18 ottobre 2019
Tags : Dario Franceschini
Biografia di Dario Franceschini
Dario Franceschini, nato a Ferrara il 19 ottobre 1958 (61 anni). Politico. Batte il record di cinque volte titolare di dicastero. Comincia nel 2013 con Mario Monti come ministro per i rapporti col Parlamento, continua con il governo Renzi del 2014, come ministro per i Beni Culturali, prosegue nello stesso dicastero con Paolo Gentiloni. Pausa di un anno per il Conte 1, poi di nuovo in sella ai Beni Culturali per il governo Conte Due. E, da ultimo per il governo Draghi. Già ministro per i Rapporti con il Parlamento (dal 2013 al 2014). Già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (dal 1999 al 2001). Deputato della Repubblica dal 2001. Già Segretario del Partito Democratico (per nove mesi, nel 2009). Tra i fondatori della Margherita e del Pd. Avvocato • «Mi sembra un seminarista che ha abbandonato il colletto e la tonaca. Parla parla e non trasmette mai entusiasmo» (il fotografo Umberto Pizzi, a Franco Adriano, ItaliaOggi, 3/4/2008) • «Su-Dario» (Roberto Dagostino) • «Una gran brava persona […] Come i veri cattolici di sinistra, è pauperista» (Francesco Cossiga, a Roberto Scafuri, il Giornale 23/02/2009) • «Il sopravvissuto, l’highlander democristiano, quello che sta “lì dai tempi del governo D’Alema” come disse Renzi qualche giorno fa pensando di insultare un uomo che ha imparato bene la regola del potere: logora chi non ce l’ha» (Goffredo De Marchis, la Repubblica, 4/9/2019) • «Si è sempre appollaiato sull’omero del leader di turno, abbandonandolo all’apparire di quello nuovo» (Giancarlo Perna, Lettera 43, 18/2/2014) • «Ex popolare, prima prodiano, poi dalemiano, poi veltroniano, poi fedelissimo di Bersani, poi lettiano, […] rottamatore. La parabola del ministro […] è costellata di cambi di casacca» (Domenico Ferrara, il Giornale, 2/9/2013) • «A memoria d’uomo nessun altro politico, neppure l’ineffabile vecchia volpe dorotea chiamata Pier Ferdinando Casini, ha saputo far pesare tanto a lungo e in modo tanto remunerativo un consenso così esiguo nei numeri. Franceschini invece ce l’ha fatta, alternando, negli anni, vaghezza, scaltrezza e prosopopea da consumato democristiano, nonché scrittore Gallimard barbuto e pensoso» (Alessandro Giuli, Libero, 13/6/2019) • «La freddezza governista di Dario Franceschini è proverbiale, perché – per citare un apocrifo Vujadin Boskov – maggioranza è dove [lui] siede» (David Allegranti, Il Foglio, 3/9/2019).Avvertenze «Il più esperto tra i ministri» (Fanpage, 5/9/2019) • «È stato lui a luglio, in un’intervista al Corriere della Sera, ad aprire lo spiraglio di un’alleanza con i Cinque stelle. Vagheggiata da molti e da mesi nel Pd, convinti che prima o poi il governo felpastellato sarebbe finito e che bisognava star pronti. Ecco Franceschini, come noto, è uno nato pronto. “È un errore mettere Lega e grillini sullo stesso piano… Il reddito di cittadinanza o il no alla Tav sono errori politici ma non sono la stessa cosa del far morire la gente in mare o dell’accendere l’odio, che è ciò che Salvini fa ogni giorno”, ha detto» (David Allegranti, Il Foglio, 3/9/2019) • Unico ex ministro voluto dal segretario del Pd Nicola Zingaretti nel nuovo esecutivo giallo-rosso: «l’unica eccezione […] giustificata dalla necessità di avere un capodelegazione che coordini l’azione dei dem nel governo» (la Repubblica, 4/9/2019).
