Corriere della Sera, 18 ottobre 2019
Plastica, la tassa da un euro al chilo
Mille euro per ogni tonnellata. Il governo a caccia di risorse per fare quadrare i conti pubblici ha puntato sulla plastica con secco giro di vite. A prevedere la nuova tassa sugli imballaggi di plastica è il Documento programmatico di bilancio, inviato a Bruxelles per riassumere l’impianto della legge di Bilancio. Nel testo è specificato che l’imposta scatta dal prossimo 1 giugno, con un’aliquota di 1 euro al chilo, ossia mille euro a tonnellata. La misura fa parte di un pacchetto di interventi per «promuovere la sostenibilità dell’ambiente»: nell’elenco, oltre alla tassa sulla plastica, figurano la stretta sia sulle agevolazioni per il gasolio sia sulle auto aziendali più inquinanti. In tutto il governo stima di incassare almeno 1,8 miliardi di euro nel 2020, e dall’anno successivo oltre 2 miliardi. Il settore colpito dalla plastic tax è quello degli imballaggi, dell’imbottigliamento, dei contenitori monouso e del polistirolo.
Tanto che da giorni le associazioni dei produttori di plastica e l’industria delle acque minerali protestano contro quella che considerano una stangata, con il rischio che i costi finiscano per essere pagati dal consumatore finale che acquista una bottiglietta di acqua piuttosto che un farmaco. Malgrado la tassa non riguardi la plastica riciclata, Confindustria contesta che la misura abbia «finalità ambientali, rappresentando unicamente un’imposizione diretta a recuperare risorse ponendo ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese». Un’accusa, insomma, di volere semplicemente fare cassa, che l’associazione degli industriali motiva spiegando:«Le imprese pagano già 450 milioni di euro all’anno di contributo ambientale Conai (Consorzio nazionale imballaggi) per la raccolta e gli imballaggi in plastica, e 350 milioni sono destinati ai Comuni italiani per garantire la raccolta differenziata». A intervenire è anche il presidente di Unionplast, Luca Iazzolino, evidenziando un ulteriore effetto. «Mi chiedo il senso di demonizzare la plastica, si pensa di sostituirla con gli imballaggi di carta e di cartone? Lascio immaginare cosa significhi in termini di impatto ambientale. Aggiungo che la tassa rischia di colpire anche gli imballaggi composti in parte con materiali riciclati, penalizzando così gli investimenti effettuati da un intero settore nei processi di transizione verso l’economia circolare».
Dal versante del governo parla il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa (M5S), che si dice pronto a aprire un tavolo sulla plastic tax, premettendo che bisogna aiutare «le aziende a cambiare» per dirigersi verso «una produzione che tuteli l’ambiente». Ma Ettore Fontana, vicepresidente di Mineracqua, oppone numeri e cifre: «La super imposta fa sì che su ogni tonnellata di materiale Pet-Polietilene che costa circa 900 euro a tonnellata si debba pagare una tassa di mille euro, incidendo così per oltre il 100% sul costo della materia plastica».