Libero, 15 ottobre 2019
Tagliano parlamentari e assumono burocrati
Diminuiscono i parlamentari, aumentano i dipendenti di Camera e Senato. Nei prossimi mesi ne saranno assunti circa 360. Alcuni concorsi sono già stati indetti, altri bandi arriveranno. L’esigenza, spiegano (...) segue dalla prima salvatore dama (...) a palazzo, è quella di sostituire i colletti bianchi che sono andati in pensione. Perché entrambi i rami, soprattutto il Senato, dove per tutta la scorsa legislatura è valsa la regola del blocco del turn over, sono a corto di personale. Passata la riforma costituzionale che prevede il taglio di 345 onorevoli, ci avevano venduto la storia del contenimento della spesa delle istituzioni. Tale e quale: anche se in versione ridotta, Camera e Senato dovranno continuare a produrre leggi, emendamenti, studi, dossier, eccetera eccetera. Per cui serve gente che lavori. Più di quella che attualmente è già a disposizione. Al Senato cercano 60 coadiutori parlamentari. C’è tempo per fare la domanda fino all’8 novembre. Solo nelle prime ore sono arrivate ottomila candidature. È un posto niente male: 1.800 euro netti al mese per sbrigare lavori di segreteria, dossier, corrispondenza. L’opportunità è offerta anche a chi a scuola era una zappa. Basta un diploma conseguito con 39/60 o 65/100 per presentare domanda. In totale a Palazzo Madama si arriverà a un centinaio di assunzioni. E non è finita. Perché, come scrive Avvenire, altri trecento lavoratori serviranno alla Camera. Per cui in Parlamento nessuno soffrirà di solitudine: escono 345 eletti, entrano quasi quattrocento dipendenti. turn over Al Senato l’ex presidente Pietro Grasso aveva stabilito il blocco dei pensionamenti fino alla fine del 2019. Ma non si possono tenere i dipendenti incatenati dentro il palazzo. Per cui sono ripartite le assunzioni. Già alla fine del 2018 sono state riaperte alcune vecchie graduatorie e sono stati assunti due consiglieri e diciotto assistenti parlamentari. Non basta. A giugno scorso la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati ha deciso lo sblocco del turn over. La situazione, spiegano, è quasi drammatica: a fine 2019 il Senato avrà il 40% in meno dei dipendenti che servono all’istituzione. L’organico dovrebbe essere composto da un numero di dipendenti compreso tra i mille e i mille e duecento. Attualmente in forze ci sono 649 persone. Dicono che tutta questa carenza di organico pesa sul funzionamento dell’istituzione. Consiglieri parlamentari e stenografi sono la metà di quelli che dovrebbero essere, i segretari parlamentari sono sotto organico del 60 per cento. Per non parlare di funzionari, coadiutori e assistenti. A Montecitorio stesso discorso. I dipendenti sono 1.054, ne servono altri 300 per mandare avanti la macchina. Sono da poco scaduti i termini per il concorso da consiglieri parlamentari. i bandi Erano tre bandi: cercansi dirigenti con specializzazione in architettura, in ingegneria civile e ambientale, in ingegneria industriale (3 posti), altri 8 con specializzazione informatica e 30, infine, con professionalità generale. Sono arrivate quasi 17mila domande. Un plotone. D’altronde è da un anno e passa che il presidente Roberto Fico aveva dato disposizioni di assumere. Il tema dell’invecchiamento del personale è quasi un’emergenza a Montecitorio. Ben 482 dipendenti hanno un’anzianità di servizio superiore ai 23 anni. Ciò significa che quasi la metà della forza lavoro è pronta ad andare in pensione o, perlomeno, si sta già pregustando una crociera di sei mesi ai Caraibi con la maxi liquidazione accantonata in questi anni. «La Camera deve puntare alla massima capacità organizzativa così da poter assicurare al paese la massima qualità delle leggi», aveva detto Fico. Era l’agosto 2018. E, curiosamente, i sindacati interni si erano opposti alle nuove assunzioni. O meglio. Avevano chiesto che fossero distribuite meglio: meno consiglieri e più personale dipendente. Tradotto: se sono tutti generali, poi la carretta chi la tira?