La Stampa, 13 ottobre 2019
L’assedio ai giganti digitali
I giganti digitali della Silicon Valley dominano l’economia globale ma la loro onnipotenza sui mercati e nell’innovazione è minacciata da una raffica di sfide tecnologiche, battaglie normative, attacchi politici, dazi commerciali e trasformazioni del web di entità tale da far prevedere che nel 2020 saranno al centro di uno scontro che ne minaccia la leadership.
Sul fronte della tecnologia, a 12 anni dal debutto dell’iPhone almeno 4 miliardi di persone ne possiedono uno ma la crescita del mercato sta rallentando perché la sfida ora è su quale prodotto li supererà: saranno orologi, automobili, assistenti elettronici o robot da indossare a fare telefonate, inviare messaggi ed eseguire pagamenti? Il successo delle microtecnologie - come quelle che si inseriscono nelle orecchie - fanno intuire che gli smartphone di Apple e Huawei sono già sulla difensiva. Per non parlare di Google perché i disordinati risultati delle sue ricerche eseguite sul web - oggi quasi un monopolio - sembrano pratiche preistoriche davanti ai primi programmi di Intelligenza artificiale che consentono indagini personalizzate e raffinate, in tempo reale, di testi, immagini e video, in qualsiasi lingua, fornendo esiti ordinati secondo le preferenze desiderate.
Poi ci sono le battaglie normative: Facebook, Google, Amazon e Apple si trovano ad affrontare nel complesso 12 mega indagini da parte di Dipartimento di Giustizia, Congresso di Washington e «Federal Trade Commission» (l’Autorità Usa che tutela i consumatori) che riguardano soprattutto concorrenza e privacy ma anche - nel caso di Facebook - acquisizioni e criptovalute. Ciò significa che i «Big Tech» dovranno difendersi nei prossimi mesi da un’offensiva delle autorità regolatorie Usa senza precedenti, destinata a modificare radicalmente norme, consumi e profitti.
Anche perché alle spalle di tali iniziative c’è un crescente consenso del grande pubblico: tutti i 50 Stati Usa hanno aperto indagini su Google per violazione delle regole dell’Antitrust; candidati democratici alla Casa Bianca come Bernie Sanders ed Elizabeth Warren invocano apertamente lo smembramento di Facebook e Google; senatori repubblicani come Josh Hawley, del Montana, chiedono di «porre fine all’immunità delle piattaforme» perché «i loro contenuti spesso non sono affatto neutrali».
Nell’Unione Europea l’atmosfera è analoga, come suggeriscono tanto la volontà della nuova Commissione europea di Ursula von der Leyen di varare la web tax entro un anno che la recente decisione del Parlamento europeo di approvare la tutela del copyright con una direttiva che diventerà legge entro 24 mesi in tutti gli Stati membri. Insomma, Usa e Ue vanno nella stessa direzione: il Far West digitale deve finire e chi lo domina deve sottomettersi a regole che difendano il mercato ed i consumatori. E ancora: la guerra dei dazi Usa-Cina è destinata a investire la produzione degli smartphone - la quasi totalità è prodotta nella Repubblica popolare - come dimostrano le reiterate richieste della Casa Bianca di Donald Trump ad Apple di «riportare tutta la manifattura negli Stati Uniti». La prima avvisaglia del cambiamento viene da Google che sta cercando in Vietnam fornitori elettronici alternativi a quelli cinesi. E come se non bastasse, c’è il processo di frammentazione del web che mina alla base il dominio digitale delle «Big Tech» perché dopo la scelta della Cina di dotarsi di un formidabile sistema di firewall cyber capace di isolarla dal resto del web anche Russia e India stanno andando - in maniera differente - nella stessa direzione, seguite a debita distanza da una pattuglia di nazioni in Africa e Asia determinate a usare la censura del web a fini politici in maniera efficiente come già riesce a Nord Corea ed Iran.
La somma di tali scenari vede i giganti digitali della Silicon Valley sotto assedio da parte di nuove tecnologie, norme più rigide, cause legali imponenti, tariffe commerciali e una ridefinizione del cyberspazio. Può essere la genesi di uno scontro globale che segnerà il nuovo anno come anche di una nuova fase di sviluppo dell’innovazione, verso nuove avveniristiche destinazioni. Destinate ad avere un impatto sulla qualità della vita della popolazione del Pianeta.