Corriere della Sera, 14 ottobre 2019
Una giornata a Roma tra rifiuti e borseggi
Il cielo, molto alto. La luce del mattino che timbra ogni oggetto. Al mattino presto Roma è ancora una città bellissima.
Poi però la giornata comincia.
Seguiteci.
Ore 8 Nella pancia buia e pericolosaEcco la fermata Anagnina, capolinea della metropolitana -linea A. Luogo di cinque crimini recenti. Ma tanto una fermata vale l’altra: sensazione di pericolo imminente. Ogni passeggero è un bersaglio designato: 8 mila borseggi l’anno, ventidue al giorno.
Bande di bambine nomadi veloci come locuste. E poi temute, eleganti coppie di sudamericani: lei appariscente, avanti, che distrae; e lui dietro, con dita di velluto. Da qualche settimana è tornato al lavoro anche un giapponese dall’aria innocua, soprannominato «Ninja»: appare e scompare, e tu sei ancora lì a cercare di capire come abbia fatto a sfilarti il telefonino dalla tasca interna della giacca.
Possono aggredirti in qualsiasi istante. Anche adesso. In questa scena di folla biblica sulla banchina. Nel tanfo di muffa, di urina, di qualcosa andato a male.
Comunque: occhio a quella coppia di punkabbestia, attenti al loro Rottweiler senza museruola.
Fate piano, non spingete.
Dentro il vagone l’aria condizionata è rotta. Tutto è sudicio. Sarebbe anche vietato fumare. Due criminali casertani di passaggio in città spaccarono il cranio a un povero cristo che aveva provato a dirglielo. Infatti, la regola è: fai finta di niente (la presenza dei vigilantes è impalpabile). E, se ci credi, prega.
I guasti ai convogli sono quotidiani. E gravi.
Un mese fa, un treno rimase bloccato tra le stazioni di Circo Massimo e Colosseo. Passeggeri costretti a scendere e camminare, in fila indiana, nel buio della galleria. Un anno fa, altri passeggeri, tra cui alcuni tifosi del Cska di Mosca, furono inghiottiti dalla scala mobile della stazione di piazza della Repubblica. Quella di piazza Barberini è chiusa dal marzo scorso. Venerdì hanno bloccato quella di Baldo degli Ubaldi.
Turisti increduli, negozianti furiosi.
Ore 10 Gabbiani all’attaccoFuori dalla pancia fetida di Roma. Cielo sempre alto, sempre azzurro. Ora però vengono giù in picchiata gabbiani grandi come avvoltoi.
Gli uccelli atterrano sui cassonetti colmi di immondizia, e con i becchi aprono le buste. Se non sono sazi, iniziano la caccia a piccioni e topi. Topi enormi, spaventosi.
I gabbiani attaccano anche gli esseri umani. Attaccarono Matteo Salvini, che sulla terrazza di un albergo si stava facendo uno dei suoi soliti video-selfie, e che provò a buttarla sul ridere, perché a quei tempi era ancora alleato di Virginia Raggi.
La sindaca grillina. Divenuta tragica metafora vivente, con la sua plastica incapacità di gestire la città, con dieci assessori cambiati in tre anni e mezzo più uno sempre in bilico, anni trascorsi entrando e uscendo dalla Procura di Roma, un interrogatorio dietro l’altro, un dossier dietro l’altro, per poi finire a riunirsi con i fedelissimi sui tetti – esatto: sui tetti – del Campidoglio e a evitare di commentare cronache zoologiche così: scrofa uccide un uomo di 50 anni, a Corcolle, periferia Sud-Est; a Ottavia, periferia Nord, i lupi sbranano due pecore; branchi di cinghiali avvistati nei vicoli di Trastevere; in via Ostiense, un motociclista muore schiantandosi contro un cavallo; volpe in piazza Cavour; nel quartiere di Bravetta, un toro a passeggio tra i negozi; un pitone attraversa, indisturbato, via Cipro.
Ore 12 I rifiuti, emergenza sanitariaIn via Cipro, a mezzogiorno, nessuno è ancora passato a raccogliere i rifiuti. L’odore prende allo stomaco. È così in ogni zona della città, dal centro storico fino in periferia.
Roma è una città infetta.
Due settimane fa, ad appena tre mesi e mezzo dalla nomina, e in aperta polemica con la sindaca, accusata di «inerzia e mancata collaborazione», si è dimesso il consiglio di amministrazione dell’Ama, l’azienda che si occupa – meglio: dovrebbe occuparsi – dei rifiuti. Per cercare di gestire l’emergenza, in novanta giorni, sono stati spesi 5 milioni di euro. Una cifra che non ha bisogno di commento. Come anche quest’altra: tra i 7.800 dipendenti di Ama, il tasso di assenze è stabilmente sopra il 14%, ferie escluse. Significa che ogni giorno, nelle strade di Roma, ci sono oltre mille netturbini meno del previsto.
Quelli che lavorano, di solito, hanno però l’aria stanca. Se li osservi attentamente, sembra ti stiano facendo un favore. Tra un cassonetto e l’altro, poi, si fermano al bar. Un caffè, due chiacchiere.
I presidi: «Le Asl devono fare controlli e valutare la possibilità di chiudere gli istituti più a rischio». L’Ordine dei medici: «Concreto rischio emergenza sanitaria».
È così che muore il decoro della Capitale d’Italia. Anche esteticamente.