Vita «Nella vita bisogna avere interessi diversi: ho fatto l’avvocato, il politico, ho scritto quattro romanzi e sono appassionato di arte. Un amore a cui sono stato educato da piccolo da mio padre che mi ha cresciuto in una casa piena di libri e insegnato l’amore per il bello» (a Sara Faillacci, Vanity Fair 31/5/2017) • Figlio di Giorgio e Gardenia Franceschini. Il padre, partigiano cattolico, entrato in Ferrara con le truppe alleate, era deputato Dc • In casa hanno quasi 20mila libri, «tutti schedati con perizia certosina» (Stefano Lolli, Il giornale dell’arte, 4/2017) • «Da piccolo, sognava di suonare il sassofono, ma le lezioni ne avevano rivelato un talento musicale traballante. L’attrazione per i libri è invece forte, come quella per i luoghi dell’arte, soprattutto i piccoli borghi dei vicini entroterra romagnolo e marchigiano» (Lolli) • Dario a quindici anni è sbandieratore per il rione di Santa Maria in Vado: «A Ferrara c’è una grande tradizione, i ragazzi della mia generazione l’han fatto tutti» • «Nello stemma della Contrada non ci sono né scudi né croci, ma un unicorno gialloviola; tuttavia, paragone calzante (o meglio in calzamaglia) con ciò che lo attenderà in politica, proprio quel Rione attestato attorno all’omonima Basilica è una delle culle dell’ambiente “catto-comunista” di Ferrara. La buona borghesia, l’impegno sociale, la solida vocazione cristiana, i tamburini e le chiarine che accompagnano il volteggio delle bandiere. Quando una cade, alla bestemmia si sostituisce una genuflessione. Franceschini è abile, sfiora anche un titolo di campione d’Italia; ma un giorno, durante un esercizio, si distrae e il piombo del manico gli procura una piccola cicatrice, che nel mondo delle competizioni equivale a una medaglia da eroe» (Lolli) • «La passione politica è ancora in abbozzo, anche se la vocazione è chiara, resa evidente dall’eskimo e dall’accenno di barba (rossiccia) con cui Franceschini si presenta alle assemblee di istituto del Liceo Scientifico Roiti. Sotto il banco, tiene spesso una copia di Il Popolo, che il suo compagno di classe Sandro Bratti (all’epoca davvero “compagno”, simpatizzante del Pci, [oggi anche lui nel Pd]) si diverte a stracciargli in segno di spregio» (Lolli) • A sedici anni, Dario fonda l’Associazione Studentesca Democristiana e si fa eleggere negli organismi studenteschi • Lo chiamano «Ciuffoletto», per il suo ciuffo ribelle • «Nel 1976, con l’arrivo di Benigno Zaccagnini alla segreteria, presi la tessera della Dc. C’era grande entusiasmo. Zaccagnini ispirava rinnovamento» • «Delle tante cose per cui ci si può eccitare a diciott’anni, età meravigliosa, lui aveva scelto Zaccagnini» (Fausto Carioti, Libero, 19/2/2009) • Suo nonno e suo padre sono avvocati, e anche lui si iscrive a Giurisprudenza • Si fa eleggere dagli studenti al Senato accademico, gioca a calcio come portiere, fonda un club cinematografico intitolato a Natale Gorini, fondatore della Dc ferrarese • Si laurea con una tesi in Storia delle dottrine politiche e diventa avvocato civilista: «anche se pochi, a Ferrara, possono giurare di averlo visto, se non fuggevolmente, con la toga» (Lolli) • Nel 1980 è eletto in consiglio comunale e tre anni dopo «conquista, con un furbesco blitz ai danni di due navigati marpioni, il ruolo di capogruppo della Dc. In quella sottile arroganza c’è chi intravede già la sua dote: non lasciare impronte digitali neppure su specchi e vetri traslucidi» (Lolli) • Nel 1994 diventa assessore alla Cultura e al Turismo: sui manifesti promozionali fa scrivere «Città d’Arte», ottiene il riconoscimento di «Patrimonio Mondiale dell’Unesco». Un giorno, mentre va in Municipio in bici vede alcuni vigili urbani multare un musicista di strada e si inventa il Buskers Festival, il festival dei musicisti di strada • Dopo Tangentopoli «Franceschini è uno di quelli che si impegnano per traghettare la Balena bianca a sinistra» (la Repubblica) • «Nelle elezioni del 1994, la Dc-Ppi era indecisa se allearsi col Cav. o col pidiessino Achille Occhetto. […] “Abbiamo sempre detto che la Dc è un partito di centro che guarda a sinistra. Ora ci andiamo”. Ma il Ppi di Rocco Buttiglione decise di non decidere e si presentò da solo. Ciuffolino si inalberò e abbandonò il partito. Aderì ai Cristiano-sociali, tarda versione dei comunistelli di sacrestia. […] Quando, l’anno dopo, il Ppi si alleò