Corriere della Sera, 18 ottobre 2019
Intervista a Sofia Goggia
Sofia Goggia, sta per ripartire la stagione dello sci e l’impressione è che lei insegua leggerezza e libertà.
«Sono molto tranquilla. Vengo da tre anni nei quali ho dimostrato di esserci, aspetto importante anche pensando alla nostra mentalità. Quando un italiano conosce uno sportivo? Quando vince medaglie: io ne ho centrate tre bellissime, oltre a una coppa di specialità. Ora arriva una stagione nella quale non c’è nulla di decisivo come una medaglia. Ma allo stesso tempo, tutto diventa importante: quindi sarà un’annata di crescita».
È l’inseguimento anche a una libertà interiore?
«Sono sempre alla ricerca di un progresso personale, culturale, nelle relazioni. Vorrei poi aggiungere un quid che la vita può dare indipendentemente dai successi».
E la donna Sofia?
«La donna ha fatto passi enormi, anche perché ho finalmente acquisito l’indipendenza: mi sono mossa nella nuova casa. Quando chiudo la porta e c’è il silenzio, mi guardo attorno e dico che quello è il mio luogo».
Ci pensa che comincia il dopo-Vonn?
«Quando manca una personalità del genere, cambia tutto. Già l’ho avvertito alle finali di Soldeu: lei non c’era. Lindsey lascia un gran vuoto, però starà a noi colmarlo».
Si riprende anche senza Marcel Hirscher, che si è ritirato ad appena 30 anni. Lo sci, pensando ai tempi all’addio prematuro di Alberto Tomba, fa venire la nausea?
«È possibile e la cosa spaventa pure me. Ci pensavo a Ushuaia: era l’undicesima volta che mi ritrovavo lì, ho passato quasi un anno della mia vita alla fine del mondo. Bello, ma fa un po’ paura».
Ritorna mai con la mente al parterre del Mondiale di Schladming 2013? C’era una Goggia giovanissima, ai piedi del podio del superG: raccontava della fotografia come suo hobby…
«Ogni tanto ritrovo quella Sofia e la rivisito. Rammento l’aspetto sportivo: con il 33, senza aver mai disputato una gara nella Coppa del Mondo, arrivai quarta. Quella Sofia viveva tutto con entusiasmo. Sono partita da lì e il giorno che ha messo in ombra la Vonn, caduta e purtroppo seriamente infortunata, è anche il momento in cui la luce ha cominciato a illuminare me».
C’è un pizzico di nostalgia?
«Si ha sempre nostalgia degli anni passati: paiono più semplici della situazione che si vive. Questo lo sostengo adesso, ma tra un po’ lo dirò di oggi».
Perché ci teneva ad essere ambasciatrice di Cortina?
«Perché sono legatissima a quel luogo. È una simbiosi di valori: volevo che la mia immagine fosse lì, sulla pista del cuore. Durerà oltre il Mondiale 2021? Spero di guadagnarmi la conferma».
Forse c’è anche un buon cachet di mezzo.
«Ah no, i soldi sono l’ultima cosa. Sapete che cosa dice il mio babbo? Non identificarti mai con ciò che hai; invece, trova la tua identità in chi sei»
Un papà molto saggio.
«Papà ogni giorno riserva vere docce gelate».
Più della mamma?
«Sì, papà è l’uomo della sintesi; la mamma è la donna del ragionamento, quella che ti lavora ai fianchi».
Sofia ha preso più da lui o da lei?
«Io sono papà. A volte sono così cinica che faccio paura perfino a me stessa».
Di fatti, ha «segato» il manager.
«Non era il manager, ma l’addetto stampa».
Però Sofia è una tagliatrice di teste.
«Taglio le teste alle persone che non sanno correre alla mia velocità: non posso essere rallentata».
Lei sarebbe una reclutatrice crudele nel mondo del lavoro.
«Sì. A volte commetto l’errore di trattare gli altri come tratto me stessa. Sono esigente ed è un pregio, ma a volte è un limite. Di tanto in tanto bisognerebbe avere i guanti di velluto».
I guanti li può sempre comperare…
«Li ho già in dotazione, ma non li ho quasi mai usati».
Nel giorno della scelta olimpica di Milano-Cortina, lei elogiò un preciso establishment politico. Poi è cambiato. Delusa dal seguito del film?
«Indipendentemente da chi governa, si deve continuare a fare squadra: l’Italia ha un’opportunità che va oltre le fazioni politiche. I grandi eventi creano lavoro, abbiamo un’occasione incredibile. Vietato deragliare: ora che siamo partiti, non ci si può tirare indietro».
Donna di coppa o di coppe?
«Di coppe. Anche di coppa, nel senso del trofeo assoluto? Mica tanto. La “coppona” ancora non sono riuscita a immaginarla, ma le coppette sì. E una già l’ho presa».
Curioso che abbia visto la Vonn come rivale e non Mikaela Shiffrin, che tra l’altro supererà i record di Lindsey.
I ritiri
Hirscher ha lasciato a 30 anni. Lo sci porta a ritiri precoci? Forse, e la cosa mi spaventa. Sono stata 11 volte alla fine del mondo
«Lei nasce slalomista, non l’ho mai identificata come avversaria. Però adesso si sta dedicando pure alla velocità: diciamo che anche lei sarebbe da smontare».
Quindi, lista nera.
«I due centesimi con cui al Mondiale mi ha negato l’oro del superG glieli restituirò con gli interessi».
Sintesi del piano di battaglia stagionale?
«All’insegna della teoria del tutto, slalom parallelo incluso».
Qualcosa da dichiarare extra sci?
«Leggo tanto e ascolto audiolibri, danno senso ai miei viaggi. Ora sto sentendo “Quando siete felici, fateci caso” di Kurt Vonnegut: è una raccolta di discorsi fatti a studenti a fine laurea. Però ho letto molto di Philip Roth e mi ha divertito la biografia di Napoleone».
Si sente «Napoleona»?
«No, ma quando il 4 dicembre 1805 prese la corona dalle mani del Papa e si diede il potere da solo, ecco uno con un ego del genere non poteva non essere il personaggio storico preferito».
Quindi la corona se la prenderebbe pure lei?
«Era solo per dire che sono affascinata dalle grandi figure del passato. Sono intrigata anche dagli imperatori di Roma e rileggo spesso il discorso che Critone fa al Socrate condannato a morte».
Storie memorabili, invece, da Ushuaia?
I fidanzati
Come donna ho fatto passi avanti, ora vivo da sola Fidanzati? Sì ma non si dichiarano. E ho detto fidanzati, non fidanzato
«Nulla di particolare: impegno, dedizione, buona salute, armonia ricercata con il gruppo. E poi qualche sorso di Malbec, anche se lì le coppe del vino rosso sono caraffe da Oktoberfest».
Fidanzati da dichiarare?
«Fidanzati sì, da dichiarare no: i fidanzati non si dichiarano mai».
Ma allora esiste.
«Ho detto fidanzati, non fidanzato: i fidanzati ci sono sempre».