ItaliaOggi, 19 ottobre 2019
Periscopio
«Buu». Imperversano coretti nient’affatto corretti. Dino Basii. Uffa newsHa amato più le donne o più gli uomini? «Ho amato le persone». Renato Zero, cantante. (Roberto Gobbi), Sette.
La diversità non è una malattia da curare, ma una condizione prevista in natura. Massimo Gramellini, Corsera.
Bertinotti è una persona onesta. E quando sento parlare Toninelli rimpiango i tempi di D’Alema. Giorgia Merloni, segretario di Fratelli d’Italia. (Claudio Sabelli Fioretti). il Venerdì.
Adesso Milano è fichissima e bullizzante il resto d’Italia, tutto un lavorio di investimenti, parchi, rigenerazioni. Milano, e ’sta Triennale, la sua nuova cattedrale. Il nuovo museo del design. Lorenza Baroncelli, romana, direttrice della Triennale di Milano. (Michele Masneri). Il Foglio.
La retorica applicata alla morale (cioè la capacità di trovare una soluzione verbale più o meno brillante a qualsiasi problema, e una giustificazione per ogni atto) è il lascito più importante che i gesuiti hanno consegnato all’Italia e agli italiani. La cui amoralità è tanto più disinvolta quanto più corroborata da un’astuta buona fede. Fabrizio Rondolino, L’Italia non esiste (per non parlare degli italiani). Mondadori, 2011.
Chi non condivide l’allarme sulla «emergenza democratica» (che non esiste) ha il dovere di dire che invece si tratta solo di semplice, banalissimo trasformismo. A cominciare da quello di un Presidente del Consiglio il quale aspetta la mozione di sfiducia presentata contro di lui dal partito del suo ministro degli Interni per cominciare a rimproverare violentemente a quest’ultimo per una lunga serie di gravi malefatte a proposito delle quali, però, non si ricorda che fino a quel momento egli come capo del governo abbia mai avuto nulla da ridire, neppure una parola. Non solo, ma subito dopo fa un nuovo governo di segno opposto e in polemica frontale con quello da lui presieduto fino al giorno prima! Ernesto Galli della Loggia, storico, Corsera.
Tra gli agganci celebri della De Micheli c’è Pier Luigi Bersani, l’avversario d’antan, poi diventato segretario del Pd. Da lui, colmato di servigi, ottenne, a) la cooptazione nel dipartimento di economia del Pd, b) la conferma del seggio alla Camera nel 2013. Salito in auge Enrico Letta, nominato premier nello stesso anno, Paoletta ci si asserpolò. Organizzò a Piacenza la presentazione della corrente lettiana, ospitandola in pompa magna al Teatro Municipale. Per amore di Letta, si inimicò l’insidioso Matteo Renzi accusandolo di tramare nell’ombra. Quando Enrico, col celebre «stai sereno», fu defenestrato, De Micheli pianse. Ma in un pugno di mesi la ritroviamo sottosegretario all’Economia al fianco dell’usurpatore fiorentino. Giancarlo Perna. la Verità.
In un giornalista da assumere cerco una personalità originale e una scrittura avvincente. E non dev’essere un tipo intrigante. L’intrigante avvelena il clima. I colleghi cominciano a occuparsi degli affari loro e viene meno l’energia creativa. In Germania, come in Italia, è molto difficile. Però il periodo di prova dura fino a tre anni. Poi diventa un matrimonio. Di sua volontà non se ne va nessuno. Non so se sia un vantaggio. Giovanni di Lorenzo, direttore di Die Zeit (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Tutta la mia scrittura è un tradimento. Con i romanzi contadini ho tradito il mondo della campagna, rivelando la sua miseria al mondo borghese. Con i romanzi sulla psicoanalisi ho violato il tabù della seduta: la seduta è indicibile, è un mondo a parte che è e deve restare segreto. Io ho rivelato la seduta parola per parola. Con i romanzi sul terrorismo ho tradito il loro mondo che avevo frequentato per procurarmi materiale. La polizia grazie a essi è risalita alle loro responsabilità. Sono un grande traditore. Ferdinando Camon, scrittore. (Antonio Gnoli). La Repubblica.
L’altra notte scendevo da Monaco diretto a Francoforte: a un certo, spaventato, fermai la macchina su un latto dell’autostrada. Saliva incontro a me un fiume impetuoso di enormi autocarri, con un rombo, non di fiume in piena, ma di tuono. E un altro fiume di macchine scendeva turbinoso alle mie spalle, mi passava accanto con un urlo di motori, con un acuto sibilio di ruote sull’asfalto umido. Mi pareva di trovarmi nelle retrovie di un immenso esercito, nei giorni di un’offensiva. E non era, quello, se non l’aspetto solito delle autostrade della Germania occidentale, il solito traffico che, di giorno e di notte, si svolge ininterrotto fra la Ruhr e la Baviera, tra il Reno e Amburgo, fra Basilea e Colonia, tra Mannheim e Kassel, fra Brema e Düsseldorf. Nulla, più di questo spettacolo straordinario, può dare un’idea dell’immane sforzo di ricostruzione della Germania di Bonn. Non so se la potenza del lavoro tedesco costituisca un pericolo per l’Europa di domani, ma so che non v’è oggi paese al mondo, neppure l’America, che possa tenere testa alla Germania (in senso, naturalmente, relativo) in fatto di ritorno di produzione. Gli americani, ed Eisenhower per primo, ne sono profondamente impressionanti: e aggiungo, compiaciuti. Se Hitler non avesse scatenato la sua stupida, odiosa guerra, oggi la Germania sarebbe pacificamente, la padrona d’Europa. Curzio Malaparte, Battibecchi. Shakespeare and Company, 1953.
Sul treno partito dalla stazione di Kiev e diretto sul Don, odori forti, cavoli speziati, fumo, umanità, ambiente grigio, ragazze bionde, visi cupi, zingari, ragazzi in giubbotto nero, altri in uniforme, facce del Sud, gente stracarica di ogni genere di mercanzia pigiata in borse di fortuna: un sacco davanti, uno dietro, un terzo sulle spalle. In sottofondo scorre un rumore di passi, un rumore senza posa, e sopra la melodia triste, elegante e sincopata di un’armonica a bocca. Si avverte una violenza compressa. Giorgio Ruggero, Lungo il Don. Feltrinelli, 1988.
Himmler fu incaricato della organizzazione delle SS, non come corpo di polizia, ma come un vero e proprio ordine religioso, gerarchicamente organizzato, di frati laici sottoposti ai superiori. Louis Pauwels e Jacques Bergier, Il mattino dei maghi. Mondadori, 2008.
Tornando da Modena ho preparato un budino al cioccolato secondo la ricetta di mia madre, con una puntina di caffè, me ne ho fatto una tale scorpacciata che ho dovuto vomitarlo nella tazza del cesso. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli, 2014.
Non saprei spiegartelo, ho la sensazione di viaggiare su una nave di lusso, in direzione di isole felici... Quali ordini, capitano? Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori, 1982.
Bisogna sapersi rassegnare anche al meglio. Roberto Gervaso. Messaggero.