La Lettura, 20 ottobre 2019
Perché leggere André Aciman
«Che sciocco che sei, ci vogliono due di loro per fare me. Possono essere uomo e donna, oppure tutt’e due, perché tu per me sei stato entrambi, Oliver», pensa Oliver, e i lettori di Chiamami col tuo nome sanno bene a chi si stia rivolgendo in realtà. A distanza di undici anni André Aciman torna sui protagonisti di Chiamami col tuo nome, il romanzo di successo da cui Luca Guadagnino ha tratto l’omonimo film. Dopo undici anni, Cercami (in uscita per Guanda nella traduzione di Valeria Bastia) ci fa ritrovare Elio, Oliver e la famiglia di Oliver, padre e madre, che se nell’altro romanzo erano sfondo, adulti spettatori del nascere dell’amore sconveniente, qui balzano in primo piano.
Ecco Samuel, il padre di Elio, il professore che in Chiamami col tuo nome «non amava essere contraddetto, e men che meno essere chiamato Pro», come lo chiamava Oliver. Eccolo, ormai in pensione, su un treno diretto a Roma. Di fronte a lui una ragazza dell’età di Elio alla quale mai avrebbe l’ardire di rivolgere parole, se non fosse lei a iniziare. Miranda – aggiornata Lolita, più determinata e al contempo disperata della Lolita nabokoviana – seduce Samuel, affretta i tempi. Scesi dal treno i due non si separeranno più, con Samuel quasi incredulo: non può essere, e se è, continuerà?
La risposta l’abbiamo nella parte successiva, con Elio protagonista. Da lui sappiamo che il padre e Miranda si sono sposati, e hanno avuto un bambino. Sono passati anni, non è dato sapere quanti (il tempo sottratto all’esattezza, caratteristica di Aciman). In questa seconda parte, Elio conosce Michel, uomo maturo, all’incirca dell’età del padre. «Mi ricordi mio figlio», dice a un certo punto Michel, a ribadire la specularità con Samuel e Miranda.
Giovinezza/vecchiaia, vero fuoco del romanzo, anche nella terza parte dedicata a Oliver. Giovinezza e vecchiaia a cui l’autore dà definizioni sfumate, non un’età precisa, bensì collocazione esistenziale, tanto che Oliver, di certo non vecchio, si posiziona nella seconda: per malinconia del passato, per sguardo alla giovinezza lontana rappresentata da Erica e Paul, lei conosciuta a yoga, lui in università, lei e lui per fare un intero, per ricostruire qualcosa di vagamente simile a Elio. «Che sciocco che sei, ci vogliono due di loro per fare me. Possono essere uomo e donna, oppure tutt’e due, perché tu per me sei stato entrambi. Cercami, Oliver».
E sì, i lettori di Chi amami col tuo nome sanno che si sta rivolgendo a sé stesso e a Elio insieme, con la consuetudine tutta loro di chiamarsi l’uno col nome dell’altro. Dove l’identità perde i confini, si fonde. Evento irreversibile, fusione, combustione. Accaduta una volta per sempre, segno distintivo, mai intralcio alla vita. Difatti la vita di Oliver si è svolta: sposato, con due figli, professore universitario. Solo oggi, durante la festa per l’imminente trasferimento in Europa, Oliver guarda al suo mondo da fuori, a un tempo a cui non appartiene più. Che quella vita (matrimoniale, familiare) sia giunta a compimento? Che sia arrivato il momento di tornare?
Cercami non è precisamente il seguito di Chiamami col tuo nome, non inizia nel punto in cui finisce il precedente, bensì prima, anni prima (di nuovo: non è dato sapere il tempo preciso. Gli anni sfumano, si accavallano, potrebbero essere dieci o trenta). Aciman indietreggia quasi a dare una nuova possibilità ai protagonisti. Come in tutti i suoi romanzi smonta la cronologia. E qui non si limita a farlo all’interno di un solo libro, ma nei due sommati. Così si intrecciano rimandi e contraddizioni. Così rimane l’essenziale, ovvero il sentimento, l’unico a non subire mutazione. Le ellissi temporali svelano ribaltamenti abbattendo il mito dell’identità. Dando vita a un essere umano ben più complesso di quel che cultura e convenzioni sociali vorrebbero.
Aciman è lo scrittore contemporaneo (insieme a Edmund White) che maggiormente ha contribuito allo smantellamento dell’identità intesa come luogo unitario, approdo sicuro. «Si può essere A, B o C ma fluidi allo stesso tempo, tutti combinati assieme. La sessualità è una cosa molto complicata o molto semplice, ancora non ho deciso», ha detto l’autore in merito all’identità sessuale.
In Cercami c’è un ulteriore azzardo: l’incesto. Non spettro, bensì desiderio. Sfiorato, mimato. Degnamente rappresentato da Miranda, il personaggio più sfrontato. Miranda che desidera e ottiene Samuel, sebbene le ricordi il padre (o proprio perché le ricorda il padre, che sia questa la vertigine?). Miranda che rievoca un momento dell’adolescenza, quando dice al fratello: «Ora è il tuo turno», dopo essersi concessa all’amico di lui, sotto i suoi occhi. Ora è il tuo turno, invitandolo a stendersi sopra di lei. E il fratello fugge.
Quindi l’innocenza: «Volevo mio fratello, volevo che facesse l’amore con me perché sarebbe stata la cosa più naturale del mondo», confessa a Samuel.
Nell’universo di Aciman non ci sono tabù. Quante possibilità, sembra dirci. Tutte possibilità che si realizzano nella parte finale del romanzo in cui Oliver ritrova Elio. Di nuovo al mare, in Italia, quella casa: qualcuno non c’è più (Samuel), qualcuno è invecchiato (la mamma di Elio). Qualcun altro si è aggiunto: Miranda e il figlio Oliver. In una continuità ideale di sentimento dove il piccolo Oliver, figlio di Miranda e Samuel, diventa simbolicamente il figlio di Oliver e Elio. E sempre per continuità, un bambino che tanto ricorda Viola di Chiamami col tuo nome, morta a sette anni. Allora: che persino il bambino sia un ritorno? Fantasma di qualcuno già amato, che non esce mai di scena, come succede a tutti i personaggi di Aciman. Proiezioni di persone care che s’incarnano in altre, e in altre ancora nell’arco degli anni. Gli stessi Elio e Oliver non si sono mai persi del resto.
Ha ragione Joan Didion: «Comunque siamo stati insieme. Siamo stati insieme tutta la vita, se conti anche tutto il tempo che abbiamo passato a pensarci». Bellissimo, sentimentale, spiazzante, profetico, leggete Aciman.