il Fatto Quotidiano, 6 ottobre 2019
Intervista a Carrai, nominato da Israele console onorario
Quando Matteo Renzi non era ancora Matteo Renzi, ma soltanto il giovane sindaco di Firenze irrequieto e ambizioso, Marco Carrai era già Marco Carrai.
A un ricevimento romano con gli amici di Israele, il diplomatico Naor Gilon, allora ambasciatore in Italia, disse stupendo i commensali: “Non sapete neanche il suo nome, ma vi assicuro che è tra gli uomini più importanti del vostro Paese”. E Carrai fu assalito da mani pronte a stringere un potere che verrà e, in effetti, venne. Adesso Dror Eydar, il successore di Gilon, ha consegnato a “Marchino” il cartiglio ufficiale che gli conferisce l’incarico di console onorario di Israele in Toscana, Emilia Romagna e Lombardia.
Carrai ha svezzato il Renzi in politica, l’ha lasciato – senza perdere mai il ruolo di ascoltato consigliere – nei primi anni di mandato in Provincia, poi ha aperto numerose aziende, pure in Israele, e aiutato l’amico nel consiglio della fondazione Open, che fu serbatoio degli eventi alla stazione Leopolda. Nell’ultimo periodo di Palazzo Chigi, Renzi tentò invano di affidare a “Marchino” la struttura nazionale che controlla la sicurezza cibernetica. È presidente di Toscana Aeroporti, che gestisce gli scali di Pisa e Peretola. Da Firenze a Tel Aviv c’è il volo diretto.
Dottor Carrai o Signor Console?
Signor Carrai.
Perché Emilia-Romagna e Lombardia, oltre la sua Toscana?
Queste sono scelte del governo israeliano.
La nomina dipende dai suoi rapporti col primo ministro Benjamin Netanyahu?
Ricevo il titolo, penso, per la mia devozione e per il mio impegno economico, culturale e religioso, che anche grazie a mia moglie, Francesca (Campana Comparini, organizza il Festival delle religioni), si è evoluto e formato per il bene di Israele, la mia seconda patria.
Marco Carrai curerà gli affari di Tel Aviv in tre regioni italiane.
Le funzioni del corpo consolare sono quelle descritte dalla convenzione di Vienna e dunque l’impegno a promuovere le relazioni non solo economiche, ma anche culturali tra i due Stati, così come ha detto l’ambasciatore Dror Eydar, che ancora ringrazio, e di sostegno alle necessità dei cittadini israeliani.
Spesso Renzi va in Israele, anche accompagnato da lei: che interessi ha l’ex premier?
Poche volte è venuto con me, rispetto alle innumerevoli e costanti volte che ci sono andato, considerando che io sono lì praticamente ogni mese. Quanto ai suoi interessi, credo che la domanda non debba essere rivolta a me.
Siccome è il migliore amico di Renzi ha accettato di amministrare la DigiStart, società creata per seminari e consulenze, fondata in maggio dal senatore semplice di Firenze?
Basta con questa cosa del migliore amico. Non perché non lo sia, ma come dice mia moglie Francesca sembriamo all’asilo con questa storia del migliore amico. In realtà mi aveva chiesto di occuparmi della partenza della società in attesa che nominasse il suo board definitivo. Era un bel progetto e lo avrei volentieri seguito. Ma quando la DigiStart è stata citata in modo diffamatorio su alcune testate abbiamo preferito stoppare il progetto. Io mi sono dimesso in data 25 settembre (il giorno stesso in cui in Camera di Commercio avviene l’iscrizione ad amministratore unico che subentra all’ex premier dopo l’atto notarile del 9 settembre, ndr) e Renzi ha annunciato in televisione la chiusura della società.