ItaliaOggi, 12 ottobre 2019
Periscopio
Dai e dai, i diversivi diventano versacci. Dino Basili. Uffa news.Direbbe Maurizio Ferrini di Quelli della notte: «Zingaretti non capisce ma si adegua». Jena. La Stampa.
Un bambino mi ha chiesto: che cosa sono le tasse? Gli ho risposto mangiandogli il 48 per cento della sua merendina. La seconda merendina l’ha mangiata di nascosto. Sul web.
In letteratura gli uomini si ricordano e le donne inventano. Frederic Grendel («Summer of 42»). Gabriele Matzneff, Elie et Phaeton. la Table ronde, 1991.
Matteo Renzi ha lasciato il Pd dopo che il Pd ha fatto quello che voleva lui; sostiene la maggioranza, ma la pungola; l’ha fatta nascere ma minaccia di farla finire. Insomma è, allo stesso tempo, al governo e all’opposizione. Bruno Manfellotto. Gedi.
Calenda ha detto che io sono la «versione burina del Ku Klux Klan». Non si possono dire cose del genere. L’ho querelato. Calenda ha un problema di visibilità. Quando si è accorto che insultandomi viveva di grande visibilità riflessa, ha insistito. Mi ricorda quei ragazzini ricchi che nei film americani bullizzano quelli che hanno la borsa di studio. Giorgia Meloni, segretario di Fratelli d’Italia (Claudio Sabelli Fioretti). il venerdì.
Mentre nell’ultimo dopoguerra le eccellenze delle professioni accedevano alle cariche pubbliche e ne erano ripagate da una reputazione crescente, da qui a poco solo i disoccupati e i titolari di assegni sociali, riterranno conveniente fare il parlamentare. Chi ha una professione importante, già da tempo, evita il pubblico ludibrio connesso al titolo di onorevole. Pierferdinando Casini, deputato Pd (Emanuele Lauria). la Repubblica.
Sulle grandi nomine è già scoppiata la rissa. Come antipasto, quelle di Invitalia e del Fondo Nazionale Innovazione, ma il vero piatto forte sono tutte le altre in scadenza, nell’attesa di sapere da Matteo Renzi su chi punterà per la riconferma della sua vecchia terna composta da Poste Italiane (Del Fante), Enel (Starace), Eni (Descalzi) e se Gentiloni continuerà a sostenere. Alessandro Profumo in Leonardo. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Perché si fa fatica a credere, ma c’è anche totale smarrimento per il fatto di non credere? Perché tante periferie cingono le nostre città in una morsa ostile? Perché il Belgio si sta dissolvendo come Stato? Che origini e che intensità hanno le forze che, tra loro combinate, ci lavorano contro? Giulio Tremonti, La paura e la speranza. Mondadori, 2008.
Se noi non abbiamo visto maturare niente di ciò che si tramava dalla Prefettura di polizia di Parigi (dove un poliziotto convertitosi all’islam ha ucciso quattro suoi colleghi, ndr) è perché noi non abbiamo voluto vedere niente! E se noi non abbiamo voluto vedere niente, è perché noi siamo, in Francia, collettivamente vittime di uno strano male, particolarmente virulento nelle pubbliche amministrazioni, nei gabinetti ministeriali e nelle sale stampa, una malattia dello spirito, prossimo alla cecità volontaria, una malattia che bisognerà pure, se la si vuole combattere, risolversi a chiamarla con il suo vero nome: il deislamismo. Alexis Brèzet, direttore del Figaro.
Funerali di padre Pio nel 1968. Fotografai la salma. Ma alla redazione consegnai solo scatti dei fedeli in lacrime. Anche qui, una forma di rispetto. Giorgio Lotti, già fotografo di Epoca, 82 anni (Stefano Lorenzetto). Corsera.
La Chiesa, nata per proclamare che Dio esiste ed è provvidente, messaggio in sé già difficilissimo da fare passare, s’è distratta da decenni e definitivamente col pontefice sudamericano. La dottrina di Francesco, muta sull’Aldilà, è fatta di ecologismo, ripudio della ricchezza, accoglienza pauperista, indulgenza morale, promiscuità. L’immagine della sua Chiesa (contro la sua volontà ma per sua imprudenza) è quella di una congrega di intriganti e disordinati sessuali. Giancarlo Perna. LaVerità.
Come vivo il tempo che passa? Come un’ombra, una distanza, un’occasione mancata, un dolore, una scomparsa. È il vivere nella provvisorietà. So di essere una persona precaria. Eugenio De Signoribus, poeta (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Prima, il pilota militare sapeva che il nemico lo vedeva e lui no. Con l’F35, la situazione è ribaltata: noi li vediamo e loro no. Pilota italiano operante in ambito Nato nella base aerea di Reykjavik, Islanda. Francesco Grignelli. La Stampa.
A Firenze l’inizio della guerra fra i guelfi e i ghibellini somiglia più a una commedia scollacciata che a un dibattito geopolitico. Un tal Buondelmonte dei Buondelmonti rompe una promessa di nozze con una fanciulla della casa degli Amadei e si sposa invece con una Donati. Gli Amadei si riuniscono per decidere come lavare l’onta, ma non riescono a trovare una soluzione. Spezza gli indugi Mosca dei Lamberti, pronunciando una frase divenuta un modo di dire ancora oggi molto popolare: «Cosa fatta, capo ha». E così, il giorno di Pasqua del 1215 Buondelmonte dei Buondelmonti viene assassinato mentre percorre a cavallo il Pontevecchio di Firenze. Fabrizio Rondolino, L’Italia non esiste (per non parlare degli italiani). Mondadori, 2011.
Vendere tutto a tutti, dovunque e in qualsiasi ora. Era questa l’ambizione di Jeff Bezos alla metà degli anni 1990, quando ha creato Amazon.com nel suo garage con l’aiuto di due soci esperti in elettronica. Si trattava, allora, di vendere libri. Audrey Fournier. Le Monde.
Di Milano mi piace ogni cosa: i quadri grigi, le luci gialle, certo, ma anche i suoi colori sommessi, le linee dei palazzi, il fatto che dopo la seconda guerra mondiale ci avesse voluto vivere il maestro Lucio Fontana, gli alberi che sembrano vergognarsi a fiorire, gli innamorati a passeggio per Brera, e poi i suoi artisti, milanesi e non, ma tutti da Milano influenzati profondamente, come Giorgio Armani che alla sua elegantissima semplicità s’è ispirato e coi suoi abiti l’ha disegnata meglio di come farebbero tanti pittori. Edoardo Nesi, scrittore pratese. la Repubblica.
Una sera io e mia moglie stavamo sonnecchiando davanti al televisore che viaggiava per conto suo. Quante volte quello dei due coniugi che ha almeno un occhio aperto, sveglia l’altro l grido di: «Ma guarda chi c’e’!». Non si tratta di un ospite inatteso (nelle case dei vecchi coniugi, a quell’ora, non arriva mai nessuno: i nipotini dormono e i figli «hanno i loro problemi», come dice la moglie, o «se ne sbattono’», come dice il marito) ma si trattava di un vecchio attore spuntato in un antico film e quasi irriconoscibile perché, all’epoca, era ancora giovinetto. Guglielmo Zucconi, La divisa da balilla. Edizioni Paoline, 1987.
Le donne virtuose sono viziose represse. Roberto Gervaso. Il Giornale.