Corriere della Sera, 19 ottobre 2019
Il rilancio di Upim
«Stiamo entrando in un’era diversa. Gli acquisti bulimici del fast-fashion lasciano il posto a uno shopping più responsabile e consapevole».
Gli imprenditori italiani studiano la società perché la velocità dei cambiamenti travolge anche il mondo dei consumi. Stefano Beraldo, numero uno di Ovs Spa, è arrivato a Milano per inaugurare il nuovo spazio Upim di via Marghera, 1500 metri quadri. Concepito come family store, farà da progetto pilota per il rilancio di quello che è stato il primo grande magazzino della storia italiana, aperto nel 1928 in piazzale Loreto. Upim è l’acronimo di Unico Prezzo Italiano Milano: «Venivano venduti vari articoli disposti su una scala di prezzi da 1 a 5 lire».
Poi il mondo è cambiato, sono arrivati i fast fashion stranieri. «Con il passare dei decenni – ricorda Beraldo – era diventata un’azienda polverosa, che perdeva soldi mentre nel 2019 cresce a doppia cifra. Per noi era interessante acquistare gli store per trasformarli in Ovs, ben 70 dei 140 magazzini esistenti. Una trentina sono stati chiusi, ma alcuni negozi nelle location più belle delle città – da Milano a Roma e Torino – abbiamo deciso di rilanciarli, anche perché altrimenti sarebbero finiti alla concorrenza straniera».
«Upim è di casa»: questo il claim, per sottolineare che si tratta di uno spazio caldo, dove la famiglia trova tutto, dalle collezioni uomo e donna alla linea bambino con capi anche in cotone organico e anallergici, fino allo spazio per organizzare le feste per i figli. Un contenitore in cui entra la profumeria con i prodotti anche di Diego Dalla Palma, ma a colpire il visitatore è il piano dedicato alla casa di Croff con gli arredi nei toni dell’autunno, marron, giallo, i verdi bosco. «Portiamo i prezzi giù, ma mantenendo la regola che sono una conseguenza della qualità. Abbiamo personale che la controlla in sei Paesi, dalla Cina al Bangladesh, dalla Cambogia alla Romania». Il segreto del successo, secondo l’amministratore delegato, è stato quello di scommettere sulla verticalizzazione: «Prima Upim comprava. Ora cura lo sviluppo della maggior parte dei prodotti e acquista solo in assenza di know-how, come nel caso del beauty».
Il mondo va verso la specializzazione. Gli ipermercati sono in difficoltà, si stanno restringendo, sottolinea il manager: «Fanno affari sugli alimentari, ma non hanno abilità con l’abbigliamento. E allora ecco il secondo punto della strategia: sono stati siglati accordi con Pam e Iper per creare Upim di 600/700 mq dove proponiamo la nostra moda».
Ma è il terzo punto, quello cui Beraldo tiene di più: «Vogliamo creare un Upim dei campanili, arrivando ai piccoli capoluoghi di 6/16 mila abitanti, da Lignano a Codroipo – con una capillarizzazione al Sud – dove l’offerta dello shopping è ancora abbastanza mediocre e non ci sono le condizioni per aprire centri commerciali. Offriamo a piccoli imprenditori l’opportunità di gestire Upim mignon in franchising. Un concentrato di offerte di prodotti per le persone che non vogliono prendere l’auto».