col Pds, Ciuffolino rientrò tutto giulivo. Andò a riprenderselo in pompa magna il nuovo segretario, Gerardo Bianco, che fece apposta un viaggio a Ferrara. Dopo la reintegrazione, Ciuffolino si scoprì più ambizioso. Ormai sui 40, insisteva, pensando a sé, per un ricambio generazionale. Lo accontentò Franco Marini, succeduto a Bianco, che lo nominò suo vice in coppia con Enrico Letta. Nel 1999, Max D’Alema lo fece sottosegretario del suo governo. Preso da euforia, Ciuffolino si candidò poi alla testa del Ppi contro il corregionale Pierluigi Castagnetti. Perse, ma entrò nel giro che conta dei tg e di Porta a porta. Qualche insultino a Berlusconi (“È in stato confusionale”; “Sembra Antonio La Trippa dei film di Totò”; “Scredita l’Italia”) mise le ali alla carriera» (Perna) • Nel 2001 è eletto deputato con l’Ulivo, dal 2006 è capogruppo alla Camera e nel 2007 vicesegretario del Pd sotto la segreteria di Walter Veltroni • «Quando fu incoronato vice dalle primarie, gli inviai un sms: “a’ Da’” - scrissi – “ma quando lo fai fuori...?”» (Cossiga a Scafuri) • Nel 2009, Veltroni si dimette e lui diventa reggente del Pd fino alle primarie • Attacca Berlusconi a più riprese • «Signor No, vive in un bunker dorato» • «Alle riunioni europee ci vorrebbe una webcam per vedere i leader quando racconta le sue st... storielle» • «È vecchio dentro e non può ringiovanire» • «Il 25 aprile sarò prima a Onna e poi a Milano. Mi auguro che ci sia anche lui» • «Meglio tardi che mai» (dopo la decisione di Berlusconi di celebrare il 25 aprile) • «Non conosce la fatica delle donne» • «Lui al Quirinale? Mi fa venire i brividi alla schiena» • «La sentenza dimostra in modo incontestabile il coinvolgimento del presidente del Consiglio, la “legge Alfano” è stata fatta apposta per sottrarlo al giudizio» • «Fareste educare i vostri figli da quest’uomo?» (Barbara, Piersilvio e Luigi Berlusconi gli rispondono: «Ma come si permette?») • «Dal 1994 dice sempre le stesse cose» • «Non ho paura di lui, ne stia certo» • «Intimidisce i giornali» (Dario Franceschini) • «Si è imprigionato nel reality che si è costruito» • «Stesse grida e insulti ripetuti da 15 anni» • Ma a ottobre 2009, alle primarie, vince Pierluigi Bersani. Lui allora costituisce Area Dem, la sua corrente, ma rimane fedele al segretario. Nel 2013 è ministro dei Rapporti con il Parlamento con Letta. Poi, con Renzi, passa alla Cultura • «Non c’è stato uno che abbia sostenuto e che non abbia poi criticato una volta passato alla concorrenza. E così il copione si ripete anche col rottamatore» (Ferrara) • Riforma i musei italiani, vuole dare loro una guida più manageriale. Istituisce le domeniche gratis, in molti casi chiama a guidarli direttori stranieri • Si attira «diverse critiche, soprattutto dal mondo degli esperti, dagli accademici e, in generale, degli storici dell’arte […] per i puristi dei beni culturali, la visione manageriale e orientata al profitto turistico […] è da combattere» (Fanpage) • Dopo un annetto all’opposizione con il governo Conte 1 torna al governo con il governo Conte 2: «può contare su una pattuglia parlamentare – oggi ridotta – che gli è fedele. Un tempo c’era Ettore Rosato, che oggi coordina i comitati civici di Renzi. Sono rimasti però gli altri di Area Dem. Alberto Losacco, da luglio commissario del Pd in Sicilia, poi Piero Fassino, Marina Sereni, Roberta Pinotti, David Sassoli. Ma più forte ancora è il legame antico di provenienza Dc, quando c’era il gruppo dei giovani della sinistra democristiana. Erano tutti insieme. Nel gruppo di cui facevano parte Simone Guerrini, Enrico Letta, Renzo Lusetti, Franco Gabrielli (oggi capo della Polizia), Roberto Di Giovan Paolo, Francesco Saverio Garofani sono nati rapporti che durano ancora oggi. Con Di Giovan Paolo, giornalista ed ex senatore, e con Garofani, giornalista ed ex deputato, tra i fondatori del quotidiano Europa, Franceschini ha lavorato al settimanale La Discussione. È quest’ultimo il tramite con il Quirinale, visto che Garofani dal 27 marzo 2018 è Consigliere per le questioni istituzionali del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Da qui infatti arrivano le molte sicurezze che Franceschini spende con i suoi compagni di partito, quando parla di questioni quirinalizie. Da qui arrivano anche, forse, i suggerimenti per rendere più preciso il calcolo governista» (Allegranti).
