Corriere della Sera, 15 ottobre 2019
Thorne: «Io, un fisico tra le astronavi»
«La fantascienza ispira e aiuta a far capire le frontiere della scienza. Ho incominciato a leggerla che avevo dieci anni. Da allora purtroppo non ho avuto molto tempo per seguirla sempre». Però quando è capitata una buona occasione Kip Thorne, maestro di relatività e diventato popolare per la teoria degli wormhole, i famosi tunnel spazio-temporali attraverso i quali volare in altri universi, non se l’è fatta sfuggire. E come il grande scienziato e autore di fantascienza Arthur C. Clarke era stato la guida di Stanley Kubrick per «2001: Odissea nello spazio», Thorne (79 anni) è stato la spalla scientifica di Christopher Nolan nella regia di «Interstellar» portandoci nell’esplorazione dello spazio-tempo con l’astronave Endurance nel rigore della fisica. Intanto Kip conquistava il Premio Nobel per la scoperta delle onde gravitazionali con Rainer Weiss e Barry Barish.
Oggi nell’auditorium del Gran Sasso Science Institute de L’Aquila, in una città ancora segnata dalle ingovernabili forze della Terra, racconterà le straordinarie frontiere delle forze cosmiche, cioè della nuova astronomia gravitazionale di cui è uno dei padri illustri.
Sono passati quattro anni dall’annuncio della scoperta della prima onda gravitazionale al National Press Club di Washington e da allora il cielo racconta nuove storie. «Quando l’antenna Virgo di Pisa si è unita alle nostre americane Ligo – spiega – ci ha permesso di stabilire la direzione dalle quali provengono. Entro un’ora dall’arrivo di un segnale, con un’app per smartphone avvisiamo gli astronomi nel mondo per raccogliere con telescopi terrestri e spaziali altri tipi di segnali emessi dalla stessa sorgente. Finora ne sono stati osservati più di 30 tipi emersi dalla collisione tra buchi neri o tra stelle a neutroni e buchi neri, consentendoci di imparare cose meravigliose sul nostro universo che non potremmo mai conoscere in nessun altro modo. Ad esempio, abbiamo scoperto che l’oro e il platino si formano da questi scontri».
Ora il futuro sembra riservare nuove grandi sorprese. «Presto, a Ligo e Virgo si aggiungeranno i rilevatori Kagra in Giappone e Ligo-India, in India, e aumentando la sensibilità potremo cogliere segnali ogni giorno, anziché solo alcuni al mese. Si costruirà così un’astronomia nuova, analoga a quella ottica di oggi, che ci mostrerà aspetti diversi del nostro fantastico universo. Particolarmente preziose saranno le indagini con l’osservatorio spaziale Lisa dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, che mapperà con precisione incredibile tutti i particolari delle deformazioni dello spazio-tempo dei buchi neri. E se saremo fortunati riusciremo a cogliere la nascita della forza elettromagnetica che riteniamo sia avvenuta quando l’universo aveva appena un trilionesimo di secondo».
E la fantascienza? «Arthur C. Clarke – racconta il Premio Nobel – aveva portato la vera scienza nella pellicola di Kubrick. Il risultato è stato un film che ho amato. Altrettanto era accaduto con l’astrofisico Carl Sagan per «Contact», un altro film che ho ammirato. Il mio ruolo in Interstellar è stato proprio modellato sull’esperienza di Clarke e Sagan. E sono stato felice perché Christopher Nolan ha creato un film eccezionale realizzato con la scienza che suggerivo».
Gli intriganti segreti li possiamo esplorare nel suo libro «Viaggiare nello spaziotempo. La scienza di Interstellar» (Bompiani). La domanda, quindi, è inevitabile: saremo in grado di viaggiare nello spazio-tempo come ci racconta nel film? «Probabilmente mai – conclude Thorne —. Io e i miei colleghi abbiamo cercato di capire se le leggi della fisica consentono l’esistenza di tunnel spazio-temporali abbastanza grandi e in grado di resistere il tempo necessario per un viaggio intergalattico. Non siamo riusciti a trovare la risposta e i risultati mi rendono pessimista. A questo punto dubito che gli wormhole siano consentiti dalle leggi della fisica. Ma non sono sicuro».