Corriere della Sera, 20 ottobre 2019
Intervista a Takagi & Ketra
T opi da studio, architetti dei suoni, ignoranti musicali, psicologi, arrangiatori, producer, cuochi. In quale casella vi riconoscete?
Takagi: «Alcuni “fittano” bene. Mettiamo una certa dose di umiltà in quello che facciamo, ci piace fare canzoni al di là del fatto che poi diventino dei successi, e in questo “topi da studio” torna. Stiamo qui dalle 9 alle 19 dal lunedì al venerdì, quando serve lavoriamo anche il sabato o la domenica. La disciplina è molto importante».
E l’ispirazione?
Ketra: «L’ispirazione viene lavorando. Anche perché se aspetti di essere ispirato, hai voglia...».
Bastano queste prime risposte per inquadrare subito i due uomini che si nascondono dietro alle hit più fortunate degli ultimi cinque anni, dove le parole chiave sono: umiltà e disciplina. E ce n’è una terza, che loro non accennano, ma è il talento, coltivato ogni giorno. Takagi & Ketra, al secolo Alessandro Merli (ex Gemelli DiVersi), milanese di 46 anni, e Fabio Clemente (beatmaker dei Boomdabash), vastese di 33, firmano i tormentoni dell’estate da cinque anni a questa parte, e hanno appena superato i cento milioni di dischi di platino. Da Amore e Capoeira a Jambo, da L’Esercito dei selfie a La luna e la gatta con una incursione perfino tra le voci bianche del Coro dell’Antoniano (Come i pesci, gli elefanti e le tigri), quello che toccano diventa oro e ormai sono più i no dei sì a chi vorrebbe collaborare con loro. Di tutto questo parlano con misura nello studio di registrazione nella Chinatown di Milano, o piuttosto del nuovo Village, vista l’alta densità di musicisti e artisti che frequentano via Paolo Sarpi e dintorni.
Come vi chiamano le vostre madri?
Takagi: «Mia mamma, cucciolo».
Ketra: «La mia Fa’, neanche finisce il nome. Mamma è la mia vera discografica, azzecca tutte le hit. Anche quest’anno, prima dell’estate, mi ha detto: “Vedrai che quello di Fred De Palma sarà il disco dell’estate” (Una volta ancora è una produzione di Takagi & Ketra, ndr). Faccio sempre sentire le canzoni a una cerchia ristretta di amici e persone fidate che non fanno parte del mondo musicale: sono onesti e schietti, se piace a loro piace al popolo».
E voi lavorate solo con chi vi piace.
Takagi: «Cerchiamo di fare matrimoni felici».
Ketra: «È fondamentale stare bene. Poche volte abbiamo fatto session con persone con cui non le volevamo fare e non è stato produttivo».
Come vengono suddivisi gli introiti? Per esempio, come è andata con «Amore e capoeira»?
Takagi: «La fetta più grossa va alla Sony, che si occupa di distribuzione e vendite. Noi abbiamo ingaggiato Giusy Ferreri e Sean Kingston per cantarla: all’inizio con un contatto amichevole che si è trasformato in un contratto. Giusy guadagna molto dai live. Noi non facciamo i live e il nostro maggior guadagno viene dalla Siae».
Siete ricchi?
Ketra: «Se avessimo fatto queste cose negli anni Ottanta saremmo milionari!».
Qualche sfizio tolto?
Takagi: «Sono vent’anni che faccio questo lavoro e mi sono regalato un Rolex, come facevano una volta le aziende per premiare la fedeltà dei dipendenti».
Ketra: «Io vivo ancora in affitto in 60 metri quadrati e fino a un mese fa giravo con Enjoy: adesso mi sono comprato una Range Rover Evoque, ma con lo sconto. Però a noi piace soprattutto reinvestire su di noi quello che guadagniamo».
Takagi: «Questo studio lo abbiamo risistemato completamente: è importante lavorare in un ambiente che ti piace. E poi ci siamo aperti una piccola etichetta discografica indipendente, la Platinum Squad: il primo artista che lanceremo si chiama Enne».
