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 2019  ottobre 18 Venerdì calendario

Per la Leopolda lo stesso software di Trump

In casa Renzi c’è sempre uno sguardo rivolto verso gli States. E dopo l’esperienza con il consulente politico statunitense Jim Messina – che nel 2012 è stato capo della campagna elettorale di Barack Obama per poi essere assoldato dall’ex premier per la sfida (persa) del referendum 2016 – anche Italia Viva si rivolge a un’azienda americana. In particolare, per creare il sito della Leopolda – la kermesse renziana al via da oggi – il neo partito si è affidato alla Nation Builder, società che ha sviluppato software di raccolta dati per le principali campagne elettorali del mondo. Compresa quella di Donald Trump nel 2016.
Lavoro che ha costretto l’azienda a sottolineare la propria natura apolitica: “La nostra missione – è scritto sul sito – è servire chiunque, comprese campagne in competizione tra loro”. Ed è vero che negli Usa hanno lavorato con più parti politiche, gestendo le campagne di altri tre candidati alle presidenziali (oltre Trump). Periodo fruttuoso, tanto che – stando ai dati riportati da un sito americano – l’azienda avrebbe ricevuto oltre un milione di dollari nel 2018 da forze politiche, The Donald compreso. Non solo: la Nation Builder ha seguito nel 2017 anche sette candidati in Francia e hanno usufruito del software pure entrambi gli schieramenti del referendum sulla Brexit.
In Italia la Nation Builder è stata scelta per creare il sito della Leopolda alla sua decima elezione. “È una società leader al mondo dei software di mobilitazione politica con centinaia di clienti sparsi nel mondo – spiega Ettore Rosato, vicepresidente della Camera e coordinatore nazionale di Italia Viva – Ci serviamo dei loro servizi”.
Come descritto in un articolo di Forbes, la Nation Builder è un fornitore di software che rende i dati degli elettori facilmente accessibili alle numerose campagne. “Le basi – è spiegato nell’articolo – come i nomi degli elettori registrati, indirizzi e documenti su chi ha votato e in quali elezioni, sono informazioni pubbliche. Ma il processo per trovare la fonte giusta, richiedere dati, organizzarli e usarli, non è semplice”.
La società Usa comincia a prendere forma nel 2009 quando Jim Gilliam ne scrive le prime linee guida. Nel 2010 ne diventa Ceo, autofinanziandosi con 250 mila dollari. Due anni dopo, nel marzo del 2012 si unisce come cofondatore e presidente Joe Green, che lascerà questo ruolo dopo undici mesi. Green non è un nome qualsiasi: compagno di stanza ad Harvard di Mark Zuckerberg, insieme ideano il sito Facemash, precursore di Facebook.
Il 19 settembre scorso, poi della Nation Builder si è occupato anche il Telegraph. Secondo un articolo pubblicato sul sito, la start up avrebbe “acquistato dati sugli elettori britannici da una società” a sua volta “accusata da Facebook di violare la privacy dei suoi utenti”. Non si conoscono i risvolti della vicenda, se quindi queste accuse – non dirette alla Nation ma a una società che con lei avrebbe lavorato – siano fondate o meno.
Gli americani comunque devono continuare a piacere particolarmente a Matteo Renzi, più volte in trasferta negli States sia per appuntamenti istituzionali sia poi per conferenze. Ora si “ricomincia” con Nation Builder. Lo “spettro” di Jim Messina e della sconfitta del 4 dicembre 2016 evidentemente non pesano più. Da allora tante cose sono cambiate. Le passioni a stelle e strisce sembrano restare.