Libero, 16 ottobre 2019
I soci di Rcs contro Cairo per la causa su Via Solferino
Il palazzo di via Solferino che ospita il Corriere della Sera potrebbe trasformarsi in un castello di incubi per Urbano Cairo. Lunedì, infatti, il collegio arbitrale di Milano dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato da Rcs contro il fondo Blackstone, colosso americano della finanza globale con un patrimonio di 460 miliardi di dollari. Un gigante che è meglio non stuzzicare: soprattutto senza motivazioni blindate. Ed è proprio quello che temono, secondo quanto riferisce il sito Lettera 43, alcuni dei grandi azionisti di via Solferino. Sono preoccupati da una reazione che si annuncia violentissima. Se la causa promossa da Cairo si rivelasse infondata Blackstone ha fatto sapere che chiederà un risarcimento di 600 milioni divisi a metà: 300 milioni alla Rcs e 300 personalmente al suo presidente e amministratore delegato. Per capire il rischio basterà ricordare che il valore di Borsa della capogruppo Cairo Communication è di 312 milioni. 485 quello di Rcs. La lettera, firmata da Marco Tronchetti Provera, Diego Della Valle e dal vertice di Banca Intesa, esprime, secondo il racconto del sito, la preoccupazione per una iniziativa che, in caso di esito negativo metterebbe il gruppo in enorme difficoltà. Urbano Cairo, interrogato sull’argomento dice di non aver ricevuto alcuna lettera. Probabilmente arriverà nei prossimi giorni considerando che nessuno dei soci menzionati ha smentito di averla scritta. VENDITA PRECIPITOSA Al centro dello scontro c’è il palazzo di via Solferino che, fin dalla fondazione ospita il Corriere della Sera. Un tempio della carta stampata Nel 2013 l’amministratore delegato dell’epoca Pietro Scott Jovane l’aveva venduto a Blackstone per 120 milioni allo scopo di ridurre i debiti. Parte dello stabile era stato affittato alla casa editrice per 10 milioni l’anno. Urbano Cairo, allora semplice azionista di minoranza aveva disapprovato l’operazione. Non avendo rappresentanza in consiglio, si era limitato, come Diego Della Valle, a esprimere il suo dissenso in qualche dichiarazione pubblica. Quando era diventato proprietario del gruppo aveva avviato una ricognizione su quell’affare. Lo scorso anno aveva trovato conferma dei suoi dubbi visto che Blackstone aveva avviato una trattativa per cedere il palazzo al colosso delle assicurazioni Allianz per 280 milioni. Più del doppio di quanto l’aveva pagato. Da qui il ricorso, firmato dallo studio di Sergio Erede, con cui Rcs chiede l’annullamento del contratto. Sostiene che il fondo americano aveva approfittato delle precarie condizioni della casa editrice per strappare condizioni capestro: un prezzo più basso di quello di mercato (che secondo la memoria era di 180 e i 200 milioni) e un canone di affitto ben più alto del parametro di riferimento che si aggirava sui sei milioni. Quattro in meno rispetto a quanto paga annualmente Rcs. Blackstone aveva risposto con decisione definendo “ricattatoria” l’iniziativa di Cairo. Aveva presentato a sua volta ricorso al giudice di New York con la richiesta del maxi risarcimento a carico della casa editrice italiana e personalmente del suo presidente e amministratore delegato.All’assemblea degli azionisti, ad aprile, Cairo si era dichiarato ben sicuro delle sue argomentazioni tanto da non aver fatto accantonamenti al fondo rischi. La Corte americana aveva preso tempo sostenendo che, prima di decidere, avrebbe aspettato l’arbitrato di Milano. Cairo aveva considerato l’ordinanza americana come un successo. Come presidente del Torino sa bene che giocare in casa è sempre meglio che in trasferta. DOCCIA FREDDA Ora, però, sembra essere arrivata la doccia fredda sotto forma della lettera di dissenso dei grandi azionisti. Particolarmente pesante sarebbe la firma di Banca Intesa. Il gruppo guidato da Carlo Messina è stato il nume tutelare che ha portato Cairo in Rcs battendo la cordata guidata da Andrea Bonomi e Mediobanca. Regista dell’operazione era stato Gaetano Miccichè presidente di Banca Imi non a caso presente nel consiglio d’amministrazione di Rcs. Inoltre nel 2013 era stata ancora Banca Imi a fare da advisor nella vendita del palazzo a Blackstone. Non c’è da stupirsi delle indiscrezioni sull’insoddisfazione con cui i vertici di Banca Intesa guardano all’iniziativa di Cairo. Tanto più che il fondo americano, per bocca dei suoi legali italiani Giuseppe Iannaccone e Carlo Pavesi fa sapere che, se dovesse vincere l’arbitrato, andrà fino in fondo e non accetterà soluzioni di compromesso.