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 2019  ottobre 16 Mercoledì calendario

Biografia di Eminem


Eminem, nato a St Joseph, nel Missouri, il 17 ottobre 1972 (47 anni). Il suo vero nome è Marshall Bruce Mathers III. Rapper. Produttore discografico • «The King of Hip Hop» • Il più famoso cantante rap degli anni 2000. Forse il più famoso cantante rap di sempre. Con lui il rap è diventato un genere musicale di massa. È il cantante che ha venduto di più di tutti i tempi • Più di trenta milioni di seguaci su Spotify (a ottobre 2019), più di 382 milioni di dischi venduti nel mondo • Dieci album pubblicati tra il 1996 e il 2018. Quindici premi Grammy. Premio Oscar 2002 per la miglior canzone: a Lose Yourself, nel film 8 Mile, che racconta, romanzandola, la sua stessa vita • Cresciuto nella periferia di Detroit, ha avuto problemi di droga e i suoi testi sono celebri per essere spinti, volgari e violenti. Alla mamma ha cantato: «Bitch, I wanna kill you. Puttana, voglio ammazzarti». Alla moglie, poi ex moglie: «Bleed, bitch. Bleed! Sanguina, puttana. Sanguina!» • «La minaccia più grave per i bambini americani dopo la poliomelite» (George W. Bush) • «L’operazione è semplice e geniale: […] s’è appropriato della cultura di protesta dei ghetti e adesso la vende ai ragazzi bianchi che non sapevano più come esprimere il “dolore imbottigliato nell’anima”» (Goffredo Buccini, Corriere della Sera, 20/7/2002) • «Piace ai boss dell’industria discografica perché fa incassare un sacco di soldi. Piace ai figli della borghesia che si identificano come sempre nel ribelle di successo. Piace ai genitori che leggono la sua affermazione come il riscatto della famiglia disfunzionale. Piace ai bianchi perché rappresenta nel rap quel che Elvis è stato per il rock’n roll: un bianco che canta meglio dei neri il genere nero per antonomasia. Piace ai neri perché ha saputo sviluppare al meglio quel che l’hip hop ha prodotto negli ultimi venti anni. Piace anche a chi detesta il rap, perché guardando 8 Mile scopri che un ragazzo di talento può usarlo per curarsi l’anima meglio che da uno psicanalista» (Alberto Dentice, L’Espresso, 9/1/2003).
Dinastia Suo nonno si chiamava Marshall Bruce. Suo padre Marshall Bruce Junior. Lui è Marshall Bruce III.
Titoli di testa «Buio, momento di silenzio, trillo di cellulare: “Sì, ma’, non ancora, ma’, a tra poco, ma’, uffa, ma’”. Jeremy è alla quarta canna e alla sesta telefonata di sua madre. I suoi amichetti si danno di gomito, ma non c’è da fare tanto gli spavaldi, perché poi tocca a tutti: fuori di qui, lontano da Eminem, attorno all’Arena di Buffalo dove stanno compressi a migliaia - faccette pulite e capelli corti, molti cappellini da baseball e pochi piercing, portatili all’orecchio e stick fluorescenti in pugno per disegnare nell’aria trame verdi a tempo di rap - ad aspettarli in agguato ci sono papà e mamma, la vita da college e la fucking family, la stramaledetta famiglia di cui parla il loro menestrello […] Jeremy fa appena a tempo a prosciugare lo spinello che il menestrello arriva, squarciando il buio. Bagliori. Scritta gialla su tenda rossa: “Eminem Show”. Boato, tutti in piedi» (Buccini).
