10 ottobre 2019
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Biografia di Fabio De Luigi
Fabio De Luigi, nato a Santarcangelo di Romagna, sulla strada tra Rimini e Cesena, l’11 ottobre 1967 (52 anni). Comico. Attore. Conduttore televisivo • È diventato celebre con la serie di programmi Mai dire…, su Italia 1 (Mai dire gol, Mai dire domenica, Mai dire Grande Fratello, etc), dove «ha dato vita a una serie di imitazioni molto popolari, tra i quali: il cantante sdolcinato Olmo, il modello Fabius dall’alito mefitico e il supereroe della mediocrità Medioman» (Treccani) • Poi: l’ipotetico progettista del ponte sullo stretto di Messina Ingegner Cane, il presentatore perfetto Cologno, il ballerino sudamericano Petunio. Famosissima l’imitazione dello scrittore e conduttore televisivo Carlo Lucarelli: «Paura, eh?» • «Continua a definirsi parodista e non imitatore» (Anna Maria Salviati, il Messaggero, 26/2/2002) • In tivù, ha recitato nella sitcom Love Bugs assieme a Michelle Hunziker e Elisabetta Canalis (2004-2005); ha presentato Festivalbar con Vanessa Incontrada (2005), il flop Apocalypse Show di Gianfranco Funari (2007), Le Iene con Ilary Blasi (2008-2009); ed è stato ospite fisso di Che fuori tempo che fa con Fabio Fazio (2017) • «Fabio De Luigi è un amabile giovanotto con la faccia da bravo cristo, incancellabile aria periferica, due begli occhi azzurri. La faccia simpatica della tv migliore» (Anna Bandettini, la Repubblica, 7/10/2002) • «Piace a tutti» (l’ideatore delle Iene Davide Parenti) • «Lo conosco da sempre anzi credo di essere persino suo cugino. Mi è molto simpatico perché non è facile trovare un comico che faccia ridere pure a telecamere spente» (il musicista Andrea Guerra, anche lui di Santarcangelo di Romagna) • Ha lavorato anche per il cinema e il teatro. Tra i suoi film, ci sono commedie, film drammatici e film d’autore: come Matrimoni (1998) di Cristina Comencini, Come Dio comanda (2008) e Happy Family (2010) di Gabriele Salvatores, Gli amici del bar Margherita di Pupi Avati (2009). Ma anche una serie di film di Natale, come Natale a New York (2006), Natale in crociera (2007), Natale a Rio (2008), Il peggior Natale della mia vita (2012), Super vacanze di Natale (2017) • Lui dice: «È più coraggioso dire sì a Natale a New York che fare gli snob».
Vita «Sono un terzo figlio arrivato a sorpresa, a distanza di dieci anni dai miei fratelli, nessuno badava molto a me, mia madre ogni tanto chiedeva: “Dov’è il piccolo?”, nessuno mi chiamava per nome» (a Sara Faillaci, Vanity Fair 8/10/2014) • In Romagna, nella scelta dei nomi c’è una certa tipica fantasia • «Ad esempio suo nonno si chiamava Curio, poi ci sono le zie Celestide e Attilia. Invece lui è semplicemente Fabio […] “Anche mio padre battezzato Giovanni l’ha scampata bella. Idem per mamma Armida, per mio fratello Danilo e per mia sorella Fernanda”» (Salviati) • Le prime barzellette, Fabio, le racconta all’asilo • «Sogna di fare “l’uomo in ammollo” che vedeva nella pubblicità di un detersivo» (Chiara Maffioletti, Corriere della Sera, 31/5/2010) • «Di carattere stavo sulle mie, ma ero ipercinetico» (alla Faillaci) • È ipnotizzato dagli alberi e dai tetti: «Mi attiravano, appena potevo mi ci arrampicavo di nascosto. Il mio mito era Batman». Oltre alla passione del volo, a De Luigi piace costruire capanne oppure frecce («le lanciavo nel vuoto, non avrei mai fatto male neppure ad una mosca e stavo persino attento a non calpestare le formiche») (Salviati) •«Qual è la cosa più illecita che hai fatto nella tua vita? “Ho trafugato dei compiti in classe dall’armadietto di un professore. Il giorno dopo ero preparatissimo. Il problema è che andavo talmente male in quella materia che l’insegnante mi ha detto che avevo copiato. Ero arrabbiato perché non era vero, mi sentivo vittima di un’ingiustizia ma, di fatto, ero io quello che aveva cominciato. Parliamo delle medie, se mi viene in mente qualcosa di peggio, ti richiamo”» (Benedetta Bragadini, Rolling Stones, 18/3/2018) • Fa il boy-scout e