Vita privata «Il ragazzo è cattolico adulto, una faccia pulita, di carattere allegro. Bella famiglia, bei figli...» (Cossiga a Scafuri) • Due figlie, Caterina (1990) e Maria Elena (1997), dal primo matrimonio (1986-2011) con Silvia Bombardi, insegnate di biologia; una terza figlia, Irene (2015), dal secondo matrimonio con Michela Di Biase (Roma 1980), giovane e assai avvenente capogruppo del Pd per il Comune di Roma impalmata nel 2014 • «Lei ci tiene molto al suo percorso politico che è iniziato ben prima di conoscermi. Quando le dicono “moglie di” se la prende terribilmente e ha ragione. Nessuno in questa società maschilista scrive “marito di”. Arriverà però il momento in cui scriveranno, di me, “marito di”. Non vedo l’ora» (alla Faillaci) • «Flavia, la sorella, è scultrice raffinata e fotografa. Caterina, la figlia maggiore, lavora in una casa editrice, Maria Elena, la secondogenita, studia da videomaker. Irene, due anni, è troppo piccina per non avere altro che pensieri sorridenti» (Lolli).
Libri «La politica è servizio, la scrittura libertà» • «Due universi che non si incontrano ma ai quali non intendo rinunciare» (Sky Tg24) • «L’esordio, nell’ormai lontano 1985, è con un saggio di storia politica Il partito Popolare a Ferrara. Cattolici, socialisti e fascisti nella terra di Grosoli e Don Minzoni» (Avvenire) • Quattro romanzi, un libro di racconti • Nelle vene quell’acqua d’argento (Bompiani, 2005, premio Chambéry), «L’ho tenuto lì dieci anni. Quando ero assessore alla cultura, a Ferrara, avevo messo su una biblioteca dei manoscritti inediti: migliaia e migliaia di pagine mai lette da nessuno. Un esorcismo, in un certo senso. Poi un giorno, per caso, ne ho parlato con Veltroni. Mi ha detto riprendilo, fai quello che senti. Così l’ho riletto, l’ho spedito» • La follia improvvisa di Ignazio Rando (2007, Bompiani) • Daccapo (2011, Bompiani), storia del figlio di un notaio di provincia il quale scopre che il padre ha avuto 52 figli segreti da altrettante prostitute • Mestieri immateriali di Sebastiano Delgado (2013, Bompiani) • Disadorna (2017, La Nave di Teseo), raccolta di racconti: «Purtroppo questo genere da noi non riscuote ancora abbastanza fortuna […] Se dovessi citare un autore che per me è stato un faro direi ovviamente Gabriel García Márquez, perché trovo dei legami fra le storie dell’America Latina e della sua Macondo e la mia Emilia, questa terra un po’ folle» (a Giulio Papadia) • «Molto più bravo di Uòlter: ha avuto la soddisfazione di vedere un suo romanzo tradotto e pubblicato da Hachette» (Cossiga a Scafuri).
Playlist «De Gregori (Atlantide e Mimì sarà), De Andrè (Giugno ’73), Fossati (Bella), Mina (Besame Mucho), Jovanotti (Per te), Tenco (Lontano lontano), Vecchioni (Canzone da lontano), Vasco Rossi (Sally), Dalla (E non andar più via)» [Jacopo Iacoboni, La Stampa, 17/3/2009] • Appassionato di jazz.
Giudizi «Mettere all’angolo Salvini è una medaglia da appuntarsi sul petto» (De Marchis) • «È molto astuto, è un paraguru» (Pippo Civati) • «Uomo sensibile, più sensibile che sottile, più disponibile ad ascoltare che deciso a combattere» (Vittorio Sgarbi, il Giornale, 23/02/2009) • «Passi felpati, una ottima capacità di farsi concavo e convesso, parole calibrate a ogni uscita pubblica» (Amedeo La Mattina) • «Ha l’aspetto del genero che tutte le mamme vorrebbero avere. Il desiderio delle mamme non è tuttavia di solito quello delle figlie» (Lucia Annunziata) • «Cosa pensasse di lui, Renzi l’aveva detto due anni fa al microfono in una direzione del Pd: “Scusate, nella ressa è sparito un cappotto. Dario si è già costruito un alibi di ferro”» (Francesco Verderami, Corriere della Sera, 8/12/2016) • «Nessun biografo potrà mai eguagliare la battuta del vignettista Osho, che al riguardo di Franceschini ha sentenziato da par suo (per interposto fotogramma renziano): “Giuda gli spiccia casa”» (Giuli).
Curiosità Nell’estate 2009, all’aeroporto di Fiumicino, gli hanno perso le valigie • «Se non avesse una pellaccia democristiana non potrebbe stare in un governo con i voti dei grillini, gli stessi che nel 2013, di ritorno da una manifestazione a Montecitorio, lo videro nella veranda di un ristorante e cominciarono a insultarlo. Il video della contestazione diventò subito virale. Ma un professionista guarda avanti» (De Marchis).