Vita Marshall è un bambino gracile, il travaglio è durato settantatré ore e sua mamma, Debbie, ha rischiato di morire • «Lei si ricorda ancora il dottore, pelato, e con il sigaro in bocca: le aveva chiesto 90 dollari per controlli prenatali, parto e circoncisione» (M. L. Elrick, 26/7/2000, Salon) • I suoi sono giovanissimi: suo padre ha 22 anni, sua madre 17. Fanno i musicisti rock, vivono in roulotte, suonano nei teatrini degli alberghi della catena Ramada Inn, tra Dakota e Montana • Ma dura poco. Tempo due anni e Debbie lascia il marito, accusandolo di essere un molestatore, e si porta dietro il figlio per il Midwest: «Non siamo rimasti nello stesso posto per più di sei mesi, ci buttavano sempre fuori. Ero così povero che gli amici facevano la colletta per comprarmi le scarpe. Mia madre non ha mai avuto un lavoro, è una puttana, potete scriverlo. Mio padre non so chi sia, mai visto nemmeno in foto. Sono un figlio di puttana e un figlio di N.N., non male, che ne dite?» • Poi Debbie, visto che lì ha dei parenti, si stabilisce a Warren, un quartiere di Detroit: piccole case una attaccata all’altra, alcolismo, degrado, prostitute. Uno stradone trafficato segna il confine con la Detroit vera e propria. Quasi tutti gli abitanti sono afroamericani •. Sono gli unici bianchi dell’isolato • Marshall è un bambino gentile, ma un po’ solitario. Scrive moltissime lettere al padre, ma non ha mai risposta • «My fucking father must’ve had his panties up in a bunch/’Cause he split, I wonder if he even kiss me goodbye/No, I don’t, No, I don’t, on second thought, I just fucking wished he would die. Il mio cazzo di padre/perché se ne è andato/vorrei solo che mi avesse detto addio/no, anzi, ripensandoci, vorrei che fosse morto e basta, cazzo» (in Cleanin’ Out My Closet, 2002) • Viene preso di mira dai bulli. A nove anni, un compagno di scuola, Bailey De Angelo, nero, uno che gioca a pallacanestro, lo vessa per quattro mesi • «So everyday he’d shove me in the lockers/One day he came in the bathroom while I was pissin’/And had me in the position to beat me into submission/He banged my head against the urinal ‘til he broke my nose/ Soaked my clothes in blood, grabbed me and choked my throat/I tried to plead and tell him “We shouldn’t beef”/But he just wouldn’t leave, he kept chokin’ me and I couldn’t breathe/He looked at me and said “You gonna die honkey!”. Ogni giorno mi picchiava nello sgabuzzino/Un giorno è venuto in bagno mentre pisciavo/ E mi ha messo in posizione sottomessa, per pestarmi/Mi ha sbattuto la testa contro la tazza del cesso fino a rompermi il naso/Mi ha inzuppato i vestiti di sangue, mi ha preso e ha incominciato a stringermi la gola/Ho provato a implorarlo e dirgli “Non dovremmo litigare”/Ma non voleva saperne, continuava a strozzarmi e non potevo respirare/Lui mi guardò e disse “Morirai stupido bianco”» (in Brain Damage, 1999) • La mamma di Marshall fa causa alla scuola - «Bailey avrebbe picchiato il suo ragazzo così forte da procurargli emicranie, sindrome da post-contusione, perdita della vista e dell’udito, incubi, nausea e tendenza a un comportamento anti-sociale» (Elrick) - ma la causa è archiviata • «Quando ero piccolo sentivo qualsiasi cosa mia madre o mio cugino ascoltassero alla radio. […] in gran parte il rock degli anni Settanta, roba tipo Led Zeppelin, Jimi Hendrix. […] Ma non appena è arrivato il rap ho capito che era quello il tipo di musica che avrei potuto fare mia. Mi sono identificato immediatamente con il rap» (Alan Roubini, il Venerdì, 18/10/2002) • «Appena mia madre usciva di casa per andare a giocare a bingo, mettevo lo stereo a palla» (Bozza) • «Quando frequentava la Lincoln High School, ci davamo appuntamento al termine delle lezioni per andare a sfidare gli altri a colpi di rap. Scommettevo su di lui e vincevo sempre, ma mi toccava proteggerlo perché era l’unico bianco e tutti volevano menarlo» (il rapper Proof, suo amico personale) • A scuola ci va poco, viene bocciato tre volte • «Tròvati un lavoro, cazzo, devi aiutarmi a pagare le bollette o ti sbatto fuori di casa» (la madre, secondo lui) • Lavora come cuoco da Gilbert’s Lodge, modesto bar-ristorante su Harper Avenue, a Detroit (10 dollari l’ora) • «I suoi colleghi ricordano che [Debbie] chiamava ossessivamente al ristorante