Dodici lettere sul sacerdozio in libreria nei giorni in cui il Sinodo s’interroga sulla possibilità di aprire il sacerdozio ai «viri probati», uomini anziati sposati e di provata fede.
Cosa pensa?
«Penso sia sbagliato introdurre i "viri probati". Ci sono già dei diaconi sposati. Se li introduciamo devono rispettare la consuetudine della Chiesa antica: devono vivere in castità».
Ma se sono sposati, come fanno?
«Anche nella Chiesa ortodossa, che pure ha aperto in questo senso, i sacerdoti sposati devono vivere in castità nei giorni che precedono la celebrazione della messa. Non conosce il Sinodo Trullano del 692? Lì, sotto pressione dell’imperatore, venne sciolta la legge del celibato, ma solo la Chiesa ortodossa vi aderì. Non quella latina. Per questo chi vuole inserire la pratica dei preti sposati nella Chiesa latina non conosce la sua storia».
Eppure il celibato è soltanto una legge ecclesiastica.
«Non è una qualsiasi legge che può essere cambiata a piacimento. Ma ha profonde radici nel sacramento dell’ordine. Il prete è rappresentante di Cristo sposo e ha una spiritualità vissuta che non può essere cambiata».
Benedetto XVI però ha permesso ai sacerdoti anglicani che si convertono di restare sposati.
«Si tratta di eccezioni. Gli apostoli hanno lasciato tutto per andare dietro a Gesù. Cristo è il modello per i ministri, i preti. E questa cosa non può essere cambiata da spinte secolari. E nemmeno si può contraddire il Concilio Vaticano II che in "Presbyterorum ordinis", al numero 16, parla del celibato e del legame di convenienza fra chi rappresenta Cristo celibe sposo e la Chiesa».
Senza il celibato non diminuirebbero anche gli abusi sessuali commessi da preti?
«No, è falso. Ciò nasconde una falsa antropologia. Un abuso è una contraddizione contro la castità. Gli abusi avvengono ovunque, non soltanto nel sacerdozio. E non dobbiamo dimenticare che statisticamente più dell’80 per cento delle vittime non sono bambini, ma adolescenti maschi. Ciò significa che molti abusi sono commessi da persone che non vogliono rispettate il sesto comandamento. Nessuno dovrebbe essere ammesso al sacerdozio se non accetta di vivere secondo i comandamenti di Dio e le esortazioni di Cristo. Ho scritto il mio libro per i tanti preti buoni e fedeli costretti a subire accuse per colpa di alcuni che sbagliano».
È vero che parte del mondo conservatore è pronto allo scisma se il Sinodo cambia questioni fondamentali della dottrina?
«Uno scisma è contro la volontà di Gesù, ed è il tradimento delle sane parole di Gesù o della dottrina degli apostoli. Il magistero agirà nel solco della tradizione apostolica della Chiesa, del resto non può fare altrimenti. Nessun Papa, né la maggioranza dei vescovi, possono cambiare dogmi della fede o leggi del diritto divino secondo i propri piaceri. La tradizione della Chiesa non è un gioco che si può modellare a piacimento».
C’è chi la dipinge come un nemico di Francesco.
«Il Papa deve riflettere su alcuni suoi adulatori. Coloro che dicono queste cose tecnicamente sono ignoranti. Ho scritto un libro di 600 pagine sul Papa e sul papato, la più estesa monografia attuale in merito. Avversari del Papa sono quelli che negano che il papato sia un’istituzione divina, che vogliono cambiare la dottrina rivelata senza tener conto del Vaticano I e II. Chi dice queste cose fa un grave danno alla credibilità della Chiesa cattolica».
Cosa pensa dell’ordinazione femminile?
«Non se ne può parlare perché dogmaticamente è impossibile arrivare a tanto».
Si sono levate proteste all’interno dell’Istituto Giovanni Paolo II contro il suo rinnovamento. Alcuni docenti hanno perso la cattedra e hanno detto che si sta tradendo l’intero magistero di Wojtyla. È così?
«Era un grande sbaglio distruggere quest’Istituto, un attentato contro la qualità intellettuale della teologia cattolica. Nel mondo accademico sono tutti senza parole: impensabile licenziare dei docenti per il loro pensiero veramente ortodosso. Fra l’altro non è un pensiero che tradisce la dottrina, quindi non si capisce perché mandarli via».