intrattiene i ragazzi più piccoli con degli spettacolini assieme al conterraneo Daniele Fabbri, che poi diventerà famoso come Daniele Luttazzi • «Se dovevo improvvisare qualcosa (ad esempio nella giornata di visita dei genitori) sapevo di poter contare su Fabio e su mio cugino Andrea […]: avevano già tempi comici perfetti, eravamo affiatatissimi» (Luttazzi) • «A scuola non rientravo nel gruppo dei belli, il primo bacio l’ho dato grazie al gioco della bottiglia, altrimenti stavo ancora lì in attesa» (Alessandro Ferrucci, il Fatto Quotidiano, 4/11/2018) • «Esibirmi mi massaggiava l’ego. Ricordo una barzelletta raccontata in classe in piedi sulla sedia alle elementari. E da ragazzino trascorrevo i pomeriggi nella mia cameretta a scrivere racconti comici”. Ne hai conservato qualcuno? “Probabilmente c’è ancora qualcosa in casa dei miei genitori. A Sant’Arcangelo di Romagna […] si svolge un festival di teatro di ricerca meraviglioso: quindici giorni di spettacoli per le strade. Ho nuotato per anni in quel brodo”» (a Vittorio Zincone, 7, 19/3/2018) • Fabio fa sport a livello agonistico: «Sono arrivato a giocare in serie A nel baseball ma ho fatto anche dieci anni di karate» (Ferrucci) • Si iscrive prima al liceo artistico, poi all’Accademia di Belle Arti di Bologna • «Pensavo che la mia vocazione fosse la pittura» • «Dove trovava il tempo di fare tutto? “Forse mi sono annoiato molto prima. Avevo molta energia e la molla è sempre stata la curiosità. Ho iniziato a giocare a baseball perché avevo un campo vicino a casa, guardavo i giocatori che facevano cose strane, volevo capire come funzionasse. All’Accademia mi sono iscritto perché in realtà avrei voluto fare il grafico pubblicitario, ma alla scuola di Urbino, dove puntavo a entrare, non mi avevano preso”. Quindi sa dipingere? “Sapevo dipingere. Oggi ho appeso il quadro al chiodo: non dipingo più. Ho sempre scelto io ogni cosa della mia vita e alcune le ho volute fortemente. Oggi, invece, vedo che come genitori proponiamo un sacco di attività ai nostri figli e in questo modo forse non insegniamo a desiderare le cose”» (Ferrucci) • «Ho coltivato la scrittura comica segretamente fino ai miei ventitré anni. Poi, nel 1990, ho deciso di seguire la mia passione» (a Zincone) • «Un minuto dopo essermi diplomato all’Accademia, mi sono catapultato nello spettacolo» (Gloria Satta, Grazia, 13/3/2017) • Partecipa al concorso per comici La Zanzara d’Oro. «Lo hai vinto? “Quell’anno c’era anche Antonio Albanese. I primi tre, tra le altre cose, avevano garantita la partecipazione al Maurizio Costanzo Show. Io per fortuna sono arrivato quarto”. Perché “per fortuna”? Non apprezzavi Costanzo? “Non ero pronto”. Come fai a saperlo? “Alla Zanzara d’Oro vennero a vedermi Gino e Michele, come osservatori del teatro Zelig. Mi proposero di recitare due piccoli pezzi da cinque minuti. Quando poi mi chiesero di passare a una performance lunga di tre quarti d’ora fu un mezzo disastro”. Perché? “Avevo scritto una roba troppo surreale. E non avevo ancora mai avuto un riscontro di pubblico, quello necessario per capire che cosa funziona e che cosa no. Da quel momento è cominciata la vera gavetta”» (Zincone) • Fabio gira per teatrini, scantinati, pub, pizzerie • «“Soffrivo, però mi è servito: avevo due repertori distinti, uno più teatrale, l’altro cabarettistico (si ferma). Il mio incubo ricorrente è tornare a quei tempi, nel caso cambierei lavoro, per me è insopportabile”. Quanto pubblico? “Il minimo è stato di due paganti”. È andato avanti? “Sì, nel frattempo limonavano e io saltellavo sul palco”. Un guardone. “Ero obbligato! Il locale era pure bello, con le poltrone, mentre all’epoca ero abituato ai pub con il pubblico dedito al rutto libero; ah, alla fine sono stato io ad applaudire i due limonanti”. Mai scappato. “Sono arrivato a esibirmi in pizzerie con il pubblico neanche informato dello spettacolo, e io a ingegnarmi per attirare lo spettatore o quantomeno giustificare la mia presenza tra una margherita con doppia mozzarella e