per chiedere di parlare con lui […] Mike Mazur, il suo capo di allora, ricorda che Marshall andava a stare così spesso a casa di amici – perché litigava con la madre – da aver avuto dozzine di indirizzi diversi nei tre anni e passa in cui ha lavorato per lui» (Elrick) • «Mi cacciava comunque, cazzo, metà delle volte si rubava i miei guadagni» • Lei dice che in realtà lui va dicendo queste cose solo per farsi pubblicità, che non gli ha mai fatto mancare nulla, che anzi, lo ha mantenuto lei fino ai 25 anni • «Il modello maschile di Marshall furono i fidanzati della madre – uno dei quali lasciò Debbie quando scoprì di averla messa incinta – e i suoi zii. Todd Nelson, fratello di Debbie, passò sei anni in un carcere del Missouri per omicidio colposo dopo aver litigato con il proprio cognato» • Unico che lo capiva, a sentir Marshall, l’altro zio, Ronnie, morto suicida nel 1992 • «Remember when Ronnie died and you said you wished it was me?/Well guess what, I am dead, dead to you as can be! Ricordi di quando Ronnie è morto e hai detto che avresti voluto fosse capitato a me? Be’, indovina un po’, mamma, io sono morto, per te sono più morto che mai» (in Cleanin’ Out My Closet, 2002) • Il suo sfogo è la musica. Entra in piccole band e partecipa a vari concorsi per rapper. La radio locale Whyt è la prima a mandare in onda i suoi nastri • «Un talento fuori dal comune, il suo stile era duro, veloce, selvaggio. Ma non stava mai zitto, faceva casino e rompeva i coglioni a tutti» (il dj Rick Sadlowski) • Ma pochi lo prendono sul serio: «Sei un bianco, perché insisti col rap? Perché non fai rock and roll?» • Nel 1995 ha una figlia da una ex compagna di scuola, Kim Scott. «Sua madre dice di aver accolto la Scott, scappata da casa propria, nel 1987, quando lei aveva dodici anni e Marshall poco più. Dopo qualche anno, tra i due era iniziata una relazione» (Elrick) • Ora Marshall si fa chiamare M&M, come la caramella al cioccolato, ma anche le sue iniziali. Dal 1996 passa a Eminem, anche se i suoi amici più stretti lo chiamano semplicemente Em • Nel 1997 esce Infinite, il suo primo disco, dove invece di rappare parla d’amore: un fiasco. Ne vengono prodotte solo cinquecento copie • Kim lo lascia, portandosi via la figlia • Un tribunale toglie alla madre l’affidamento del secondo figlio di lei, Nathan • «Ha “una personalità paranoica, estremamente sospettorsa” disse un assistente sociale, suggerendo che la donna potrebbe soffrire di sindrome di Munchasen, una malattia che porta i genitori a ferire i figli per ottenere attenzione […] Funzionari della scuola dissero che lei accusava i vicini di aver picchiato Nathan, di aver distrutto la sua cassetta delle lettere e di averle ucciso il cane con un rito satanico» (Elrick) • Eminem, a questo punto, tenta il suicidio ingerendo pillole di Tylenol, «prima 13, poi 16, poi tutto il tubetto. Ero sicuro che m’avrebbero steso», ma il Tylenol è un antidolorifico, se la cava con una lavanda gastrica • Torna al lavoro e cambia strategia: «Inventa il personaggio di Slim Shady, uno spacciatore teppista, concentrato di delinquenza, violenza e razzismo. D’ora in poi Eminem rapperà per bocca di Slim Shady terrificanti storie di droga, violenza e omicidi come esorcismo agli orrori che vede per le strade. Dr. Dre, l’uomo che ha inventato il gangsta rap, lo nota e promuove l’album The Slim Shady Lp» (Stefano Pistolini, L’Espresso, 22/7/1999) • Diventa ricco e famoso: Kim Scott torna da lui. Compra una villa da sei milioni di dollari a Detroit: 1.300 metri quadri, parco, laghetto con barca e pontile • «Nel vorticare di droghe, pistole e violenze sessuali, Eminem non risparmia sua madre e s’accanisce sui suoi bersagli prediletti: omosessuali e donne. Il disco nonostante i contenuti viene adorato da una critica stanca di innocue band alla Backstreet Boys e viene preso a manifesto da una generazione di giovanissimi […] In un’interrogazione al Senato degli Stati Uniti, Eminem, al pari di Marilyn Manson, viene denunciato come stratega della corruzione teenageriale. Ma chi la piglia peggio di tutti è mamma Mathers che, offesa dagli insulti del suo ragazzo, gli fa causa per 10 milioni di dollari» • «My fuckin’ bitch mom suing for 10 million/ She must want a dollar for every pill I been stealin’/Shit, where