La Stampa, 7 ottobre 2019
Oro e palladio in rialzo
Le quotazioni del petrolio continuano la loro fase discendente. Dopo lo strappo rialzista consumatosi a metà settembre, sulla scia degli attacchi agli impianti estrattivi dell’Arabia Saudita, i prezzi del petrolio hanno messo a segno una lunga serie di ribassi, perdendo oltre il 15%. Alla base di questa discesa troviamo dapprima le news in merito ad un rapido recupero delle strutture da parte del colosso petrolifero arabo Aramco, con un minore rischio quindi di scarsità di offerta di greggio. Ma pesano anche i crescenti timori per un rallentamento della crescita mondiale, che potrebbe frenare la domanda di oro nero. In particolare, gli ultimi dati macroeconomici americani hanno confermato la presenza di nubi all’orizzonte, facendo seguito ai ben peggiori dati tedeschi degli ultimi mesi. In questo scenario, le quotazioni del WTI, il West Texas Intermediate, punto di riferimento per il petrolio americano, si sono progressivamente allontanate dai 60 dollari al barile, scivolando a 53$. Il Brent, benchmark del petrolio del Mare del Nord europeo, viene scambiato a 58,5$, contro i circa 70 raggiunti subito dopo gli attacchi all’Arabia di metà settembre.
Sui mercati valutari il dollaro resta forte, con il cambio fra la moneta unica e la divisa americana negoziato sotto quota 1,10. Nonostante ciò, abbiamo assistito ad un allentamento della forza del dollaro sulle crescenti aspettative per un nuovo taglio dei tassi da parte della Federal Reserve nel meeting di fino ottobre, come ulteriore misura al fine di contrastare i rischi di frenata economica.
Fra i protagonisti delle ultime sedute trova senz’altro spazio anche l’oro. Il metallo giallo ha dapprima perso terreno, scivolando ai minimi degli ultimi due mesi in area 1.460, prima di rimbalzare con forza, riagganciando e superando i 1.500 dollari l’oncia, grazie alle crescenti incertezze e a maggiori aspettative per un altro taglio del costo del denaro da parte della Federal Reserve.
Sempre fra i metalli preziosi, vanno segnalati anche i nuovi massimi del palladio, che ha raggiunto quota 1.670 dollari all’oncia grazie al continuo deficit di offerta. Resta forte anche il nichel, il cui contratto future naviga a 17.730 dollari, dopo le news estive relative al divieto di esportazioni di questo metallo da parte dell’Indonesia, primo produttore al mondo nel 2018 davanti alle Filippine.
(l’autore è capo analista Activetrades)