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 2019  ottobre 19 Sabato calendario

Sulla Giornata internazionale del bradipo

L’esercito di barbari armati di smartphone è una minaccia per l’intera umanità. La caccia al selfie più bello e accattivante da pubblicare su Instagram non è più un divertimento è diventata una vera ossessione. C’è chi ha perso addirittura la vita precipitando da una montagna mentre cercava di scattare una foto. Questo esempio ci dovrebbe bastare per affermare che siamo al limite della decenza. Ed è il momento di fare un passo indietro. Tanto più che i fanatici del selfie sono andati a disturbare persino l’amato bradipo, famoso per la sua proverbiale lentezza (percorre quattro metri all’ora) e per la sua espressione di placida serenità. Mi sembra di sentirlo, mentre sonnecchiando o spostandosi di albero in albero, con molta calma, si chiede: tutti questi invasati con le facce da scemi proprio qui dovevano venire a rompere le balle? Sarà pure un animale pigro, ma mica scemo. Gli scemi invece sono quelli che vanno ogni giorno a minacciare la sua sopravvivenza, a torturare la sua flemmatica intimità. E a contaminare il suo habitat. Il mammifero più apatico dell’univerno – che si nutre esclusivamente di foglie (talvolta di frutta) ed è questo uno dei motivi per cui si muove così pigramente (la sua alimentazione non offre molte calorie) – tra le foreste dell’Amazzonia è costretto a subire malvolentieri un chiassoso e fastidioso turismo di massa dallo scatto ossessivo-compulsivo, irrispettoso della natura e degli animali. 

I NUMERI
A lanciare l’allarme di un fenomeno che riguarda circa 550mila esemplari è il Parco Natura Viva di Bussolengo, alla vigilia della Giornata Internazionale del Bradipo, che cade domani. «Uno studio di World Animal Protection», spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva, «indica il bradipo come la specie più utilizzata in Amazzonia per la pratica del “selfie ai turisti”, seguito a stretto giro dal delfino rosa di fiume, dall’anaconda e dal caimano. La “condanna” del bradipo sembra proprio essere il suo “abbraccio”, ricercatissimo per fotografie degne dei numerosi like sui social network: basti pensare che solo Instagram, a partire dal 2014, ha visto aumentare il numero di autoscatti con animali selvatici del 292%». C’è chi ha costruito un business: ha catturato i cuccioli strappandoli ai genitori, li ha “addestrati” per farli diventare docili e accondiscendenti. E ora li mette in posa. «È evidente che quello che il bradipo sembra aver stampato sul viso non sia un sorriso di felicità, è innaturale come lo sono i suoi arti superiori mentre cingono le spalle dei viaggiatori in un abbraccio», avverte Avesani Zaborra. Dovrebbe adoperare le sue braccia invece per stringersi ai tronchi e ai rami degli alberi sui quali vive e dorme fino a 20 ore al giorno, mettendo in atto la “strategia della lentezza”, fondamentale per mantenere le sue delicate funzioni fisiologiche. Oltre a doversi misurare con perdita di habitat e deforestazione, questa specie deve fare i conti anche con il fenomeno del commercio di animali selvatici che si rivela particolarmente intenso in uscita dalla Colombia. E non risparmia nemmeno l’Italia.

LA VICENDA
«Nel 2010 arrivò da noi Wendy, bradipa didattila oggi quindicenne, strappata alla sua precedente vita in uno scantinato di Milano e affidata alle cure dei nostri veterinari ed etologi, e poi anche a quelle del suo compagno e padre della sua piccola», racconta Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva. «Non sapremo mai da dove arrivi esattamente Wendy, ma se gli uomini smettessero di usare gli animali per il proprio piacere, la foresta amazzonica sarebbe un posto migliore». Ne siamo sicuri.