ItaliaOggi, 17 ottobre 2019
Periscopio
Entrate e uscite si asportano come pizze. Dino Basili. Uffa news.Da qualche parte del mondo, per ogni uomo esiste la donna ideale. Basta evitarla. Vittorio Sgarbi (Alessandro Gnocchi). Il Giornale.
Claudia Cardinale è spensierata e ride tanto («Mia mamma mi diceva che è per questo che non mi si vedono le rughe!»). Claudia Cardinale (Francesco Battistini). Corsera).
Rula Jebreal usa strumentalmente il colore della pelle per mettersi in una situazione di superiorità. Non capisce che il suo aspetto fisico è la cosa migliore che ha. A dire il vero, non capisce niente di niente. Il suo problema non è il colore della pelle. Sono i neuroni. Giorgia Merloni, segretario di Fratelli d’Italia (Claudio Sabelli Fioretti). il Venerdì.
Il mito della tracciabilità, l’imprescindibilità di un conto corrente, l’imposizione della carta di credito, fino alla follia della ventilata tassazione sui prelievi superiori ai 1.500 euro non sono solo modi per stanare gli evasori: sono modi per tenere sotto stretto controllo i cittadini. Andrea Cangini. Il Giornale.
Gli euroentusiasti sostengono che l’Italia aderendo all’Unione è cresciuta di prestigio. Con la scritta sul biglietto da visita, «membro Ue», la fu Italietta è oggi gran dama nel vasto mondo. Così, come nei film americani in cui uno yankee ha una disavventura all’estero, possiamo apostrofare lo sbirro straniero che ci importuna: «Sono cittadino italiano. Esigo la presenza immediata di un funzionario della mia ambasciata». L’Ue si mobiliterà come un solo uomo, risolvendo tutto in un amen. Si è visto con i marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che da sette anni sono sulla graticola indiana senza che l’Europa abbia mosso un dito. Giancarlo Perna. la Verità.
Non si deve mai mischiare figure convenzionali come i ministri o i diplomatici con figure non convenzionali, come i dirigenti dell’intelligence. Certamente per convincere due militari di grande esperienza come i generali Luciano Carta e Mario Parente, capi rispettivamente dell’Aise e dell’Aisi, a sedersi attorno a un tavolo istituzionale con il ministro di Trump su argomenti sensibili, come le ingerenze nelle elezioni americane, il generale Vecchione deve averli convocati in nome e per conto del Presidente del Consiglio. Questa è la domanda delle cento pistole che Raffaele Volpi, neo presidente leghista del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, rivolgerà a Conte. Luigi Bisignani, il Tempo.
È un momento difficile per un comico in tv. Un tempo potevi lavorare su battute di politica e di attualità che scrivevi lunedì e portavi sabato in tv. Oggi se immagini una cosa il lunedì, la sera è già bruciata: ci sono comici ovunque sui social, ci sono siti dove uno può fare una battuta migliore della tua. E poi mancano i soldi, ci vuole tanto: un corpo di ballo, la musica, le scene, gli ospiti, scitillìo e splendore. Per la tv dovrei trovare un nuovo modo che possa sorprendere il pubblico ma anche me. Giorgio Panariello, comico. (Renato Franco). Corsera.
I ruspanti borgatari che affollavano il set di Medea di Pier Paolo non sapevano chi fosse Maria Callas! Dicevano: ma chi è quella co’ quer nasone? Forse l’amante del produttore, per questo fa la protagonista! Poi, su qualche settimanale, videro le foto della Callas con Onassis: lo chiamavano «il greco» ed erano convinti che la grandezza di quella col nasone dipendesse dal fatto di essere fidanzata col greco. Piera degli Esposti (Emilia Costantini). Corsera.
Estate 1959, Antonio Segni è il quarto presidente della Repubblica e, qualche mese più tardi, Salvatore Quasimodo si aggiudicherà il premio Nobel per la Letteratura. Anna Rosa Pavan è una ragazzina di 14 anni fresca di avviamento professionale. «Un giorno arriva la bidella della scuola a casa mia, parla con mia madre, le dice che l’agenzia delle Assicurazioni Generali cerca personale. È così che ho cominciato a lavorare», racconta divertita Rosa, che adesso ha compiuto 75 anni e che domani taglia il traguardo dei 60 anni di assunzione, quindi anche di contributi versati. Gli scivoli, per lei, sono solo quelli del parco giochi. E «quota cento» sono i punti collezionati con la spesa settimanale. Alla pensione proprio non ci pensa, lei che è ormai a quota 135. Sessant’anni dopo la sua ultima estate da bambina, Rosa sta ancora seduta alla sua scrivania delle Generali di piazza Indipendenza a Treviso. Con un diploma di scuola elementare dirige dodici persone ed è lo snodo dell’attività di venti agenti. Enrico Ferro. la Repubblica.
Yasser Arafat con la pistola. Ancor oggi ignoro in quale località lo fotografai. A Tunisi fui caricato su un elicottero e bendato. Il viaggio proseguì in auto, con due pistole puntate alle tempie. Arrivammo in una villa. Il leader dell’Olp mi chiese: «È vero che mi farà una foto come quella di Zhou Enlai?». Lo ripresi mentre si fasciava la crapa pelata con la kefiah. Una guardia del corpo, che teneva due bombe a mano nel cinturone, si complimentò perché le mie figlie erano state promosse a scuola. Sulla famiglia Lotti i servizi segreti palestinesi ne sapevano più di me. Giorgio Lotti, già fotografo di Epoca, 82 anni (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Florenskij finì in un gulag e poi venne fucilato nel 1937. Fece in tempo a spedire delle lettere ai suoi familiari e amici. Quando le ho lette ho provato angoscia e ammirazione; la tenerezza nei confronti dei figli, il desiderio di lasciar loro un’eredità spirituale e morale di grande spessore; la serenità e la lucidità con la quale si rivolgeva ai suoi cari nelle tremende condizioni di vita che era costretto a subire. Ancora oggi tutto questo è per me un insegnamento e un esempio ai quali devo molto. Silvano Tagliagambe, filosofo (Antonio Gnoli). la Repubblica.
La gente è la cosa più bella dell’Italia: la ricchezza di cui neanche voi siete consapevoli. Trovare unicità in ogni regione è incredibile. Da noi, se vai a Carlisle o a Dover è tutto uguale: forse a Dover fanno il gelato più buono. Fine. John Peter Sloan, docente di lingua inglese (Elvira Serra). Corsera.
Più di qualsiasi altro artista della sua epoca, Piero della Francesca ha la preoccupazione di vincere l’emozione, di sublimarla, per raggiungere quella impassibilità che, sola, ci permette di pregare davanti a un quadro di soggetto religioso. In questo senso, Piero della Francesca è più iconografico che pittore: egli è il più ortodosso dei pittori del Rinascimento. Gabriele Matzneff, Elie et Phaeton, la Table ronde, 1991.
La fine di una guerra è anche la fine delle speranze. Roberto Gervaso. Messaggero.