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 2019  ottobre 19 Sabato calendario

Biografia di Jannik Sinner (tennista italiano)

Si chiama Sinner ma non ha peccati da espiare, anzi: lui li punisce, gli altri, sui campi di tennis. E poi ha più confidenza con il tedesco (essendo nato a San Candido-Innichen, anche se è di Sesto Pusteria- Sexten) che con l’inglese.
Diamo il benvenuto a Jannik Sinner che – a 18 anni, 1 mese e 28 giorni (il conto si fa sul giorno d’inizio del torneo) – è il più giovane semifinalista italiano in un torneo Atp e per oggi nei Top 100, il più giovane di tutti. Alcuni degli ‘sfizi’ che questo terribile teenager tutto rosso, dai capelli alle lentiggini, Pippi Calzelunghe al maschile, si sta togliendo. Ad Anversa ha battuto ieri Frances Tiafoe 6-4, 3-6, 6-3 confermando che l’exploit nei quarti (la vittoria su Monfils) non era casuale. In realtà di casuale non c’è un bel niente, e lo ribadisce Massimo Sartori, il coach che lo prese bambino dalle mani del primo maestro (Heri Mayr), e lo portò da Riccardo Piatti a Bordighera. I due coach lavorano all’unisono. «Ci godiamo quanto succede ad Anversa, ma il progetto è molto più ambizioso», dice senza nascondersi Sartori. «Vedete, Jannik già sei mesi fa giocava così. Perché oggi succede questo, mi chiedete? Perché ha avuto la fortuna di giocare match importanti e confrontare il suo valore. Sappiate però che, nonostante la crescita, noi pensiamo che ci vogliano ancora due anni per completare il suo percorso formativo e portarlo a giocare a un livello altissimo e continuativo».
Poi, certo, Piatti&Sartori accettano volentieri i miglioramenti. «Non sono stati gli Us Open e il match con Wawrinka, che oggi si ripete in Belgio e vale la finale, ma tutta la trasferta americana ad avergli fatto fare un salto di qualità, l’essersi giocato tutte le partite e non averle buttate vie dietro alibi o giustificazioni». Al ritorno dal torneo gli toccherà il Next Gen di Milano. «Ma saprà gestire l’attenzione dei media, e anche le partite gli serviranno per acquisire altri dati. Questo è lo spirito con cui affrontare le cose». E Sinner non ha paura: «Ne avevo solo quando sciavo, con certe discese davvero ripide. Il tennis no: per questo uso l’istinto. Prima gioco, e poi penso».