gli accordi firmati nel settore della cooperazione industriale militare al quale va aggiunto l’invio di consiglieri militari nella Repubblica Centrafricana e in Guinea Bissau.
L’attivismo russo nel continente africano è cresciuto esponenzialmente negli ultimi mesi con l’inviato speciale di Putin per il Medio Oriente e l’Africa, Mikhail Bogdanov e il ministro degli Esteri Sergei Lavrov che hanno fatto la spola fra Mosca e molte capitali africane, a cominciare da Khartoum per rinsaldare i rapporti dopo la caduta del dittatore Omar al-Bashir, da sempre considerato il più «russo» fra i leader africani.
La fortissima vicinanza con la Russia del presidente della Repubblica Centrafricana Faustin-Archange Touaderà ha allarmato la Francia e molte cancellerie in Occidente: il recente accordo siglato fra Russia e Repubblica Centrafricana prevede la fornitura di uranio, oro e diamanti, in cambio di sostegno militare, inclusa la sicurezza del presidente.
Recentemente il quotidiano britannico «The Guardian» ha reso pubblica un ricerca del Centro fondato da Mikahil Khodorkosky, a lungo in prigione e da poco in esilio a Londra, nel quale sono descritte le attività «cover» della Russia in diversi Paesi africani (Libia, Sudafrica, Sudan, Madagascar, Zimbabwe), per aumentare l’influenza russa nel continente.
Molte di queste attività sono curate dal «Gruppo Wagner» diretto da Evgueni Prigozhin (lo «Chef di Putin»), noto per i finanziamenti ai gruppi militari nell’Est dell’Ucraina, in Siria e per le interferenze nelle elezioni presidenziali Usa del 2016.
Il modello di business del network di società controllate da Prigozhin è semplice: sicurezza e aiuti militari in cambio di risorse, in particolare concessioni minerarie e petrolifere. Il dossier svela interessi delle società controllate dal gruppo di Prigozhin in Sudan, Libia, DR Congo, Madagascar, Angola, Mozambico, Zimbabwe, Guinea e Guinea-Bissau.
La Russia sta infine negoziando con l’Eritrea una concessione di lunga durata per costruire in uno dei porti dell’Eritrea (Assab o Massaua) una propria base navale logistica ad uso civile e militare. E come ricordato pochi giorni fa dall’autorevole think tank Usa, il Carnegie Endowment for International Peace, la Russia è diventato il primo fornitore di armamenti in Africa con il 35% del mercato, contro il 17% della Cina, il 9,6% degli Usa e il 6,9% della Francia. L’Africa del terzo millennio parla sempre più cinese e russo ed è tempo che l’Occidente costruisca una nuova strategia africana attrattiva e convincente.