ItaliaOggi, 10 ottobre 2019
Periscopio
Variazioni. Da «ma anche» ad «anche se». Dino Basili. Uffa news.Andiamo a riprendere chi è scappato nel bosco. Pier Luigi Bersani, ex segretario Pd.
Con Lega e M5s vigeva in Italia una sorta di bi-populismo. Due forze antisistema che, per stare assieme, facevano sistema. Fulco Lanchester, costituzionalista (Antonio Gnoli). la Repubblica.
La diplomazia è lo scambio delle bugie per dire delle verità. Giuseppe Prezzolini, L’italiano inutile. Rusconi libri, 1994.
Presidente Conte, ci stupisca con tre idee, non 29, per dare una svolta al Paese. Carlo Bonomi all’ultima assemblea di Assolombarda.
Lo dico subito, i dazi Usa di Trump non saranno una tragedia per Eataly. Bisogna sempre essere capaci di risollevarsi, prendere i punti di debolezza e trasformarli in forza, non lamentarsi. Tanto non c’è verso, quell’uomo lì è fuori di testa, e continuerà così: dobbiamo reagire mettendoci il doppio dell’energia, combatteremo e non ci arrenderemo mai. Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, Un giorno da pecora. Rai Radio1.
La Brexit è diventata una questione di fede, come cattolici-protestanti. Avremo il Regno Unito spaccato per molto tempo. Temo ci saranno violenze contro politici, disordini nelle strade. Anche per questo, da europeista, credo che la Brexit vada fatta. Nick Hornby, scrittore inglese (Antonello Guerrera). la Repubblica.
Sembra che l’erede del Pci, il Pd, padroneggi ancora i segreti dell’alchimia. Pensate alla stupefacente trasformazione dei 5 Stelle: erano il peggio del peggio quando stavano con Salvini, sono diventati ora rispettabili (al punto che certi dirigenti del Pd immaginano, per il futuro, una fusione fra i due gruppi). Un passaggio fulmineo dalla condizione di «intoccabili» a quella di brahmani, un’ascesa sociale precipitosa e strepitosa. Il tutto grazie alla rottura con la Lega e l’alleanza con il Pd. Angelo Panebianco, Corsera.
Spesso mi chiedono se il Movimento 5 stelle sia di destra o di sinistra. Io rispondo né l’una né l’altra. È solo di Davide Casaleggio. Non a caso da quando il Movimento è a Palazzo Chigi, la Casaleggio associati ha triplicato il fatturato. Nicola Biondo, ex capo della comunicazione del M5s (Elena G. Polidori) Quotidiano nazionale, QN.
È finita in Europa l’età dell’oro. È finita la fiaba del progresso continuo e gratuito. La fiaba della globalizzazione, la cornucopia del Ventunesimo secolo. Una fiaba che pure ci era stata così ben raccontata. Il tempo che sta arrivando è un tempo di ferro. Giulio Tremonti, La paura e la speranza. Mondadori, 2008.
Estate 1959, Antonio Segni è il quarto presidente della repubblica e, qualche mese più tardi, Salvatore Quasimodo si aggiudicherà il premio Nobel per la Letteratura. Anna Rosa Pavan è una ragazzina di 14 anni fresca di avviamento professionale. «Un giorno arriva la bidella della scuola a casa mia, parla con mia madre, le dice che l’agenzia delle Assicurazioni Generali cerca personale. È così che ho cominciato a lavorare», racconta divertita Rosa, che adesso ha compiuto 75 anni e che domani taglia il traguardo dei 60 anni di assunzione, quindi anche di contributi versati. Gli scivoli, per lei, sono solo quelli del parco giochi. E «quota cento» sono i punti collezionati con la spesa settimanale. Alla pensione proprio non ci pensa, lei che è ormai a quota 135. Sessant’anni dopo la sua ultima estate da bambina, Rosa sta ancora seduta alla sua scrivania delle Generali di piazza Indipendenza a Treviso. Con un diploma di avviamento dirige 12 persone ed è lo snodo dell’attività di 20 agenti Enrico Ferro. la Repubblica.
Il destino dei giovani dovrebbe essere in cima all’agenda del governo. Ma la politica non è più il luogo della decisione. Ha delegato le scelte all’economia, e l’economia alla tecnica. È finita l’idea di bene comune che c’era negli anni Cinquanta. Rimane solo quella della poltrona. Non vi è alcun dubbio che i 5 Stelle stanno al governo solo per non tornare a fare i disoccupati e i leghisti volevano votare per avere la maggioranza assoluta e instaurare il sovranismo al soldo di Vladimir Putin. Umberto Galimberti (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Obietterete: ma Salvini che ha tanti voti potrà mai passare all’incasso? È nel suo diritto ma nei suoi panni non mi sarei precipitato. Prima avrei vinto qualche altra elezione parziale. Poi, quando fosse stato evidente a tutti lo iato tra parlamento ed elettori (nei fatti, non nei sondaggi), avrei preso il tè con Sergio Mattarella per chiedergli: «Vogliamo finalmente tornare alle urne?». E se al solito faceva lo gnorri, avrei puntato i piedi. Giancarlo Perna. La Verità.
Non vedo il pericolo di un fascismo risorgente. È vero che ci sono frange nostalgiche e violente che usano a man bassa rituali e simboli che si richiamano a quel mondo e che possono avere una presa sulla disperazione della gente. Ma il punto vero non è quello. La rottamazione delle vecchie famiglie partitiche ha favorito modelli politici plebiscitari. I quali, in ogni caso, devono tener conto dell’enorme volatilità elettorale. Questo vale per tutta l’Europa, ma in particolare per il Sud, dove le ferite inferte alla stabilità democratica sono state più profonde. Fulco Lanchester, costituzionalista (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Eravamo alla perenne ricerca di emozioni forti. Più col gioco che con le ragazze. Poker, cavalli («gli stramaledetti quadrupedi»), pelota basca, cinodromo, bische di strada e bische occultate nel retro di rispettabili circoli culturali milanesi, frequentate dal procuratore generale, Carmelo Spagnuolo, da magistrati, da direttori di giornale, da imprenditori e dalla inesausta e indecifrabile fauna di coloro che cercano di trovare nel gioco un senso alla propria vita. Massimo Fini, Ragazzo – Storia di una vecchiaia. Marsilio, 2007.
Nico, mio fratello, laureato ventenne a pieni voti dal Regio Politecnico di Milano è molto quotato dai dirigenti della Società Bompiani Parodi Delfino di Colleferro (Roma). Pochi italiani hanno la sua competenza in materia di armi ed esplosivi. È un uomo curioso: carattere di metallo, cordiale e ricco di umorismo, è chiuso nella sua rigorosa modestia come in una cella frigorifera: mai una parola su se stesso, in nessuna della cinque lingue che conosce alla perfezione. Paolo Caccia Dominioni, Alpino alla macchia. Cavallotti editori in Milano, 1977.
Tornati sulla strada intasata di macchine, nel suono imperterrito dei clacson, Mario e Sacromonte, si salutarono, senza capire una parola. Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori, 1982.
Nessuna donna riuscirà a non farti ritrovare la testa che ti ha fatto perdere. Roberto Gervaso. Il Giornale.