la Repubblica, 10 ottobre 2019
Una banconota in plastica da 20 sterline
La Banca d’Inghilterra sta per rilasciare una nuova banconota da 20 sterline, quella preferita dai falsari. Avrà il volto dell’artista William Turner, scelto fra 29 mila nomination proposte dai britannici; una sua frase dedicata alla luce e ai colori; un ologramma e una immagine della corona in 3D; e sarà fatta di plastica. Tecnicamente, un polimero. Perché, ha ribadito il governatore, “le banconote di questo tipo sono più igieniche, più resistenti e più sicure di quelle di carta”. Parlare bene della plastica di questi tempi, e farlo con argomenti ragionevoli, è un esercizio ai limiti dell’eroismo.
Va detto che il Turner da 20 sterline non sarà la prima banconota britannica in plastica: segue il Churchill da 5 e la Jane Austen da 10, introdotte dal 2016; e precede l’Alan Turing da 50 che arriverà nel 2021. Il fatto che le banconote non siano più di carta è una cosa che sorprende solo noi europei: le banconote di plastica sono state introdotte in Australia già nel 1988 e da allora sono state scelte da più di trenta paesi (ultima la Macedonia, nel 2018). La carta resiste però nella zona Euro. Le nostre banconote sono orgogliosamente fatte di una carta ottenuta dalle fibre del cotone. Questa differenza ha aperto un dibattito su quale sia la scelta migliore dal punto di vista ambientale, della sostenibilità. Teoricamente la plastica parte battuta, ma la Banca d’Inghilterra in uno studio ha sostenuto che le banconote di plastica durano 2,5 volte di più di quelle di carta e quindi hanno un impatto sull’ambiente nettamente inferiore (il 16 per cento in meno). La Banca Centrale europea ha replicato affermando che la carta dell’euro viene trattata in modo da prolungarne la durata, ma non si sa di quanto.
Il punto debole delle banconote di plastica sembra essere un altro: nel polimero ci sarebbero tracce di grassi animali, il che le rende intoccabili per alcuni vegani. L’alternativa è l’olio di palma, che però scatenerebbe gli ambientalisti. Cosa ci insegna questa piccola storia? Che tradurre in vita reale i sacrosanti slogan sulla sostenibilità è molto complicato e richiede un approccio pratico, senza dogmi.