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 2019  ottobre 06 Domenica calendario

La solitudine della Garbo

Le storie dei miti del cinema non hanno mai fine e lo dimostra il fatto che a 29 anni dalla sua scomparsa a New York, il 15 aprile 1990, e a 114 dalla sua umile nascita a Stoccolma, il 18 settembre 1905, si continua a parlare di Greta Garbo, nella top list dei miti come Valentino, la Monroe e la Hepburn. La straordinaria attrice e donna fatale, dal temperamento espressivo algido ma capace di reggere primi piani della cinepresa anche per cinque minuti filati come nella Regina Cristina, è al centro dell’attenzione per un gruppo di 65 lettere, private e personali, spedite nel corso di 40 anni, dal 1932 quando era nel cast di Grand Hotel al ’73, alla sua intima amica austroungarica Salka Viertel. Fu lei a scrivere alcune delle più note sceneggiature dei suoi film (e il cui figlio sposò un’altra attrice, Deborah Kerr) tutti col marchio Metro Goldwyn Mayer e recitò anche con lei nella versione tedesca di Anna Christie. 
Ora questo patrimonio della privacy della Garbo torna dopo una prima vendita nel 1993 a un fan della Florida. Le lettere, di proprietà di un privato, vengono battute all’asta per 60.000 dollari, secondo quanto riporta il Guardian. Tanto vale la privacy dell’attrice, detta anche la Sfinge svedese, che soleva commentare: «Non ho mai detto che voglio essere sola. Ho solo detto che voglio essere lasciata sola». Già in passato, due anni fa, altre sue lettere furono battute all’asta da Sotheby’s ed erano sempre confessioni di sconforti vari indirizzati ad un’altra delle sue amiche più strette, la contessa Marta Wachtmeister. In queste missive la Garbo parla spesso della sua vita isolata e solitaria, del mistero di quella sua profonda malinconia e al secondo tempo della sua vita, che la vide sola e depressa nella sua casa di Manhattan, dopo che aveva abbandonato il cinema a soli 36 anni nel ’41 con un film di Cukor Non tradirmi con me. Dopo di allora si era rifugiata nella sua integerrima solitudine, isolandosi dal mondo non solo del cinema. «Non vado da nessuna parte, non vedo nessuno», scrive all’amica Salka. 
Aveva in un certo senso rinnegato la sua posizione da diva divina, star di storie d’amore memorabili, da Anna Karenina a Maria Walewska a Margherita Gauthier, con una parentesi brillante nel ’39 per Ninotchka di Lubitsch: è rimasta famosa la sua doppiatrice italiana, Tina Lattanzi, scelta dopo un concorso della Mgm con l’approvazione della Garbo. La ricca attrice, che nel ’35 guadagnava 275.000 dollari per un film e che aveva il cognome di un re ungherese del XVII secolo, rifiutò le molte proposte che nel corso del tempo le vennero fatte, come Un tram che si chiama desiderio. Anche Luchino Visconti voleva proporle la parte della duchessa di Guermantes della riduzione della Recherche di Proust poi mai realizzata. Ma le lettere dell’attrice, come nel costume del mondo dello spettacolo, contengono oltre a riflessioni sulla vita e su Dio (il lato bergmaniano…), chiacchiere postume contro per esempio il famoso produttore Irving Thalberg, che lei temeva potesse dirigerla nella Margherita Gauthier che poi fece il suo amico Cukor e che la diva considerava troppo somigliante ad Anna Karenina. 
Amore, passione, morte, sospiri del cuore, la grande tradizione romantica del romanzo ottocentesco che si trasferiva al cinema negli occhi di un’attrice, plasmata da Mauritz Stiller e poi passata nel marketing della Mgm, la casa del leone ruggente. 

Tutti tentarono senza fortuna di avvicinarla, quando si ritirò a vita privata, una signora che usciva in foulard, cappellaccio e occhiali per fare la spesa dopo aver vissuto 15 anni da regina del set: per caso la immortalò in una foto la giovane Inge Feltrinelli. Gore Vidal, noto autore, uno dei primi gay dichiarati come Williams e Capote, scrittore snob, raffinato e pettegolo, fu suo vicino di casa nella villa della Garbo a Klosters, in Svizzera e la ricorda ancora bellissima a 65 anni. Diceva che si divertiva parlando a riferirsi a se stessa al maschile e a travestirsi con i suoi abiti maschili, il che prova gli slanci affettuosi epistolari con le amiche.