una focaccia ripiena”» (Ferrucci) • «Ho imparato a mie spese ad alleggerire i miei testi» • Nel 1992 partecipa a un altro concorso per comici. Lì lo nota Giorgio Faletti e lo sceglie per Acqua calda, un programma su Rai 2 • Nel 1996 lascia il baseball. Era arrivato a giocare nel Rimini, tredici volte campione d’Italia • «Alle battute sul campo ho preferito quelle sul palco» • «Dei suoi vari interessi, alla fine quello che è diventato il suo mestiere è quello che preferiva? “Direi di sì. Anche perché nel baseball ero abbastanza bravo per giocare in serie A ma non ero il Totti della situazione”» (Faillaci) • Due anni dopo, è su Italia 1, con la Gialappa’s Band • Diventa famoso per i suoi personaggi • «Joe Blocchetto, il vigile che terrorizza tutti gli automobilisti. Sul casco il suo motto: “Dio sa ciò che fai ad ogni ora, io quanto fai all’ora”» (Fabio De Luigi) • Imita Mario Giordano, Roberto Calderoli, fa la parodia delle Iene: «Ero una Iena che si spaventava facilmente, nella prima puntata dovevo andare a casa di Cesare Previti e chieder conto di una dichiarazione che Filippo Mancuso aveva fatto su di lui. Io suonavo un campanello qualsiasi e, sentendo solo “Pronto?”, scappavo» (Barbara Mosconi, Sorrisi e Canzoni, 24/1/2007) • «L’eclettico Fabio De Luigi» • «Dà vita ai personaggi, non li imita» (Silvia Fumarola) • «Lei imita Calderoli, ma è facile fare l’imitazione di una parodia?» (Piero Chiambretti) • «Sia che si tratti di figure di fantasia che esistenti, io lavoro molto sulla loro fisicità. Non sono un bravo imitatore di voci come molti miei colleghi, per cui gioco su altre sfumature: tic, camminate, espressioni del viso» (Lorenzo Viganò, Corriere della Sera Magazine 18/1/2007) • Mario Giordano si infuria, Calderoli non si lamenta. Previti fa causa al programma, ma perde • Lucarelli rimane scioccato quando vede come devono truccarlo per fare la sua imitazione: «Prima gli hanno messo in testa una calotta per togliergli i capelli, poi un sacco di cuscini per mettergli la pancia. Ho pensato: “Merda, ma sono così brutto?”».
Idoli Peter Sellers. Dino Risi. Terry Gilliam, dei Monty Python. Antonio Albanese.
Il mestiere «“Non conosco comici che abbiano fatto ridere più da vecchi che da giovani […] se vedo uno di vent’anni scivolare su una buccia di banana rido, se vedo un cinquantenne che lo fa, mi fa tenerezza. Alla mia età è importante fare scelte mirate, selezionare […] Il luogo comune del comico depresso è da sfatare? “Ho sempre pensato che quando approcci un comico fuori dal palco hai delle aspettative, e quindi trovarlo meno pimpante sia abbastanza normale. Adesso però sto cambiando idea: forse è vero che questo lavoro ti spegne, ti chiude in te stesso” Prima che il suo diventasse un lavoro faceva ridere di più i suoi amici? “Questo di sicuro”» (Faillaci) • «Mi viene sempre il latte alle ginocchia quando di un film si dice che fa ridere ma fa anche riflettere. I messaggi credo siano ovunque, per chi li voglia vedere» (Claudia Casiraghi, Vanity Fair, 3/2/2019).
Giudizi «Macchietta di se stesso, sia che reclamizzi un detersivo sia che reciti in un film. Si crede un mix di Peter Sellers e Rowan Atkinson. Sbaglia. Di solito quando si trova in una situazione imbarazzante, tipo una ex fidanzata che si nasconde nuda nel suo letto mentre lui sta per sposarsi, De Luigi se la cava così: inorridisce, guarda in primo piano la cinepresa, piccola pausa e si mette a gridare “Ahhhhh!”. Crede sia molto spassoso» (Michele Anselmi, Le venticinque cose insopportabili del cinema italiano, la Stampa, 19/11/2011) • «Credo sia più pignolo e permaloso di me» (Ilary Blasi)
Amore sul set «Con Salvatores si è inerpicato in una scena di sesso. “Ed è stata tostissima! Piazzato su un letto girevole, vestito solo con una mutanda color carne e circondato da un numero imprecisato di persone; mentre stavo lì penavo: ‘Ma come ci riescono gli attori porno?’”. Inibito. “Solo inibito? Peggio…” C’è chi si diverte. “Beati loro, io sono stato disegnato per altri scopi”» (Ferrucci).
