Libero, 13 ottobre 2019
La frutta secca costa carissima
Tutto parte da un articolo pubblicato dal sito specializzato Freshplaza.it e rimbalzato intensamente sui social media: gli snack di frutta secca erogati dalle macchinette costano una fortuna. Nel caso di specie si trattava di pistacchi, venduti in una confezione da 25 grammi a 80 centesimi. Spiccioli, che calcolati per un chilogrammo di prodotto danno però un prezzo stratosferico: 32 euro. Ma si sa, «dare un servizio e farselo pagare è il futuro dell’ortofrutta», spiega al sito un venditore nel comparto dei distributori automatici, «di certo la frutta secca si presta tantissimo alle macchinette e i clienti non guardano tanto per il sottile al costo». Ma è così non soltanto nei distributori automatici, dove comunque i prezzi sono generalmente superiori a quelli che i medesimi utilizzatori possono trovare sui banconi della grande distribuzione per gli stessi prodotti. Se è vero che nei supermercati i pistacchi si pagano meno, il prezzo al chilo non scende quasi mai sotto i 14 euro al chilo, sul web si trovano offerte ancora più care. È il caso dei pistacchi in guscio marca Wonderful Pistachios, origine Spagna, in vendita su eBay addirittura a 46 euro al chilogrammo. Poco meno dei rinomatissimi pistacchi verdi di Bronte Dop, marca I Dolci Sapori dell’Etna, che si pagano 6 euro alla bustina da 100 grammi, 60 euro al chilo. Ma in questo caso si tratta di una vera prelibatezza esclusiva. Meglio: unica e irripetibile.
PIATTAFORME DIGITALI
Cambiando piattaforma non si modifica di molto l’ordine di grandezza dei prezzi. Su Amazon, ad esempio, i pistacchi in guscio di grande calibro Dorimed, costano poco meno di 30 euro al chilo. Più costi di spedizione, naturalmente, che in caso di acquisto alla macchinetta non ci sono. Dunque il prezzo segnalato da Freshplaza.it non è il maggiore in assoluto. E comunque, per limitarci ai soli pistacchi, si può dire che alla fine costino quasi sempre più di un ottimo filetto di vitellone, acquistabile in molte catene della grande distribuzione a meno di 30 euro al chilo. Certo, acquistando il filetto di fassona piemontese si può pagare anche il doppio. Ma non sono in molti a poterselo permettere. E comunque non sono soltanto i pistacchi a pesare così tanto sul portafoglio dei consumatori. Un po’ tutta la frutta secca confezionata e lavorata si paga parecchio. Un sacchetto da 200 grammi di Nocciole del Piemonte Igp tostate, giusto per fare un esempio, si trova in vendita online a 9 euro. Che diventano 45 per un chilogrammo. Altro che filetto!
NOCI E MANDORLE
Non cambia molto neppure per noci e mandorle. Su una nota piattaforma di commercio elettronico del settore, gli anacardi si pagano 17,80 euro al chilo, le mandorle sgusciate 17,28. Appena più convenienti le noci, sempre sgusciate ma con i gherigli divisi a metà: 15 euro al chilo. Certo, comperando la frutta secca in guscio si spende meno ma si portano a casa parecchi scarti e alla fine la differenza di prezzo non è così marcata come potrebbe sembrare a prima vista. Per i prodotti lavorati e confezionati, infatti, bisogna considerare i costi aggiuntivi necessari alla trasformazione. Una valutazione che vale pure per la frutta disidratata, utilizzata più spesso che in passato e presente pure lei nei distributori automatici. Un sacchettino da 250 grammi di pere disidratate si trova ad esempio su Italiaspezie.com a 4,99 euro, al pari di arance, mele e ciliegie – sempre disidratate – mentre per il melone bastano 3,99 euro. Una enormità se si pensa che il melone retato, la scorsa stagione, si trovava in vendita nei supermercati a 1,50 euro al chilo, mentre disidratato costa dieci volte tanto, 15,96 euro. Naturalmente lo stato in cui i prodotti vengono consumati ne cambia radicalmente il costo, oltre che le condizioni di utilizzo. Personalmente non trovo nulla di scandaloso in questi prezzi. L’importante è, come sempre, essere consapevoli dei soldi che si stanno sborsando.