Corriere della Sera, 12 ottobre 2019
Trapianto record, riceve 4 organi
Domenico, che tutti chiamano Nico, aspettava da tanto quel trapianto di polmoni. Da una vita. Perché con la fibrosi cistica si nasce e nel tempo questa malattia genetica terribile eppure ancora in parte sconosciuta, che rende le secrezioni più dense e meno scorrevoli, provoca gravi danni agli organi. Soprattutto ai polmoni.
Ma alla sua età, 47 anni, il male aveva aggredito anche il fegato e il pancreas. Così i chirurghi della Città della Salute e della Scienza di Torino hanno deciso di sostituire tutte le parti compromesse. Nico è la prima persona in Europa sottoposta a un trapianto di quattro organi in un’unica operazione: un intervento durato quindici ore e che tempo un anno – stimano i medici – gli regalerà una seconda esistenza. Stavolta normale.
E allora tutti fanno il tifo per lui, anche se Domenico sta già bene dopo questa maratona chirurgica che si svolta tra lunedì e martedì e, tra qualche giorno, potrà essere trasferito in un reparto di degenza.
«Il Signore ha operato attraverso le mani di questi medici. Grazie per aver reso possibile il miracolo», gli scrive su Facebook un’amica della provincia di Foggia, dove vive. Seguono auguri, preghiere, il pensiero di un ragazzo che sta ancora lottando: «Sono felice di non vederti più in reparto».
Nelle ultime settimane le sue condizioni si sono aggravate. Finché i professionisti del Policlinico di Bari, in cui era ricoverato, hanno chiesto l’aiuto dei colleghi dell’ospedale Molinette della Città della Salute e della Scienza, uno dei maggiori centri trapianti d’Italia.
Nico è arrivato a Torino su un volo di Stato, sedato. E qui i medici hanno capito subito che un intervento limitato ai polmoni non sarebbe stato sufficiente: occorreva sostituire anche il fegato, ormai in necrosi, e il pancreas, anch’esso in condizioni critiche. Nel mondo c’era soltanto un precedente. Un’operazione eseguita a Toronto, nel 2017: i chirurghi torinesi si sono ispirati a quella.
«Per guarire la fibrosi in maniera radicale non c’erano alternative. Tra un paio di settimane il paziente dovrebbe riprendere la vita normale. L’obiettivo è che tra un anno le sue condizioni siano ottimali», concordano Renato Romagnoli, direttore del Centro trapianti di fegato delle Molinette e Mauro Rinaldi, alla guida del Centro trapianti di polmone, protagonisti in sala operatoria.
Che ora si schermiscono. Non vogliono essere chiamati maghi, raccontano che si sono soltanto sincronizzati al meglio, grazie anche all’aiuto di anestesisti e infermieri e senza perdere nemmeno un minuto di tempo.
Quello che ora, c’è da scommetterci, non vorrà più perdere nemmeno Nico. Gli amici lo chiamano «guerriero», «roccia», «grande». E già non vedono l’ora di festeggiare con lui in Puglia quel trapianto tanto atteso.