ItaliaOggi, 10 ottobre 2019
Cina, il boom degli spaghetti (noodle) rivela che i cinesi stringono la cinghia
Per cercare di inquadrare lo stato di salute dell’economia cinese c’è un nuovo indicatore: le vendite di noodle istantanei, la pasta precotta e pronta al consumo molto popolare in Oriente.Il giro d’affari di questo prodotto è tornato a crescere nella Terra del Dragone, fenomeno finito nel radar degli osservatori del mercato cinese e che potrebbe nascondere la propensione dei consumatori, preoccupati dalle prospettive economiche del Paese, a ridurre i loro consumi. E se questa tendenza si confermasse sarebbe un campanello d’allarme per Pechino: il governo cinese conta sulla spesa domestica per sostenere la crescita economica, che quest’anno deve attutire anche i colpi della guerra commerciale con gli Stati Uniti di Donald Trump.
Secondo i dati della World Instant Noodles Association i consumi in Cina e a Hong Kong hanno toccato il picco nel 2014, con 44,4 miliardi di confezioni vendute, poi hanno iniziato a scendere fino ai 38,5 mld del 2016, per poi riprendere quota fino ai 40,25 mld dello scorso anno (in Italia se ne vendono 20 milioni). E nei primi sei mesi del 2019, secondo i dati di Nielsen, le vendite di noodle hanno continuato a marciare col vento in poppa: +7,5%.
Come scrive il South China Morning Post, i noodle istantanei sono un prodotto di consumo iconico in Cina, associato alla rapida industrializzazione del Paese. Le vendite sono aumentate durante il boom industriale, mentre sono scese in concomitanza alla formazione e all’ascesa della classe media che, con un reddito più alto, poteva acquistare cibo di fascia più alta. La popolarità dei noodle viene sfruttata per valutare se i consumatori sono propensi a spendere e se stanno stringendo la cinghia.
«Negli ultimi cinque anni le vendite di spaghetti istantanei in Cina sono risalite sopra 40 miliardi di pacchetti», ha scritto Tao Dong, ad di Credit Suisse Private Banking Asia-Pacific. «È vero che nel settore sono stati apportati molti miglioramenti, ma si tratta pur sempre di spaghetti istantanei... Le loro vendite non sono tanto dovute all’innovazione di prodotto, ma alla ricerca di beni di fascia bassa: dietro questo trend c’è un downgrade dei consumi».
Per il governo il boom delle vendite di noodle è lo specchio di un comparto che ha saputo rinnovarsi e riconquistare la fiducia dei consumatori attraverso la diversificazione delle proposte e l’introduzione di ricette premium.
Il business dei noodle in Cina vale quasi 7 miliardi di euro e secondo Bai Wei, consulente in ambito ristorativo, questi spaghetti pronti non sono più visti come «un’alternativa alimentare economica per lavoratori e studenti. Ma sono alimenti sani e saporiti che offrono un’alternativa a chi non ha tempo per cucinare».
Moderni prodotti servizio, insomma, e le previsioni sono di ulteriore crescita, come conferma Yang Shouzheng, direttore generale di Uni-President, gruppo specializzato in questi alimenti. «I produttori di noodle istantanei vedranno un altro boom di vendite, grazie alla crescente domanda dei consumatori tra i 15 e i 35 anni, che rappresenteranno una grande percentuale della popolazione cinese entro il 2020. Le aziende che sapranno introdurre gusti innovativi e ingredienti salutari saranno quelle che guadagneranno di più».