il Fatto Quotidiano, 13 ottobre 2019
Biografia di Anna Ascani
Tra le ambiziose e devote matrioske renziane, Anna Ascani è quella dotata dell’accelerazione angolare più clamorosa. Pupillissima del Re della Leopolda, reginetta degli hashtag, pseudo-Boschi per piglio e aspirazioni, oggi, per alchimie di merito renzianamente inteso e scienza militare, Anna si trova dove avrebbe potuto già essere nei tre anni di Regno Toscano, se solo in quelle terre, a detta di molti, non fosse stato in vigore il tacito quasi-premierato boschiano.
Nata nel 1987, figlia di un vicesindaco democristiano di Città di Castello, eletta alla Camera nel 2013 grazie al premio di maggioranza del Porcellum, Ascani è stata indicata nel 2016 da Forbes tra “i trenta personaggi under 30 più influenti della politica europea” (c’era pure Luigi Di Maio). Da lì, l’influente Ascani ha letteralmente scalato il Pd.
Luglio 2017: Responsabile del Dipartimento Cultura, Istruzione e Scienza (è laureata). Gennaio 2018: capolista nel listino proporzionale alla Camera in Umbria (ovviamente eletta). Marzo 2019: candidata “in ticket” con Giachetti contro Zingaretti e Martina alle primarie del Pd (inspiegabilmente perse), previa diffusione di un video amatoriale in cui i due comparivano seduti su un divano in una stanza vuota, sbendati, apparentemente in buona salute. Dal 12% incassato (da steccarsi con Giachetti), de iure è stata nominata vicepresidente del Pd, dopo aver accusato Zingaretti di usare i troll in campagna elettorale: “Ohi @nzingaretti sarà che non vuoi fare l’accordo coi cinque stelle, ma non è che intanto hai assoldato la Casaleggio Associati per i tweet?! Tutti identici. Non so se ridere o piangere”. Lettiana fino al 2014, appena superata la prova di fuoco della Leopolda e dei talk show è ascesa alle stelle. La sua fama è arrivata oltreoceano. Il 1° ottobre del 2018 l’agguerrita Anna scriveva su Facebook, l’agorà aspirazionale dei rottamatori, maestri nello storytelling: “Ho aspettato qualche giorno per raccontarlo. Anche perché per diverse ore ho fatto fatica a crederci. Dove andavo con la valigia gialla? Ad Amsterdam. Fin qui niente di che. Solo che ci andavo per trascorrere un po’ di tempo con Barack Obama, il 44º Presidente degli Stati Uniti d’America”. Che c’entrasse forse Renzi, il Napoleone che conquistò l’Occidente dem a cavallo di una Smart, la cui reputazione non si era ancora catastroficamente fracassata negli Usa? “La sua fondazione”, riferiva Ascani parlando di Barack, “ha organizzato una tavola rotonda con 11 giovani leader emergenti provenienti da diversi paesi europei per parlare del presente e soprattutto del futuro del nostro continente. E tra quegli 11 per l’Italia c’ero io”. Purtroppo, non esistono verbali della tavola rotonda: chissà cosa hanno deciso, Anna e gli altri 10 leader, per il nostro futuro.
L’anno scorso Salvatore Merlo del Foglio rivelò che Renzi voleva candidare lei al congresso del Pd contro Zingaretti. Era perfetta: “Smalto, tacchi alti, pensiero rapido e parola tagliente”. Purtroppo, l’interessata smentì, con un tono che peraltro la tradiva quale perfetta creazione del più grande talent scout di gente priva di talento della storia: “Non pensavo che la deriva delle fakenews avesse contagiato anche @ilfoglio_it. La notizia che dà sul fatto che @matteorenzi avrebbe chiesto la mia candidatura è completamente INVENTATA”. Finì che Il Foglio fu costretto a rivelare la fonte, che poi era la stessa Ascani.
Nel 2014, ospite a DiMartedì, sgomitation girl Ascani affermò di avere l’abilitazione all’insegnamento di Storia e Filosofia nei licei. Richiesta di produrre le prove, s’adontò, s’infuriò, poi scrisse un agile post in 18 punti più allegati (dotato di incipit-standard precompilato dalle alte gerarchie del Giglio magico per casi del genere: “ADESSO BASTA”). In breve, risultò che Anna aveva chiesto una “sospensione” e dunque non aveva affatto conseguito il titolo. Dall’appoggio sperticato alla Buona Scuola, come l’uomo discende dalla scimmia, il vice-ministero all’Istruzione, all’Università e alla Ricerca. Come ministra in pectore, si è già espressa a favore dell’alternanza scuola-lavoro, che ora pare si chiami “percorso di scuola lavoro”, ma è sempre la stessa solfa di mettere i ragazzini a lavorare gratis. “Dobbiamo superare i freni ideologici”, ha detto: in effetti, schiavizzarli sarebbe un bel superamento.
Inopinatamente non ha seguito Renzi nel nuovo partituccio (“Ho pianto”): qualcuno dice sia uno dei Cavalli di Troia messi da Renzi a guardia delle Istituzioni che ancora reputa sue; altri, che la renitenza alla leva nella Repubblica di Rignano sarebbe la risposta di Anna alla mancata segnalazione di lei a capo dell’Istruzione a causa del veto posto dalla Boschi, distrutta all’idea di perdere il primato di “ministra più giovane del centrosinistra”. Negli ultimi giorni Ascani s’è aperta una sua corrente, con un nome da promoter dell’Enel dentro i centri commerciali: Energie democratiche (le correnti pseudo-renziane sono un genere inedito di democrazia a scatole cinesi, tipo sistema piramidale del Folletto Vorwerk).
Resteranno agli annali i moniti, i veti e i diktat lanciati sui social dalla quasi professoressa: “Oggi (18 luglio 2019, ndr) c’è una intervista a Massimo D’Alema in cui dice che dobbiamo aprire al Movimento 5Stelle. D’Alema e i 5Stelle. Non c’è bisogno di aggiungere altro. Se vogliono fare l’accordo, se lo facciano #senzadime”. Forse c’era bisogno di aggiungere altro: “O con me viceministro”. Anche perché, parliamoci chiaro: dove va l’Italia senza Anna Ascani?