ItaliaOggi, 15 ottobre 2019
Marino Golinelli: la scienza ci salverà
Ha spento 99 (!) candeline, pronunciato un discorso rivolto ai giovani («nella vita bisogna progettare di andare sempre più avanti»), ringraziato Gianni Letta, arrivato da Roma per fargli gli auguri ma anche Silvio Garattini, Paolo Panerai, Angelo Panebianco, Sergio Cofferati e tanti altri.La festa per questo traguardo importante, tagliato in ottima forma fisica, Marino Golinelli l’ha voluta nell’Opificio che porta il suo nome, una vecchia fabbrica trasformata, con aule e laboratori, in un centro per consentire ai giovani di avvicinarsi alla scienza e alla ricerca.
Uno dei suoi crucci è infatti la scarsa attenzione che la scuola e l’università mostrano verso la scienza. E lui, che sulla scienza ha costruito la sua fortuna, ha deciso questo gesto «all’americana», firmando da imprenditore impegnato nel sociale, un assegno di 85 milioni per vedere i ragazzi impratichirsi con formule, sostanze chimiche, apparecchi, oltre a dare loro la possibilità di creare sturtup. «In Italia prevalgono strutture sussidiarie e di erogazione votate al welfare e molto poco all’operatività», afferma. «È invece essenziale, in vista del domani, che le azioni programmatiche si traducano in piani concreti per il futuro».
Nel 1948 fondò un laboratorio e incominciò a lavorare nel settore dei farmaci, poi è nata l’azienda, Alfa Wasserman, che al culmine di un processo di sviluppo ha recentemente inglobato Sigma-Tau diventando una delle principali aziende farmacologiche a capitale italiano, con un fatturato che supera 1 miliardo di euro.
Tutto il capitale è ancora in mano a lui e alla famiglia. Tra i prodotti si punta vi sono l’antibiotico Normix, uno dei medicinali più venduti nel globo, e il Vessel, contro la trombosi. Racconta: «I miei genitori erano agricoltori che hanno lavorato sodo per fare studiare noi quattro fratelli. Io mi ritengo molto fortunato perché sin dalla terza liceo sapevo già quale attività avrei voluto fare. Infatti la svolta è stato un libro di Niels Bohr, matematico, fisico, filosofo della scienza, letto a 17 anni. Inoltre a 19 anni mi pronosticarono che sarei morto, avevo la tubercolosi. Invece ce l’ho fatta e ho incominciato a interessarmi ai farmaci, fondando quella che oggi si chiamerebbe una startup».
Accanto a lui la moglie Paola, che sprizza gioia di vivere, e Andrea Zanotti e Antonio Danieli, che conducono l’Opificio, che ha sede a Bologna, dov’è ubicata l’azienda (ora gestita dal figlio, ma lui continua ad avere il suo ufficio e a metterci piede), e sta siglando protocolli con associazioni e università di tutt’Italia.
L’obiettivo è chiarito nello statuto della fondazione che sovrintende l’attività dell’Opificio: bisogna tendere a «un sistema in cui i progressi tecnologici compiuti dalle aziende portino sviluppo e benessere pure tra le nuove generazioni e nelle parti povere del mondo».
Spiega il neo novantanovenne: «Il futuro è già qui solo che non è uniformemente distribuito». Del resto la sua fondazione già collabora con la fondazione Kauffman di Kansas City, che si occupa di educazione e formazione. «Anche il signor Edwing Marion Kauffman era un imprenditore farmaceutico e quindi con una visione simile alla nostra», dice Golinelli, che è stato anche tra i fondatori del Mulino, l’associazione culturale (e casa editrice) che aprì la strada al centrosinistra dopo i lunghi anni di monocolore (o quasi) democristiani.
Ed è un grande collezionista d’artisti pop e d’avanguardia. Dice: «Voglio lasciare un’eredità per alimentare uno sguardo ottimistico e fiducioso verso un mondo migliore, verso un futuro imprevedibile ma che va abbracciato con responsabilità e con una visione etica e inclusiva verso tutti». Non male per un uomo nato appena dopo la conclusione della prima guerra mondiale, che ha vissuto da ragazzo la seconda ed è passato attraverso la ricostruzione, il boom, le successive tribolazioni, le nuove incertezze della politica.
Racconta: «I giovani della mia generazione hanno vissuto sulla loro pelle grandi difficoltà, i ragazzi di oggi, al di là del momento di crisi, sono più fortunati, anche se spesso non se ne rendono conto, perché hanno davanti a loro un ventaglio di possibilità pressoché infinito. La vera sfida è quella di sapere lavorare in team e sapersi proiettare in un contesto internazionale dopo un’adeguata preparazione. Ecco, è questa preparazione che non sempre la scuola fornisce e che io ho deciso di sviluppare, lo ritengo un modo per dare significato alla mia vita.
La fondazione, per la quale mi sono ispirato alle fondazioni filantropiche private americane, ha come scopo la diffusione della cultura scientifica fra i giovani. Da imprenditore che ha sviluppato un certo profitto nel corso della sua carriera ho deciso di restituire alla società quello che io stesso ho ricevuto».
Alla festa di compleanno ha alzato il calice e sorriso: «L’imprenditore ha una responsabilità morale e nei minuti finali, quando ci si chiede perché si è vissuti, potrò dire: perché ho fatto delle cose per gli altri». E ha annunciato Opus 2065, un programma di sviluppo pluriennale che si propone di creare percorsi innovativi di formazione dei giovani e degli insegnanti, sviluppare la ricerca interdisciplinare, supportare nuove attività imprenditoriali. «Alle persone chiedo spesso: “Tu perché vivi?”», dice, «e la maggior parte di loro scantona spostandosi sulla religione. Dovremmo capire che la vita e ogni dimensione che appartiene all’uomo ha una visione circolare, non lineare, e relativa, non assoluta. È anche per questo che sono sereno».
Aggiunge: «Ho messo gran parte del mio patrimonio nell’Opificio per dare ai giovani gli strumenti per affrontare un mondo che sarà sempre più imprevedibile e che io auspico all’insegna della sostenibilità. Inoltre i giovani devono andare incontro a una società multiculturale e se c’è un aspetto valido per attivare la multiculturalità quello è la scienza, perché ci apre porte che con altri percorsi è difficile aprire; la scienza ci insegna per esempio che le razze non esistono, perché c’è un’unica razza che è il genere umano».
Golinelli è un grande vecchio dallo spirito giovanilista ed è questo che lo tiene in forma e lo fa ancora salire sugli aerei (tra l’incredulità delle hostess) per girare il mondo. Chi non vorrebbe essere così alzi la mano. Mi saluta dicendo: «Lamentarsi? Non ha senso. Il futuro arriva comunque».