Da quando Virginia Raggi è salita al Campidoglio, sono stati abbattuti oltre 10 mila alberi considerati malati o pericolosi e quasi nessuno di loro è stato sostituito. Gli alberi che resistono sono giganteschi, piegati dal peso di rami centenari: e ai primi temporali autunnali verranno giù, spezzandosi, crollando sulle macchine, sulle strade, e ostruendo i tombini. Roma si allaga come nemmeno più Bombay.
Ore 15 Le buche di Trigoria (e non solo)A Bombay, o a Maputo, ci sono certamente anche meno buche. Le ultime stime: sono circa 55 mila, dieci per ogni chilometro quadrato della rete stradale cittadina. I romani hanno imparato a guidare cercando di evitarle. I calciatori della Roma, ancora no. A metà settembre si sono lamentati ufficialmente: perché i suv di Dzeko, Perotti e Juan Jesus, ci finivano dentro regolarmente. Ora vederli arrivare per l’allenamento pomeridiano delle 15 è abbastanza comico: tutti ormai preferiscono viaggiare in utilitaria. La denuncia, infatti, non è servita. Giusto un paio di rattoppi. La strada continua a sembrare una strada bombardata, Dzeko dice che gli sembra di stare a Sarajevo, però subito dopo la guerra.
(Racconta Fabio Mazzarini, dell’omonima officina: «Ogni dieci minuti, entra un automobilista a chiedere aiuto». Tipo di guasti? «Pneumatici bucati, cerchioni ammaccati…». Per lei, quasi un business. «No, guardi: per me, è una pena. Io sono romano, e voglio bene alla mia città. E questa delle buche è una vergogna assoluta»).
In alcune zone, per evitare di sprofondarci la notte, si sono organizzati cerchiando le buche con la vernice fosforescente. Alla Raggi è venuta un’idea geniale: invece che rifare il manto stradale, ha deciso di prevedere, in molte strade, il limite orario di 30 chilometri orari.
Ore 17 Centro storico: un po’ suk, un po’ circoA Roma ci si muove comunque molto lentamente. Il traffico strangola, pullman turistici fermi ovunque, taxi introvabili. Il centro storico è diventato un posto inaccessibile. E ostile. I motorini sono parcheggiati sui marciapiedi. Le automobili sostano regolarmente anche nelle zone pedonali. Il colpo d’occhio, in piazza Farnese, giusto davanti l’ambasciata di Francia, è mortificante. Come chiedere spiegazioni ai vigili urbani.
(Buongiorno. «Serve qualcosa?». Una curiosità: perché quelle auto sono parcheggiate lì, intorno alla fontana? «Quali auto?». Quelle. «E che ne so, io? Boh». Non è area pedonale? «Avranno un permesso…». No, non hanno alcun permesso. «Ma lei che vuole?». Vorrei capire perché non le multate, e non chiamate il carro-attrezzi. «Ah bello… ma che niente niente voi fa’ er lavoro mio, eh?… ‘anvedi questo. Ma chi sei? Ma che vvvoi? Ma vedi de fatte un giro, va»).
Piazza del Pantheon: altra coppia di vigili urbani. Uno fuma. L’altro manda messaggi con il cellulare. Intorno, qualcosa di simile tra un suk e la pista di un circo. Giocolieri, acrobati, due tipi che avanzano sui trampoli, e poi venditori ambulanti di borse e collane, uno che vende bottiglie d’acqua su un banchetto da picnic.
I fotoreporter Giuliano Benvegnù e Claudio Guaitoli fermano le stesse scene a piazza Navona e al Colosseo (qui, anche l’abominevole presenza di ceffi travestiti da centurioni, che quasi taglieggiano i turisti).
Nessuno interviene.
Città fuori controllo.
Infatti poi all’Antico Caffè di Marte, vicino San Pietro, a una coppia di turisti giapponesi hanno fatto pagare un conto di 430 euro per due piatti di spaghetti e una bottiglia d’acqua.
Ore 19 Bus in fiammeA quest’ora, le fermate dei bus, senza pensiline, sono affollate da una umanità dolente. Sotto il sole a picco d’estate, al gelo d’inverno. Tornare a casa è un’avventura. Il ritardo è solo una variabile. L’altra, sono gli incendi. L’anno scorso, 21 bus in fiamme. Quest’anno, siamo già a 22.
(Conducente linea 628. «Circoliamo su delle bombe. Un occhio al traffico, uno al fumo che può uscire dal motore. Ad agosto sono dovuto scendere con l’estintore. L’azienda è allo sbando»).
S’intuisce da un dettaglio: ormai molti autisti non indossano più la divisa. Chi guida in maglione, chi con la felpa della Lazio.
Ore 21 La tragica notte dei senzatettoCompaiono all’improvviso. Un cartone, una coperta. Costruiscono le loro tane fuori dalle stazioni, nei controviali, davanti l’ingresso della sala stampa vaticana. I senza dimora, a Roma, sono 8 mila.
(«Una situazione drammatica che però sarebbe persino risolvibile, nel lungo termine, se solo si rifiutasse l’idea di affrontare tutto sempre e solo nell’emergenza», dice Augusto D’Angelo, uno dei responsabili della Comunità di Sant’Egidio).
La sindaca Virginia Raggi, come sempre, a quest’ora sarà già nel suo letto. Da qualche giorno, raccontano, ha ripreso a dormire serenamente tra due guanciali caldi. Il suo. E quello che le ha regalato il Pd, nuovo e inatteso alleato.