the fuck you think I picked up the habit, Quella troia del cazzo di mia mamma mi fa causa per 10 milioni/Vuole un dollaro per ogni pillola che le ho rubato/Merda, come cazzo pensi che abbia preso il vizio?» (da My Name is, 1999) • «I difensori di Eminem – e Eminem stesso – dicono che è il personaggio di Slim Shady, non Mathers, ad essere il vero colpevole di quel che dice l’album. Ma la polizia ha arrestato Mathers, non Slim Shady, il 4 giugno [2000, ndr] a Warren. Aveva trovato la moglie, Kim Scott, nel parcheggio di una discoteca, che baciava un suo conoscente. Emimem è accusato di aver messo in riga l’intruso con una pistola da 9 millimetri, minacciando di ucciderlo» (Elrick) • In realtà la pistola era scarica, ma viene condannato a un anno e mezzo di libertà vigilata per non averla denunciata • A un certo punto lo accusano anche di aver minacciato il presidente degli Stati Uniti: «Fuck money / I don’t rap for dead presidents / I’d rather see the president dead / It’s never been said, but I set precedents. Fanculo i soldi/Non rappo per i presidenti morti/preferirei vedere il presidente morto/nessuno lo ha mai detto/vuol dire che sarò io il primo» (in We as Americans, 2004) • Ma ormai è decollato: il film 8 Mile è il suo trionfo • «Dovevamo stare 16 ore di fila su un set e avevamo dei tempi molto stretti per dormire, tra le riprese. In questi casi, succede che non riesci più a prendere sonno, ma un giorno qualcuno mi ha passato un Ambien e quella sera sono crollato come un pezzo di legno. Così mi sono detto: “Wow, ma è meraviglioso, ne voglio ancora!”. Così mi sono fatto fare la ricetta. Poi, quello che succede è che, dopo un paio di mesi, la tua tolleranza cresce e te ne servono sempre di più di pillole. E quando nel 2003 è finita la mia libertà vigilata – e non avevo più lo spauracchio del test delle urine– ho completamente perso il controllo. Nel tour Anger Management 3, nel 2005, ero strafatto tutte le sere [… ] Ingoiavo talmente tante pillole che non era neanche più una questione di sballare, ma di sentirmi normale. Una quantità ridicola: tipo 40-60 Valium al giorno […] Pesavo tra 100 e 105 chili, circa 35 in più di adesso. Andavo tutti i giorni da McDonald’s e Taco Bell. I ragazzi dietro il bancone ormai mi conoscevano, non erano nemmeno più sorpresi di vedermi. Se no andavo da Denny’s o da Big Boy e mangiavo da solo. Ero talmente ingrassato che la gente cominciava a non riconoscermi» (Josh Ellis, Rolling Stones) • Nel dicembre 2007 lo ricoverano in ospedale per un’overdose di metadone • Va in una clinica per disintossicarsi, corre per perdere chili. Elton John gli è molto vicino. Riesce a curarsi e a tornare sulle scene, dopo un periodo in cui sembrava sparito • Nel 2011 appare nella pubblicità della Chrysler durante la finale del Superbowl • Pubblica l’album Recovery, che significa “Guarigone” • In Monsters e Love the way you lie duetta con Rihanna, che dice «È davvero un bravo ragazzo, concentrato, disciplinato. La sera resta a casa a fare il padre come si deve, ed è comunque uno dei rapper più importanti della nostra generazione. E anche un poeta di grande talento» • Nel 2014, il giorno della festa della mamma, ha diffuso su YouTube il video di Headlights, con cui chiede scusa alla madre: «I guess we are who we are/ Headlights shining in the dark night, I drive on/ Maybe we took this too far. Credo che siamo quello che siamo/Come fari accesi nel cuor della notte, io vado avanti/Forse abbiamo portato tutto questo troppo lontano» • Nel 2018, per la prima volta, ha fatto un concerto in Italia, nella ex area Expo. Duetta anche con Ed Sheeran. «Il rap ormai non fa più paura a nessuno» (Luigi Bolognini, la Repubblica, 9/7/2018).
Il padre a lui «Voglio incontrare mio figlio a tutti i costi e dirgli quanto gli voglio bene. Non mi interessano i suoi soldi. Voglio solo parlargli. Voglio che sappia che sono qui, se vuole farmi rientrare nella sua vita» (al The Mirror, nel 2001). È morto d’infarto nel 2019. Aveva 67 anni. Gestiva un albergo, aveva avuto due figli da un’altra donna.
Lui al padre «Se mio padre si avvicina, ditegli che sono pronto a tagliargli la gola» (in una canzone del 2001).
Donne Con Kim Scott è stato sposato, poi hanno divorziato, poi si sono risposati, poi hanno divorziato di nuovo.