Collaborate spesso con Tommaso Paradiso. Sapevate del divorzio dai Thegiornalisti?
Ketra: «No, non sapevamo nulla della divisione. Ma noi abbiamo lavorato sempre e solo con lui, gli altri non li abbiamo mai conosciuti. Si vedeva che era lui a scrivere le canzoni e comporre la musica».
Takagi: «Era inevitabile».
Cosa fate quando non siete qui a lavorare?
Ketra: «Esco con la mia ragazza. Non voglio dire il nome, non ho mai postato una sua foto sui social e lei non ha nemmeno Instagram. Andiamo al cinema, facciamo cose semplici. Ieri sera ero a letto già alle dieci meno un quarto: quando, come noi, ascolti tutto il giorno musica a volume altissimo, come se fossi sempre in discoteca, la sera hai bisogno di riposarti».
Takagi: «Io sto a casa, ho una figlia tredicenne che si chiama Nicole, due cani e una gatta. Amo molto il divano...».
Film preferito?
Ketra: «Bronx, di Robert De Niro».
I talent non fanno per noi, purtroppo ci manca l’appeal
di Mara Maionchi. Mina ci
ha dato un due di picche, però poi abbiamo messo insieme Calcutta, Jovanotti e Paradiso
Takagi: «L’odio, di Mathieu Kassovitz».
Libro?
Ketra: «Non leggo molto, ma direi Come funziona la musica di David Byrne».
Takagi: «Buon ultimo, Open di Agassi».
Cartone animato?
Ketra: «Holly e Benji».
Takagi: «Conan il ragazzo del futuro».
Quando eravate bambini cosa sognavate di diventare da grandi?
Takagi: «Il benzinaio. Mi piaceva l’odore della benzina, e poi anche il fatto che avesse tanti soldi nel portafogli!».
Ketra: «Io il calciatore, ero centrocampista in C1. Però il desiderio di vivere di musica era più forte ed è bello che ci sia riuscito».
Se vi chiamassero a fare i giudici in un talent?
Takagi: «Già successo, ma abbiamo declinato gentilmente. Non abbiamo l’appeal di Mara Maionchi quando stronca qualcuno... La verità è che noi siamo forti in quello che facciamo. X Factor è un grosso sforzo di tempo ed energie che noi preferiamo mettere nei nostri progetti. E poi ci fa piacere non essere riconosciuti al supermercato...».
Con quale straniero vi piacerebbe collaborare?
Takagi: «Alicia Keys».
Ketra: «Pharrell Williams».
E Mina?
Takagi: «Ormai è una gag, tutti sanno che ci ha rifilato un bel no. Avevamo immaginato per lei La luna e la gatta...».
Ketra: «Però è stato un bene perché siamo riusciti a mettere insieme Tommaso Paradiso, Calcutta e Jovanotti: la nuova e la vecchia scuola del cantautorato pop italiano. Comunque a noi basterebbe anche solo bere un caffè con Mina!».
Cosa cantate sotto la doccia?
Ketra: «Sono stonato, ma mi butto lo stesso con Vedrai vedrai di Luigi Tenco e L’immensità di Don Backy».
Scusate, ma come diavolo siete arrivati a comporre una canzone per il Coro dell’Antoniano?
Takagi: «Sono venuti a trovarci i dirigenti del coro e l’idea ci ha preso subito. Abbiamo chiarito però che non avremmo mai fatto una canzone tipo Il coccodrillo come fa? Poi Tommaso Paradiso ha scritto un testo dolcissimo ed ecco Come i pesci, gli elefanti e le tigri».
Ketra: «Per me è stata una rivincita: da piccolo mi avevano rifiutato!».
Qual è il numero di telefono che non avreste mai pensato di avere nella rubrica del vostro cellulare?
Ketra: «Quello di Maradona! Me lo ha dato Gigi D’Alessio. Eravamo a una cena epica a Malta, quando lui, vedendo quanto mi emozionava l’idea di sentirlo, lo ha chiamato e me lo ha passato. È tutto vero, c’è un video che lo documenta. Adesso ce l’ho in memoria come Diego Maradona, ma non lo userò mai».