Linkiesta, 12 ottobre 2019
Calenda e l’alleanza contro gli stronzi
Non si può dire che Carlo Calenda non si impegni a mettere insieme tutti quelli che si battono contro gli inadeguati e i pericolosi. Anche troppo, probabilmente. È entrato e poi è uscito dal Partito democratico, ha raccolto l’invito di un editoriale della Stampa per invitare a cena Matteo Renzi e Paolo Gentiloni e progettare una strategia comune contro il nazional-populismo, ha fondato Siamo europei e poi l’ha portato dentro il Pd, per poi riportarlo fuori, dopo aver fatto una bella iniziativa in campagna elettorale con Renzi a Milano.
Ieri ha promosso un incontro a Napoli, dal titolo speranzoso Un’alternativa c’è, insieme con +Europa di Benedetto della Vedova e Emma Bonino e Diversamente di Matteo Richetti, cui si è aggiunto in extremis Stefano Parisi con il suo Energie per l’Italia. Su Twitter, ha taggato all’evento anche i giovani europeisti di Volt, anche loro presenti a Napoli, che aveva già provato a coinvolgere prima delle Europee. Contemporaneamente, commentando un tweet di Pierluigi Battista, ha chiesto a Zingaretti, a Renzi, a Parisi, a Bonino, ma anche a Mara Carfagna, con cui a giugno aveva litigato sui social, di mobilitarsi tutti insieme per una manifestazione, domani, a favore dei curdi bombardati dai turchi. Una specie di cena a casa Calenda, anche questa organizzata all’ultimo minuto, ma stavolta per una causa umanitaria e geopolitica. È andata quasi bene, in questo caso, perché i convitati scenderanno in piazza del Pantheon martedì «a fianco del popolo curdo», chiedendo non si sa bene a chi di fermare la guerra. Calenda però ha trovato il modo di litigare con Zingaretti, sempre su Twitter, subito dopo l‘adesione del Pd alla manifestazione da lui ideata, quando ha ascoltato il segretario democratico dire in tv che Virginia Raggi non si deve dimettere da sindaco di Roma. Difficile biasimare Calenda, in questo caso. Ma siamo punto e daccapo.
Le intenzioni sono ottime, benemerite, ma è evidente che fare politica in questo modo, invadendo le timeline altrui con uno scrollo continuo di tira e molla digitali, difficilmente funziona, tranne se c’è da esprimere solidarietà a favore di un popolo martoriato. I partiti e i movimenti politici sono organizzazioni complesse, anche quelli avventati di questi tempi, hanno liturgie che non possono reggere il passo dei tweet. Come si è accorto ieri Zingaretti, poi, Calenda alterna inviti a cena a flame ustionanti, carinerie a cadute di stile, come quella nei confronti di Mara Carfagna, seguite poi da scuse e gentilezze assortite, e ora da inviti pubblici a manifestare insieme, perché al dunque è una persona bene educata, salvo poi ricominciare sempre in real time a un ritmo frenetico h24.
Nella speranza che per rappresaglia i figli gli sequestrino lo smartphone, a Calenda va però riconosciuto di essere l’unico del gruppo di leader politici antipopulisti a poter vantare di non essersi mai alleato né con Di Maio né con Salvini, una coerenza che giustamente rivendica a voce alta, e pazienza se poco tempo prima aveva proposto la stessa cosa. Quando interviene nel merito delle questioni all’ordine del giorno è uno dei politici più seri e preparati, come aveva dimostrato al governo, ma va anche detto che non è un infallibile mago di strategia politica, visto che per indebolire il Conte 1 implorava il Pd di votare contro l’Alta velocità (a proposito di coerenza), quando invece il governo è caduto proprio perché il Pd ha tenuto il punto e la conseguenza è stata la spaccatura nella maggioranza e, di passaggio, anche l’ok alla Tav.
Piaccia o no, Calenda è l’unico a dire apertamente che in un modo o nell’altro, a cena per salvare l’Italia o in piazza in difesa del popolo curdo, prima o poi, meglio prima che poi, bisognerà trovare il modo di moderare caratteri, ego e ambizioni dei leader antipopulisti per costruire finalmente l’alleanza di noi italiani contro gli stronzi (certo, poi dovrà moderarsi anche lui).