Figlie Haille Jade, nata il giorno di Natale del 1995, «la mia principale fonte di ispirazione», laureata in economia alla Michigan State University: «Vuole fare l’influencer e per cominciare questa carriera ha iniziato a postare sue foto sexy in bikini sui principali social» (Sandra Rondini, il Giornale, 27/03/2019) • Due figlie adottive: Alaina, figlia della sorella gemella dell’ex moglie (che si trovava in carcere per droga); Whitney, figlia dell’ex moglie e di un altro uomo.
Tatuaggi «Un riassunto della sua biografia si ottiene anche dalla mappa dei tatuaggi: sull’avambraccio destro Eminem, su quello sinistro Slim Shady (il suo “alter ego luciferino”), sullo stomaco Rot in pieces (più o meno “crepa putrefatta”) con immagine dell’ex moglie Kim, sul braccio destro Hailie Jade, il nome della figlia nata il 25 dicembre 1995 dal matrimonio con Kim, sul braccio sinistro Ronnie, in ricordo dello zio» (Antonio Orlando e Benedetta Pignatelli, GQ, 4/2001) • Elisabetta Canalis a vent’anni si fece tatuare la scritta Eminem attorno a un braccio. Dopo qualche anno, pentita, aveva fatto cambiare la scritta in un bracciale di rose. Alla fine ha fatto cancellare tutto con il laser.
Giudizi Giles Foden, critico letterario del The Guardian, scrisse che la sua Stan «possiede tutta la profondità e la complessità delle più grandi pagine della letteratura inglese» • «Uno dei più acuti critici sociali americani, una delle poche voci che dicono la verità sull’implosione della vita dei bianchi in America. Tutto quel che dice è contrario alla mitologia del tutto americana di Mamma, Papà e figli felici […]. Parla anche direttamente a tutti gli altri ragazzi che sono i prodotti delle famiglie distrutte, della violenza domestica e dell’abbandono dei genitori. Eminem è il portavoce della distruzione della famiglia puramente americana» (Paul Gilroy, insegnate di sociologia a Yale) • «Ha sdoganato un genere che in Italia è stato guardato (e in parte è) con una certa diffidenza. Suono aggressivo, parole incomprensibili e quando le comprendi ti scandalizzi. Ma è chiaro che il rap – dopo essere stato il nuovo rock per l’impatto e il nuovo cantautorato per come racconta il mondo – adesso è semplicemente il nuovo pop, la musica di tutti. E lo scandalo semmai lo crea la trap, con il suo groove ipnotico e la sua aggressività di testi che sbattono in faccia sesso, lusso e droga» (Bolognini).
Cecco «Siena, seconda metà del tredicesimo secolo: “S’i’ fosse foco ardere’ lo mondo/... S’i’ fosse morte andarei da mio padre;/ S’i’ fosse vita, fuggirei da lui:/ similmente faria da mi’ madre./ S’i’ fosse Cecco com’i’ son e fui...”» (lettera di Paola Ceva al Foglio, 2/3/2001)
Curiosità Hanno fatto un bambolotto con le sue fattezze, con maschera da hockey e motosega • Appassionato della vodka Grey Goose (40 euro a bottiglia) • Hanno trovato un file con il suo poster nel disco rigido di alcuni combattenti dell’Isis in Siria • Baily De Angelo, il ragazzino nero che da piccolo lo picchiava, è menzionato in Brain Damage. Adesso fa l’operaio. I suoi figli sono grandi fan di Eminem • I suoi testi li scrive su carta e ci lavora per giorni • Nel 2017 la parola Stan, nome proprio che in una canzone ha usato come crasi di stalker e fan, è entrata nell’Oxford Dictionary della lingua inglese • Il suo amico rapper Proof è morto in una sparatoria e lui al funerale era strafatto • Lo zio omicida, uscito di prigione, ha divorziato dalla moglie • La nonna, Betty Kresin, fece il giro dei talk show americani descrivendolo come «vile e disgustoso: in 12 anni è passato da ”Nonna ti amo” a “Nonna va all’inferno”» • Il regista del video con cui ha chiesto scusa alla mamma è Spike Lee • Lei, comunque, dalla famosa causa per dieci milioni, ne ottenne solo 25mila.
Titoli di coda «Il rito liberatorio dura meno del solito, un’ora e dieci: “Tanti spunti lasciati cadere”, mormora qualche palato fino. Ma chi se ne frega. Ai ragazzi basta. Alle mamme avanza. Ormai impazienti, davanti a una fila di Mercedes e Limo, aspettano all’uscita i cuccioli da riportare a cuccia: non sanno cosa le aspetta, bitches» (Buccini).