il Fatto Quotidiano, 19 ottobre 2019
Paola Taverna si è laureata. Intervista
Messaggi di complimenti, fiori, sorrisi. In una mattinata di sole, Paola Taverna ne fa incetta, perché si è appena laureata con 108 su 110 nel corso triennale di Scienze Politiche all’università Sapienza di Roma, con una tesi sul Reddito di cittadinanza. “È l’unico ateneo che mi ha permesso di dare gli esami senza frequentare, non potevo proprio andare alle lezioni” spiega la vicepresidente del Senato, veterana del M5S per cui la laurea è molto di più un pezzo di carta: “Questa è una rivincita”.
Perché una rivincita?
In questi anni mi hanno spesso indicata come quella che parlava romano, mi guardavano e ci guardavano come i Cinque Stelle impreparati, ignoranti. Me ne hanno dette di tutti i colori. Ora però ho imparato cosa sono l’Europa, il diritto, le Scienze dell’amministrazione. Adesso posso giocare ad armi pari.
Si sentiva sfavorita?
La vita mi ha messo spesso di fronte a situazioni che non dipendevano da me. Ho perso mio padre a 17 anni e ho dovuto mettermi a lavorare. Ma potendo avrei continuato a studiare, mi sono diplomata con 50/60 in Perito aziendale e corrispondenza in lingue estere.
Così ha ripreso.
Sì, nel 2015. Ho pensato: ‘Perché non coronare questo sogno?’. E mi ci sono messa d’impegno. Ogni materia per me era come acqua per un assetato, erano tutte nozioni preziose.
Lo ammetta, i professori l’hanno trattata con riguardo. La senatrice, il volto noto che si vede in tv…
Ma figuriamoci, alcuni non mi hanno neppure riconosciuta. Un docente è anche un ex parlamentare, ma quando sono andata a fare l’esame non aveva idea di chi fossi. Tanto che mi ha chiesto spiegazioni sulla carta d’identità, perché come mestiere c’era scritto impiegato privato. ‘Che lavoro è? Cosa fa nella vita?’, mi ha chiesto. E io: ‘Sono una senatrice’.
Lui?
Molto sorpreso, non mi inquadrava. Ma l’esame è andato bene. Poi ha capito chi fossi.
E gli altri professori? Mai sentite battute o notate facce poco convinte verso “la grillina”?
Gli insegnanti sono stati tutti molto rispettosi.
Nel luglio scorso polemizzò duramente con Maria Elena Boschi sui rispettivi titoli di studio…
Sì, io risposi a un suo tweet in cui attaccava il Reddito di cittadinanza, invitandola ad andare a fare il saldatore. E lei replicò che poteva tornare a fare anche l’avvocato, mentre io un mestiere non ce l’avevo.
Un duello come tanti, no?
Quelle della Boschi sono state le tipiche parole della radical chic, un po’ da figlia di papà. Peccato, perché penso che tra donne ci si debba sostenere.
Ora anche lei ha la sua laurea. Per fare cosa, dopo la politica?
Non lo so, non ci penso. Ho 50 anni, sono vecchia (sorride, ndr). Vedremo, ma adesso sono concentrata sul mio impegno politico.
Intanto potrà festeggiare. Beppe Grillo l’ha chiamata?
Mi ha mandato uno di quei messaggi tipici tra noi: ‘A ‘nfame, ce l’hai fatta’.
E dagli altri partiti?
Tanti messaggi, glielo assicuro. E mi ha colpito particolarmente quella della senatrice del Pd, Simona Malpezzi: ‘Non ci conosciamo, ma so riconoscere la tenacia e la forza di una donna, quindi complimenti’.