Il Sole 24 Ore, 13 ottobre 2019
Libra, partner finanziari in fuga
Per il momento le uniche certezze di Libra sono Vodafone e Facebook. Alla vigilia dell’appuntamento in cui si farà la conta di chi parteciperà al progetto, la criptovaluta di Mark Zuckerberg raccoglie solo un coro di rinunce da parte dei grandi gruppi finanziari che avrebbero dovuto rappresentare il cuore del gruppo. Dopo PayPal, anche Visa, Mastercard, Stripe ed eBay si defilano dall’adesione alla Libra Association, il gruppo di ventisette società che dovrebbero gestire la blockchain su cui dovrà girare Libra.
O forse bisogna parlare al passato, perché per il progetto della criptovaluta che Facebook ha fatto di tutto fin dall’inizio per presentare come non solo sua sembra davvero arrivato il momento della resa dei conti. Domani a Ginevra si terrà la prima riunione della Libra Association per la nomina del board e quella sarà l’occasione per capire quali soggetti, tra i ventisette che erano stati indicati a metà giugno, saranno pronti a sborsare dieci milioni di dollari per partecipare alla creazione di Libra. David Marcus, l’ex ceo di PayPal che da oltre un anno sta guidando il progetto di criptovaluta di Facebook, continua a insistere che non è detta l’ultima parola.
«Non credo che queste novità possano essere interpretate come la fine di Libra – ha commentato su Twitter -. Certo, non è una grande notizia nel breve termine, ma in qualche modo è liberatoria. Rimanete sintonizzati perché presto ci sarà altro di nuovo». Per il momento solo Vodafone ha confermato ufficialmente l’interesse a far parte del progetto che, nelle intenzioni di Facebook, dovrebbe creare una vera valuta globale, con il valore agganciato a un paniere di valute e titoli del debito per garantire una maggior stabilità, che funzioni da architrave di un nuovo sistema finanziario mondiale più efficiente, economico e inclusivo. Stando alle prime indicazione il valore sarà garantito per metà da dollari e per l’altra metà da yen, euro, sterlina e dollaro di Singapore. Ma il colosso delle telecomunicazioni ha messo subito in chiaro che la sua partecipazione è subordinata alla nomina di un board che non sia espressione esclusiva di Facebook. D’altra parte fin da subito il gruppo guidato da Mark Zuckerberg ha cercato di far figurare che non si trattava della “criptovaluta di Facebook”. Ma il progetto ha raccolto fin dall’inizio la dura opposizione di autorità politiche e finanziarie a livello globale. Tra dieci giorni Zuckerberg sarà davanti al Congresso Usa per spiegare e chiarire il progetto, ma intanto il dipartimento al Tesoro in estate ha convocato Visa, Mastercard, PayPal e Stripe per chiedergli di illustrare in che modo la loro partecipazione a Libra si potesse conciliare con le regole antiriciclaggio del sistema finanziario. L’Unione europea poi ha acceso un faro antitrust sulla criptovaluta e ha promesso di mettere mano a nuove regole per le valute digitali. Lo stesso Marcus si è detto consapevole delle difficoltà del progetto: «Cambiamenti di questa portata sono complessi: capisci che stai lavorando a qualcosa di importante quando la pressione aumenta in questo modo». Fin dal primo momento Facebook ha chiarito che avrebbe dato il via al progetto solo con il benestare delle authority finanziarie globali e questa rimane la posizione ufficiale. Visa e Mastercard sembrano aver adottato una posizione di attesa, lasciando trapelare che la loro non rappresenta la decisione finale e che sarebbero pronte a rientrare se saranno soddisfatte le richieste dal punto di vista regolamentare. Per il momento però il consorzio che dovrà gestire Libra ha perso tutta la componente finanziaria (rimane solamente PayU). Sono rimaste le società tecnologiche, da Uber a Lyft, da Spotify a Booking, e le società tlc (Vodafone e Iliad) che potranno garantire l’accettazione di Libra come mezzo di pagamento per andare oltre ai 2,5 miliardi di utenti di Facebook, insieme ad attori del mondo venture capital, a partire da Andreessen Horowitz, e del comparto cripto, con in testa Coinbase e Xapo. Difficile dire se saranno sufficienti per dare credibilità al progetto.