Il Sole 24 Ore, 11 ottobre 2019
Mondadori venderà i periodici non strategici
Sbarco nell’editoria professionale, con un’acquisizione, e focalizzazione sempre più spinta sul settore dei libri che passerà anche attraverso una revisione del proprio sistema periodici per il quale sarà creata una società ad hoc.
Mondadori si prepara a un finale d’anno in cui questi due tasselli dovrebbero andare al loro posto. Ai piani alti della casa editrice di Segrate il timing per la partenza con queste due novità è fissato per l’inizio dell’anno. Il tutto a continuazione di un lavoro che comunque parte da lontano e che risponde a una scelta strategica che l’ad Ernesto Mauri ha più volte sottolineato nel corso di questi anni: concentrarsi sui libri, a fronte di un mercato dei periodici che quanto a raccolta pubblicitaria ha perso circa il 70% dal 2008 con una diffusione calata nel contempo del 50 per cento.
È nell’onda lunga di questa scelta che va letta anche, per esempio, la promozione di Equita che ieri ha alzato il giudizio sul gruppo editoriale di Segrate, presieduto da Marina Berlusconi, a “buy” rivedendo al rialzo le stime dell’ebitda adjusted 2019-20 del 2% e quelle sull’utile netto adjusted del 3% grazie ai Libri e al Retail. E così, secondo gli analisti di Equita, nel 2019 Mondadori dovrebbe tornare a pagare il dividendo che manca dall’esercizio 2010, «con un possibile payout al 50%, e una guidance di utile netto adjusted a 30-35 milioni».
Il titolo ieri ha ringraziato, con un aumento del 7% per 453,9 milioni di capitalizzazione di mercato saliti, rispetto a inizio 2015, del 97 per cento. La scelta, netta, di puntare sui libri e su una scrematura dei periodici – ma con rafforzamento del digitale – ha del resto radici lontane. Il business più redditizio per Mondadori fino a metà degli anni 2000 era stata la Periodici Italia che nel 2008 produceva ricavi per 575 milioni su 1,8 miliardi complessivi, con un margine operativo lordo di 93,5 milioni, pari al 38% del totale. Nel 2013 la situazione era però tracollata, con ricavi per la Periodici Italia a 326,1 milioni di euro e una perdita di 20 milioni di euro. Oltre alla Periodici Italia erano in perdita anche i business della pubblicità, della radio (le emittenti sono poi passate al gruppo Mediaset) e del retail, con un indebitamento totale di Gruppo che a fine 2013 era pari a -370 milioni circa.
Da lì il lavoro che ha portato a un turning point nel 2016 con le due acquisizioni: Rizzoli nei libri e Banzai Media nel digitale. Con la prima, Mondadori ha potuto sperimentare sinergie ed entrare nel mercato Usa degli illustrati. La redditività derivante dai libri ha finito così per passare dai 42 milioni di euro del 2015 a 85 milioni di euro nel 2018 (su un totale di Gruppo di circa 90 milioni di euro). Con Banzai dall’altra parte – l’acquisizione è stata conclusa dopo vari tentativi falliti di farsi un digitale in casa – la Mondadori ha portato al suo interno realtà come, ad esempio, Giallozafferano e in generale ha finito per rafforzare la sua leadership nel digitale, arrivando a 28,4 milioni di utenti unici al mese raggiunti oggi.
Queste due operazioni hanno in fondo permesso di consolidare i core business del gruppo, iniziando a incrementare in modo significativo il contributo dei libri sulla marginalità e facendo leva su un digitale in grado di compensare parzialmente il calo del print.
Ora Mondadori è di certo una società più piccola rispetto al passato. Gli 1,27 miliardi di ricavi nel 2013 sono scesi a 891 milioni nel 2018 con un 2019 che ha un outlook in leggera contrazione. Ma l’editrice di Segrate si è anche rafforzata, con indebitamento atteso a 60-70 milioni che sono ben altra cosa dei -363 milioni di Pfn al 2013 e -147,2 milioni del 2018.
Il futuro prossimo dovrebbe dunque passare da un’acquisizione nell’editoria professionale che è un «mercato frammentato con 300 milioni di vendite» spiega Equita. Del resto tra i più grandi colossi europei del publishing ci sono Wolters Kluwer e Reed Elsevier, giganti nel settore professionale. Oggi Mondadori è leader nei titoli commerciali (dopo il matrimonio con Rcs Libri) e nella scolastica. Quello che in effetti manca è un nuovo pilastro nella professionale che dovrebbe arrivare con questa acquisizione. A quanto risulta al Sole 24 Ore sarebbe stata esclusa una crescita in tal senso per linee interne.
Quanto ai periodici, che hanno visto la vendita di Panorama a Maurizio Belpietro, dall’1 gennaio dovrebbe partire la nuova società in cui dovrebbero confluire i brand considerati con potenziale di sviluppo a tutto tondo: digital carta ma anche possibili sbarchi in tv. Nella società dovrebbero rientrare i brand a grande diffusione come Donna Moderna, Grazia, Chi, Tv Sorrisi e Canzoni (e le guide Telepiù e Guida Tv), GialloZafferano, oltre ai magazine del sistema Focus, Interni, Icon, Icon Design, Casafacile, MypersonalTrainer, Studenti. A rimanere fuori sarebbero quelle testate non strategiche fra cui sicuramente le due riviste di cucina (Cucina Moderna e Sale e Pepe) e i settimanali Confidenze e Starbene. E qui gli occhi restano comunque puntati su Belpietro.