ItaliaOggi, 11 ottobre 2019
La Norvegia cresce ma tira la cinghia
Malgrado una crescita robusta, la Norvegia stringe la cinghia in anticipo sul rallentamento della congiuntura. Il governo ha deciso di ridurre il ricorso alla manna del suo fondo petrolifero in previsione di giorni difficili a venire. Si potrebbe parlare di problemi dei ricchi, secondo Le Figaro. Nel budget 2020 il governo di destra frena la spesa pubblica, anche se nel paese le cose vanno bene, come ha assicurato il ministro delle finanze, Siv Jensen, grazie anche alle entrate derivanti dal petrolio che alimentano un fondo sovrano di 1.100 miliardi di dollari. Il governo ha stabilito un tetto massimo della spesa che non può superare il 3% l’anno del valore del fondo. Una decisione che ha suscitato un dibattito politico a Oslo con la sinistra che ha denunciato il ricorso a questo capitale che serve ad assicurare le pensioni delle generazioni future, quando la manna del petrolio si prosciugherà. E ha chiesto, invece, che il governo aumenti le imposte. Per tutta risposta, il ministro Jensen ha previsto di ridurre nel 2020 l’uso delle risorse del fondo al tetto massimo del 2,6% contro il 2,9% di quest’anno. La riduzione della spesa pubblica avrà effetti sulla crescita che è prevista al 2,5% l’anno prossimo, in calo dello 0,2%.Le risorse del fondo sono state utilizzate per compensare la caduta dei prezzi del greggio nel 2014. E hanno avuto l’effetto di stimolare l’economia nazionale. Tuttavia, la Norvegia percepisce nuvole nere all’orizzonte prevedendo che l’estrazione di idrocarburi dal Mare del Nord diminuirà negli anni prossimi. Inoltre, il paese, che non ha voluto aderire alla Ue, è esposto ai rischi di una Brexit senza accordo dal momento che un quinto delle proprie esportazioni sono verso il Regno Unito. Ed è anche preoccupata per gli effetti della guerra dei dazi degli Usa con l’Europa e la Cina.