ItaliaOggi, 15 ottobre 2019
Cassa integrazione in Germania
Le imprese tedesche, dalle pmi alle multinazionali quotate, stanno riducendo l’orario di lavoro per fronteggiare la minore produzione. Il fenomeno ha subito un’accelerazione a settembre e nessuna società del settore manifatturiero sembra immune da questo fenomeno. L’industria dell’automobile, fiore all’occhiello dell’economia tedesca, è la più toccata con una diminuzione dell’11% della propria produzione negli otto primi mesi dell’anno, minata dai conflitti commerciali nel mondo e mal preparata alla sfida dell’elettrico. Nel comparto la riduzione dell’orario di lavoro potrebbe superare il livello raggiunto dieci anni fa, nel 2009, e limiterà i licenziamenti. La disoccupazione, ora stabile al 5%, non aumenterà.Continental, che fornisce componenti all’industria automobilistica, una delle 30 società dell’indice Dax della borsa di Francoforte, ha già da tempo ridotto l’orario di lavoro in tre delle sue fabbriche tedesche. Tra 500 e mille dipendenti, sul totale di 240 mila del gruppo, sono interessati dal provvedimento.
In Germania, la riduzione dell’orario di lavoro è regolamentata in maniera rigida. Una società che si trova improvvisamente a dover fronteggiare un calo di ordini può presentare una domanda di integrazione salariale per i propri lavoratori per una durata massima di 12 mesi. In questo periodo l’agenzia federale per l’impiego prende in carico fino al 67% del taglio del salario subita dai lavoratori in attività ridotta. L’azienda bavarese di componenti Schaeffler, principale azionista di Continental, ha presentato la domanda per ridurre l’orario di lavoro, e dunque per ottenere l’integrazione salariale per i propri dipendenti, per sei mesi. I 420 lavoratori lavorano, al massimo, ormai solo 35 ore la settimana, invece di 40. I loro 250 colleghi del sito di Erlangen sono nella stessa situazione. Il fenomeno non si ferma più.
Nella grande fabbrica del costruttore di automobili Opel, a Rüsselsheim, si è ritornati a lavorare, da ottobre, con orario ridotto per almeno tre mesi. Lì, nella periferia di Francoforte, vi lavorano almeno 2.600 persone. Al gruppo Fev, produttore di motori per auto e moto, a una parte dei 2.100 dipendenti è stato ridotto l’orario di lavoro da ottobre, ma la proprietà ha assicurato che non ci saranno licenziamenti. «Inutile chiudere gli occhi, la congiuntura è difficile», ha detto Elmar Degenhart, ceo di Continental, a Le Monde, «non ci dirigiamo più verso la crisi. Ci siamo dentro in pieno».
In Germania quando l’industria dell’automobile soffre ne risente subito tutto il settore manifatturiero. Le ultime cifre complessive dell’agenzia federale per l’impiego del mese di giugno indicavano 44.700 lavoratori a orario ridotto in oltre 2 mila imprese nel Paese, secondo quanto ha riportato Le Monde. E la tendenza delle ultime settimane non è incoraggiante. Le previsioni indicano che la riduzione dell’orario è destinata ad aumentare nei mesi prossimi, in conseguenza del rallentamento dell’economia della Germania, secondo quanto ha detto Enzo Weber, ricercatore all’istituto economico Iab. La congiuntura economica mondiale è debole e l’industria esportatrice tedesca ne fa le spese.
Dopo la diminuzione dello 0,1% del pil nel secondo trimestre, la prima potenza economica europea ha visto la propria produzione industriale, a luglio, cedere lo 0,6% in un mese secondo le cifre pubblicate all’inizio di settembre dall’ufficio federale di statistica. E nell’anno rappresenta un calo del 4,2%. Il peggio potrebbe dover ancora venire: sempre a giugno, gli ordini industriali sono scesi del 2,7%, cosa che non annuncia niente di buono per la produzione. È altamente probabile che l’economia tedesca entri in recessione, ha detto Timo Wollmershäuser, specialista della congiuntura all’istituto Ifo di Monaco, definita dagli economisti quando si verificano due trimestri consecutivi di contrazione dell’attività economica. Il pil dovrà diminuire dello 0,1% nel terzo trimestre prima di risalire leggermente alla fine dell’anno.