Amore sul serio Ex timido. «Da giovanissimo non capivo un fico secco delle ragazze. Alle feste per l’imbarazzo ero capace di cambiare diciotto volte colore del viso. Ho avuto poche storie, che comunque sono durate parecchio» (Salviati) • Ha una relazione dal 1998. «Ho incontrato Jelena quando avevo 31 anni a una cena tra amici. Lei, che è serbocroata, viveva in Romagna da cinque anni; non ci siamo più lasciati e condividiamo tutto, anche le scelte professionali. Poi sono arrivati gli “intrusi”» (alla Faillaci) • I due figli: Dino (n. 2007) e Lola (n. 2011) • «Quando dai un nome, pensi a coloro che ti piacciono, e ho trovato: Risi, Buzzati, Meneghin, Raja, Zoff e la Ferrari; ma tra tutti vincono Risi e Buzzati» (Ferrucci) • Vivono a Santarcangelo. «Ci stiamo bene, perché è un posto vivo, oltre che a misura d’uomo. Non siamo andati via prima, non avrebbe senso farlo ora con i bambini piccoli. Poi io faccio un mestiere privilegiato che ci permette di muoverci» (alla Faillaci).
Baseball «A quanti ha dovuto spiegare le regole?
“A tanti ma è inutile: in Italia, e a ragione, è vissuto come uno sport noioso; è come vedere una partita a scacchi e senza conoscere i motivi delle mosse, quindi ti trovi davanti a due pupazzi immobili”» (Ferrucci).
Politica Non c’è traccia di suoi interventi politici: «Non ho un profilo guru. Non mi metto a dare indicazioni. Se mi viene una battuta, bene, ma non ho tanto da dire all’umanità» (Zincone).
Curiosità Alto 1 metro e 83. Pesa 72 chili • Gli piace cucinare • Interista. «Praticamente impossibile trovare un difetto a Fabio. Si rattrista solo quando segue le partite dell’Inter» (Andrea Guerra) • Pronipote del poeta Tonino Guerra, che sceneggiava i film di Fellini, Monicelli, Antonioni, De Sica. «“Lo zio di mia mamma. Avevate un rapporto? Molto in là con gli anni, prima è stato solo lo zio famoso che vive a Roma e scrive film importanti. […] Parlava a raffica; poi condividevamo dei momenti belli nei quali mi invitava nella sua casa di campagna per conoscere i suoi amici e colleghi. Se c’erano mostri come Angelopoulos, evitavo”. E perché? “Temevo il confronto, cosa potevo raccontargli? Preferivo quando era solo, anche se solo non capitava quasi mai. Le dava consigli per il lavoro? Un giorno vado a trovarlo in ospedale: ‘In cosa sei impegnato?’. Un film zio, anzi un filmetto. ‘Dimmi’. No, non è per te. ‘Dimmi, dai!’. Alla fine gli racconto la trama, e lui: ‘Fate così, nel castello costruite una stanza completamente dissonante rispetto al resto’. Va bene, zio. ‘Forse non hai capito, è bella’. Sì, poetica. ‘Se non la inserite vi denuncio’. Ha obbedito? Macché, il suo era proprio un altro cinema» (Ferrucci) • Ha doppiato la giraffa Melman in Madascar, il bambolotto Ken in Toy Story 3 e il pappagallo Blu in Rio • È stato Gargamella nella Canzone dei Puffi nell’album Duets di Cristina D’Avena • «Ha dichiarato: “Sono pigro, mi lavo poco”.“Ho detto questa minchiata?” Sì» (Ferrucci) • «Si sposerebbe in chiesa? “Non ci ho pensato. Io non vado a messa, ma crescere in un Paese come il nostro e diventare un ateo puro è difficile. Come diceva Walter Fontana: ‘Dire di credere in Dio è una parola grossa, diciamo che lo stimo’”» (Faillaci) • «Come si fa a far ridere la gente per vent’anni? “È difficile. Il comico è uno dei mestieri più umilianti del mondo: basta una serata in cui non riesci a far ridere il pubblico per darti una botta tremenda all’autostima. Quando sali su un palco sei autorizzato a fare qualunque cosa per far divertire le persone, quindi fai il cretino. Se le fai ridere, bene, altrimenti sei tu il cretino”» (ibidem) • Ha fatto il testimonial per il detersivo Dash. Come sognava da bambino.