Pilar, da dove cominciamo?
«Dalla telefonata di Carlo Verdone che per me è un premio. Si è complimentato e ha voluto incontrarmi. È il mio mito, recito tutti i suoi personaggi.
Chiacchieravamo e mi fa: "Posso provare a fare il padre della radical chic che abita in centro?". Ho capito che se ti diverte fare una cosa, ti diverte tutta la vita. Abbiamo iniziato a parlare da padre e figlia, con quel birignao».
Giù la maschera: quell’ambiente lo conosce bene.
«Ho frequentato la scuola americana, poi il San Giuseppe De Merode a piazza di Spagna e il Sacro Cuore a Trinità dei Monti. Conosco l’alta borghesia romana, le aristocratiche e le nobilastre, come le chiamo io. Ma abitavo in campagna».
Piccola storia familiare, partiamo dal nome Pilar.
«Mia nonna è argentina, lì si prega Maria, Nostra Signora del Pilar. A casa siamo tre sorelle e un fratello, mio padre è imprenditore nel campo della sicurezza sul lavoro, mamma si è occupata di Bioetica, ora di cure palliative. È una donna speciale».
Che hanno detto quando ha deciso di recitare?
«Mi hanno lasciato libera, ma a un patto: "Se vuoi fare l’attrice lo fai seriamente. Studi". Sognavo di recitare dal liceo, ma non l’ho mai detto. Frequentavo per passione una scuola di teatro, con allievi dai 12 agli 80 anni. L’insegnante Claudio Jankowski mi ha preparato per l’esame all’Accademia nazionale Silvio D’Amico: l’ho passato al primo tentativo».
Questo le ha dato fiducia?
«Se mi avessero bocciato non so se avrei ritentato. La Silvio D’Amico mi ha aperto la testa, ho frequentato persone diverse, cinefili, super bravi a teatro. Tanti fuorisede. Ero curiosa ma sa come succede, no? Lo snobismo è reciproco: alcuni con me erano più snob degli snob; mi sentivo inferiore, anche snobbata. E guardavo con occhi diversi quelli del mio ambiente».
Secondo lei perché il video sulle ragazze romane è diventato virale?
«Perché ci piacciono le categorie. Io dico "quelli di Capalbio", vacanze, idee, gusti, tutto per gruppi. I miei amici dopo il video mi chiedevano: ma io dove sto? Abitudine italiana. In America non importa di chi sei figlio, non ti chiedono: da dove vieni?».
Quando ha capito di avere successo?
«Grazie ai tassisti. Salivo sul taxi e mi dicevano: ahò, ma tu sei quella delle ragazze di Roma nord. Che bello.
Agli inizi mi avevano etichettato: "Ha la faccia da film francese". Io che adoro il nazionalpopolare, siamo matti? Viva la tv».
Fa molti provini?
«Certo, è la parte più dura del lavoro. La cosa più difficile non sono i sì e i no, ma il tempo libero da gestire tra un lavoro e l’altro. L’attesa. Ho girato subito Fuoco amico TF45 con Bova e Forever Young con Bentivoglio. Poi sono arrivate le serie Rai: Che Dio ci aiuti, Non dirlo al mio capo e Un passo dal cielo con Daniele Liotti».
Con "Extravergine" trionfa l’ironia.
«Lodovica Comello è una trentenne che non ha mai fatto sesso, un’Alice nel paese delle sexy meraviglie. Io interpreto una sua amica, Samira, parlo milanese. Roberta Torre ha inventato un linguaggio da fumetto. Poi ho girato per Rai 1 Al posto delle stelle di Matteo Aleotto, commedia sentimentale con Alessandro Roja in cui sono una fricchettona. Gli spettatori della fiction chiedono di andare a dormire sereni, li capisco».
Ha un modello?
«Monica Vitti. E amo Paola Cortellesi. Sto cercando la mia strada: per ora seguo quella che mi diverte di più. Mi è piaciuto fare la radio con Veronesi, in Non è un paese per giovani abbiamo sempre improvvisato.
Andare al suo show di Rai 2 è stato un altro regalo, interpreto vari personaggi nel pubblico».
Le ragazze di Roma nord fanno matrimoni "boho chic", lei che piani ha?
«Sono fidanzata. Lui tifa per me».
Sua madre che dice?
«Le piacciono gli uomini alti e perbene. Meno male, rientra nella categoria».