Libero, 14 ottobre 2019
Come funziona il seggiolino che salva i bebè
C’è chi borbotta, ritenendo di essere costretto a fare un acquisto con relativa spesa per colpa della tragica avventatezza di altri. E chi invece ha già anticipato il contante per dotarsi da subito del dispositivo salva bebè in auto. Si tratta dell’apparecchio che avvisa i genitori del fatto che, dietro, nel seggiolino apposito, c’è un bambino, in genere il proprio. Una sorta di “allarme acustico” che permetterà di evitare quelle assurde tragedie che, anche se certo non frequentemente, si sono verificate anche recentemente: con il genitore che, preso dai pensieri quotidiani, si scorda della presenza del bebè, scende dalla macchina lasciandolo lì e se ne ricorda dopo – e in alcuni tragici casi questa dimenticanza è costata la vita al piccolo. In ogni caso, la corsa all’acquisto dell’ancora poco conosciuto marchingegno è già scattata, anche se l’obbligo di dotarsi dell’apparecchio antiabbandono per i seggiolini dei bambini entrerà in vigore a febbraio. Un vincolo, quello previsto dalla legge 117/2018, che riguarderà quasi due milioni di bimbi residenti in Italia di età inferiore ai quattro anni, e le loro rispettive famiglie.
POSSIBILI SANZIONI La norma sarà effettiva tra una decina di giorni, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale che fissa le caratteristiche tecniche dei dispositivi, e che entrerà in vigore dopo 120 giorni. Dopodiché i trasgressori potrebbero essere multati. La sanzione amministrativa va da 81 a 326 euro, più la decurtazione di 5 punti sulla patente. È comunque attesa una circolare del ministero dei Trasporti, che verrà diffusa alla Polizia, per permettere ai produttori e ai consumatori di adeguarsi prima di far scattare le contravvenzioni. Questo anche per dar modo alle industrie di adeguarsi alla norma in tempi non strettissimi. Non sarebbe necessaria quindi la corsa all’acquisto, anche perché ancora non si ha la certezza che il prodotto scelto risponda alle caratteristiche tecniche fissate dal decreto. Un ulteriore motivo per rinviare l’acquisto è vedere a quanto ammonteranno e a chi saranno destinati i contributi statali promessi di recente dalla stessa ministra dei Trasporti Paola de Micheli (un milione di euro quest’anno e un altro nel 2020). Sono aiuti già previsti dalla 117/2018, ma bisognerà attendere la legge di bilancio per saperne di più. Il dispositivo deve comunque essere in grado di attivarsi automaticamente così da dare un segnale di conferma al conducente al momento dell’attivazione se il bimbo non viene tolto dal seggiolino quando la vettura si ferma. In caso di necessità, deve dare l’allarme per attrarre tempestivamente l’attenzione del conducente con segnali visivi e acustici, percepibili dentro e fuori dall’auto. Il testo prevede che i dispositivi possano essere collegati ad un sistema di comunicazione automatico per l’invio di messaggi o chiamate. Una app che si pensa possa fare molta presa nei potenziali clienti. Unico punto debole, la batteria del cellulare se scarica o il segnale debole nei punti poco coperti. Sul mercato sono già in commercio due tipologie di “segnalatori”: quelli integrati all’interno dei seggiolini oppure quelli indipendenti, che si possono cioè utilizzare su qualsiasi seggiolino e si possono passare da uno all’altro. I dispositivi indipendenti prevedono anche un sensore di peso da mettere sotto il bambino, che si collega (via bluetooth o con un cavo) all’accendisigari per connettersi poi all’impianto elettrico dell’automobile. I prezzi dei dispositivi anti-abbandono attualmente in commercio partono da 39 euro e arrivano fino a cento circa. Sono equipaggiamenti che si aggiungono ai normali seggiolini. Ma esistono già in commercio seggiolini con il dispositivo già integrato a costi che variano dai 150 fino ai 450 euro. Prezzi inferiori si possono trovare sui siti di vendita online, tipo eBay e Amazon, ma occhio alle marche, perché alcuni potrebbero non essere omologati. I dispositivi conformi e considerati a norma sono quelli col marchio Ce.
AZIENDE IN CORSA Chicco, Inglesina, Italbell Steelmate Italia, O-Limits; sono diverse le case produttrici che offrono prodotti omologati per il trasporto dei bimbi in auto. Mentre la O-Limits ha annunciato che non metterà in commercio il prodotto prima di conoscere le caratteristiche richieste dal ministero, la Chicco ha giocato d’anticipo lanciando nel 2017 il “BebèCare”, nato da una partnership con Samsung. «Siamo orgogliosi di aver messo a disposizione delle famiglie la prima gamma di seggiolini auto con sensori integrati, e sul mercato, ancor prima che diventasse legge», fanno sapere dall’azienda. «Su un tema così importante come quello della sicurezza – aggiungono – non potevamo che sentirci chiamati ad attivarci per sviluppare una soluzione che consentisse di affrontare più serenamente la vita di tutti i giorni. Oggi offriamo una gamma diversificata: seggiolini con sensori integrati (la gamma si è ampliata a quattro modelli) oltre ad un dispositivo indipendente universale che si può adattare a tutti i modelli di seggiolini auto, anche quelli già acquistati senza comprometterne le performance di sicurezza». La legge è nata per evitare altre piccole vittime. Sebbene i casi di bambini deceduti perché lasciati in auto siano una decina dal 1998, sono molti i genitori che ammettono di aver dimenticato i bimbi in auto senza però un tragico epilogo. A colpirli è la cosiddetta “amnesia dissociativa”, un vero e proprio black out della memoria che fa pensare di aver compiuto un’azione – ad esempio quella di aver portato il bambino all’asilo – quando invece non la si è fatta, a rischio e pericolo dei bambini. Non mancano comunque le polemiche, soprattutto su Facebook. C’è infatti chi pensa che certe cose capitino raramente e che l’obbligo generale di dotarsi dei dispositivi sia esagerato rispetto al numero di casi fin qui accaduti.