La Stampa, 16 ottobre 2019
Intervista a Jonas Kaufmann
Jonas Kaufmann si fa in due. Lunedì, alla Konzerthaus di Vienna, il tenore più famoso del mondo ha officiato la prima tappa del tour basato sul nuovo album Sony, Wien, dove canta con i Wiener un repertorio leggero e, come dire, «etnico»: brani di operette dove il protagonista si chiama Danilo o Caramello, tanto Prater, tanti valzer, insomma Vienna, sempre Vienna, fortissimamente Vienna (e dire che lui è bavarese). Il risultato, sconsigliato ai diabetici, sembra un po’ un concerto di Capodanno in anticipo o una cena fatta solo di dessert. Caramello, appunto. Ma lui è bravissimo e piacionissimo, in bilico fra ironia e sentimento. Fischietta, scherza, ammicca, balla il valzer duettando con Rachel Willis-Sorensen su Tace il labbro, insomma una delizia: dopo cinque minuti si era già messo il pubblico in tasca. Infatti finisce con le groupie in delirio e cinque bis. Ieri, invece, ostensione della biografia per fotografie di superJonas: nell’agile volumetto di 448 pagine ce ne sono 990, lui in tutte le salse, il privato e il pubblico, il divo e il papà, in scatti quasi tutti belli e alcuni straordinari. Poi, finalmente, si riesce a farlo parlare, in italiano impeccabile, della carriera, del #metoo e del perché se hai un bambino piccolo canti di meno, e neanche ti pesa .
In Italia non la si vede più...
«Basta aspettare quest’estate. Il 28 giugno sarò per la prima volta all’Arena di Verona. Sono felice: ci sono stato tante volte da ragazzo, quando da bravi tedeschi facevamo le vacanze in Italia. Ricordo la mia prima Tosca lì, tutta l’Arena col fiato sospeso, mentre il tenore attaccava E lucevan le stelle sotto le stelle vere. Mi sono sempre chiesto che emozione fosse cantare davanti a quella folla. Beh, adesso lo scoprirò».
Ma che farà? Opera? Recital?
«Ne stiamo discutendo, di sicuro con me ci sarà Martina Serafin, un soprano a suo agio sia nel repertorio tedesco che in quello italiano».
Dopo un Lohengrin scolpito nella memoria di tutti, anche la Scala è piena di vedovi e soprattutto vedove-Kaufmann.
«Lì è colpa mia. È difficile incastrare tutte le date e in particolare fatico a trovare il tempo per una nuova produzione. Ma spero di tornare per una ripresa di Andrea Chénier».
Pereira le aveva chiesto Otello.
«Mi piacerebbe molto. Ma non vorrei mettere in fila troppe recite di quest’opera e l’ho appena fatta a Monaco».
L’impressione è che stia cantando di meno.
«Non è un’impressione, è vero. A 50 anni sono diventato di nuovo padre (ha tre figli dal primo matrimonio, ndr), il piccolo ha sette mesi e almeno lui vorrei vederlo crescere. Per questo cerco di scegliere riprese invece di nuove produzioni: si deve stare meno tempo lontano da casa. Senza contare che troppi spettacoli nuovi si rivelano delle delusioni per colpa di regie che o non aggiungono nulla alla musica o addirittura le vanno contro».
La nuova paternità ha anche cambiato il suo modo di accostarsi ai personaggi?
«Non credo. Certo ha cambiato quello di considerare la carriera. Oggi è diventato più facile dire di no. E con meno rimpianti perché sai per chi lo fai».
Perché ha scelto di celebrare proprio Vienna?
«Perché queste musiche mi hanno sempre messo di buonumore. La mia nonna materna aveva una bella voce e tutto il giorno cucinava cantando Strauss o Lehár (il nonno invece era un wagneriano fervente). La prima opera che ho fatto è stata Una notte a Venezia di Johann Strauss: da membro della compagnia di Ratisbona ho cantato la parte di Caramello 34 volte. Ovvio che mi sia rimasta dentro».
Il #metoo sta travolgendo il mondo dell’opera. Cosa pensa delle accuse a Domingo?
«Io non ero presente e quindi non so cosa sia successo. Le donne che lo accusano sono molte, quindi viene da pensare che qualcosa di vero ci sia. Domingo ha fatto una carriera enorme ed è un gran peccato che forse finisca così. Il problema è molto complesso. Che il mondo dell’opera sia sempre stato maschilista è un dato di fatto. Se si sono sempre fatte battute sul sofà del sovrintendente è perché magari qualcosa c’era. Ed è intollerabile che un uomo abusi della sua posizione. Quindi penso sia un’ottima cosa che le vittime possano finalmente denunciare senza timore di ritorsioni. D’altra parte, ho letto una cosa giusta».
Cosa?
«Le molestie sono una cosa, flirtare un’altra. E l’amore è qualcosa di troppo fragile e complicato perché si possa regolamentare tutto».