La Stampa, 17 ottobre 2019
La costruzione del mito della Gioconda
Il catalogo del Louvre del 1849 fornisce i valori di mercato dei dipinti del museo stimati dagli esperti ufficiali. La Gioconda era valutata 90 mila franchi, ma la Vergine delle rocce di Leonardo ne valeva 150 mila. La bella giardiniera di Raffaello valeva 40 mila e la sua Sacra Famiglia 750 milafranchi, più di otto volte la Gioconda. Vari fattori portarono la fama della Gioconda ad avanzare. Uno era il fiorente culto di Leonardo, un culto che avrebbe accelerato nel ventesimo secolo quando divenne il personaggio più rappresentativo del Rinascimento, davanti ai suoi due principali rivali: Michelangelo e Raffaello. (...)
Un altro fattore fu la trasformazione della Gioconda da allegra giovane fiorentina in una misteriosa ed enigmatica femme fatale. Questa trasformazione fu l’opera delle élite letterarie. Gli intellettuali pensavano che i dipinti dovevano essere decodificati e che solo persone di cultura e sensibilità artistica, come loro stessi, potevano svolgere questo compito. Così soppiantarono gli aristocratici e i patroni dell’arte e divennero gli arbitri del gusto.
Gli intellettuali francesi - e in seguito quelli britannici, stavano ora scoprendo la Gioconda. Perché lei? Probabilmente perché era un testo aperto nel quale si poteva leggere ciò che si voleva. Probabilmente perché non era un’immagine religiosa. E poiché i guardiani della letteratura erano uomini, lei poteva essere ed era soggetta a un flusso infinito di fantasie maschili. E i romantici, dopo aver inventato la misteriosa femme fatale, dovettero darle un volto.
Essi decretarono che, come tutte le donne affascinanti, era pericolosa, adirittura mortale. Michelet, il grande storico, scrisse che «questo dipinto mi attrae, mi disgusta, mi consuma, e io vado verso di lei senza volerlo, come l’uccello va al serpente». (...)
Il massimo promotore della nuova imagine della Gioconda come femme fatale fu Theophile Gautier. Gautier era particolarmente ossessionato dalle donne del mondo mitologico e antico (Cleopatra, Elena di Troia), con donne orientali, ragazze zingare, belle e misteriose italiane. Nella sua finzione le sue donne sono spesso inquietanti, castranti e divoranti. Sicuramente non la ragazza della porta accanto dei film di Doris Day, piuttosto la Glenn Close del film Fatal Attraction. Gautier, che scrisse a lungo sull’arte, fu al centro della vita artistica parigina,ebbe un’enorme influenza.In un importante articolo sul Moniteur universel del 26 novembre 1855, Gautier spiegò il significato della Gioconda: «Questo strano essere…il suo sguardo ci promette piaceri sconosciuti…la sua espressione ironica e divina…le sue labbre beffeggianti sottilmente disprezzano i comuni piaceri dei mortali». (...)
Verso la metà del 1850, la costruzione del mito della Gioconda come donna mangiatrice di uomini era già iniziata in Francia. Fu ulteriormente sviluppata in Inghilterra da Walter Pater in un famoso e molto citato saggio su Leonardo, La costruzione del mito della Gioconda. Pater, avendo esaminato l’intera opera pittorica di Leonardo, annunciò che la Gioconda era il suo capolavoro. (...)
Nel 1918 la Gioconda era diventata uno dei prodotti più riconoscibili dell’arte classica. Quindi, quando artisti d’avanguardia cercavano un’opera classica da prendere in giro, dovevano fare affidamento a un opera nota. Entra in scena Marcel Duchamp (1887-1968) che adopera la tradizionale tecnica di profanare ciò che è sacro prendendo una cartolina monocromatica della Gioconda e disegnando un paio di baffi e una barbetta e scrivendo LHOOQ.
Questo è diventato il lavoro più noto di Duchamp. Fu immediatamente riprodotto sulla copertina della rivista Dadaist nel marzo 1920 e Duchamp ripeté più volte la provocazione: nel 1941, un disegno dei soli baffi e barba di LHOOQ e nel 1965 una riproduzione della Gioconda senza baffi intitolato LHOOQ rasée, che fu venduto all’asta nel maggio 1996, per 12 mila dollari. Fu l’inizio di una fase nella quale gli artisti usavano la Gioconda, la sfiguravano, la distorcevano, giocavano con oggetti selezionati (le mani, il sorriso, gli occhi). Per esempio nella Joconde aux Cléfs di Fernand Leger Mona Lisa diventa un oggetto casalingo come un mazzo di chiavi. La Mona Lisa dodicenne di Fernando Botero del 1959. E nel 1963 Andy Warhol presenta il suo Thirty Are Better than One, poi vengono Magritte, Johns Jaspers e molti altri.
Quasi ogni politico degno di nota fu rappresentato come Mona Lisa: Golda Meir, De Gaulle, la Thatcher, Berlusconi, Chirac, e anche la «donna fatale» di Clinton (si fa per dire), Monica Lewinski diventata Mona-Monica sul New Yorker del Febbraio 1999.