Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  ottobre 15 Martedì calendario

Assad contro Erdogan, di nuovo

Nell’ottobre del 1998 Recep Tayyip Erdogan era sindaco di Istanbul da quattro anni e Bashar al-Assad faceva ancora l’oculista a Londra. Il padre Hafez si era scontrato con il potere turco dal 1980, quando aveva deciso di contrastare le mire «neo-ottomane» di Ankara con l’appoggio al Partito curdo dei lavoratori, il Pkk, e aveva dato ospitalità al suo leader, Abdullah Ocalan. Ma nell’ottobre del 1998 i due Paesi erano a un passo dalla guerra, Damasco aveva inviato un mezza dozzina di divisioni nel Nord e installato 36 batterie di missili Scud vicino alla frontiera, nel timore di una invasione imminente. Dovettero intervenire gli Stati Uniti, e la Russia, per evitare il peggio. Il 20 ottobre si arrivò all’accordo di Adana. Assad padre cessava di sostenere il Pkk e accettava di consegnare Ocalan, che alla fine sarebbe arrivato in una prigione turca dopo una lunga crisi internazionale.
L’accordo di Adana segnò anche l’inizio di un lungo inverno per i curdi siriani, che Assad aveva lasciato si organizzassero nel Pyd, il gemello siriano del Pkk. Il tradimento del raiss ha lasciato un segno duraturo. Ma anche i decenni di collaborazione stretta. Assad figlio si è così ritrovato nelle mani le carte buone e cattive che gli aveva lasciato il padre. E di fronte un avversario implacabile come Erdogan. Quando la rivolta degli arabo-sunniti ha cominciato a travolgerlo, alla fine del 2012, ha lasciato i curdi, che avevano costituito le loro Unità di difesa popolare, le Ypg, a sorvegliare i territori a Nord-Est, per spostare tutte le truppe ad Aleppo e Damasco. Per sette anni i curdi hanno lottato per costruire la loro regione autonoma, il Rojava. Il regime era un avversario, la Turchia, e ancor più le milizie jihadiste sostenute da Ankara, il nemico vero e mortale. Fino all’avvento dell’Isis e all’intervento degli Stati Uniti nel Nord-Est della Siria.
Nel frattempo Erdogan creava un’armata ribelle, incentrata attorno al gruppo Ahrar al-Sham, per abbattere Assad. Nell’estate del 2015 il raiss è al lumicino, con i colpi di mortaio che cadono nel giardino del palazzo presidenziale. Arriva Vladimir Putin a salvarlo con l’aviazione russa, sfiora la guerra con la Turchia dopo che un caccia Su-24 viene abbattuto da un F-16 turco. Lo scontro Assad-Erdogan è al culmine. Il leader turco accusa il presidente siriano di essere un «macellaio» di avere le «mani sporche del sangue di mezzo milione di persone». Per Assad l’avversario è un «Sultano», un «complice dell’Isis», un estremista islamico che vuole restaurare «l’impero ottomano e ridurre la Siria di nuovo in schiavitù». Il fallito golpe del luglio 2016 cambia però ancora lo scenario. Erdogan si sente tradito dagli Stati Uniti si riavvicina alla Russia e accetta un compromesso anche sulla Siria.
Il cambio di regime non è più una priorità, a patto che la Turchia ottenga una «fascia di sicurezza» lungo la frontiera. Una cosa però Erdogan mette in chiaro con Putin: «Non stringerà mai la mano ad Assad». ll leader siriano è dello stesso parere. Ringrazia Putin ma ribadisce che si «riprenderà ogni centimetro quadrato di territorio». La lotta ai ribelli sostenuti da Ankara è implacabile. Damasco va all’assalto di Idlib, si rischia un bagno di sangue terrificante, interviene di nuovo il Cremlino a mediare. I rapporti con i curdi continuano sottotraccia, nonostante la rabbia del raiss per la loro alleanza con l’America. Assad, nell’ottobre del 2018, li avverte: «Alla fine gli americani vi tradiranno, ve ne pentirete, soltanto l’esercito siriano difenderà il popolo siriano». Un anno dopo Trump scarica i curdi e Erdogan scatena la caccia ai guerriglieri delle Ypg. Il duello Assad-Erdogan continua. E questa volta, come nel 1998, siamo a un passo dallo scontro armato diretto.