Corriere della Sera, 6 ottobre 2019
Trattenute eccetera
ROMA Accorpare i primi due scaglioni dell’Irpef sotto l’aliquota più bassa, quella del 23%; introdurre un’imposta negativa per gli incapienti, cioè i lavoratori sotto gli 8 mila euro di reddito che non beneficiano del bonus da 80 euro; rafforzare il regime di tassazione agevolata sui premi di risultato. Ruota intorno a questi tre punti la proposta di riforma del fisco che domani Confindustria presenterà nel consueto seminario sull’economia italiana. La proposta, contenuta nel rapporto del Centro studi dell’associazione, sarà illustrata direttamente al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, invitato a partecipare. Essa interviene nel bel mezzo del dibattito sulla manovra, aperto dalla Nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza) approvata dal governo, che indica risorse molto limitate per l’atteso taglio del cosiddetto cuneo fiscale (il prelievo sul lavoro): 2,7 miliardi per il prossimo anno, quando lo sconto dovrebbe partire a luglio, e poi 5,4 miliardi dal 2021. Stanziamenti che potrebbero assicurare al massimo una quarantina di euro in più al mese ai circa 10 milioni di lavoratori dipendenti con redditi tra 8 e 26 mila euro, già beneficiari del bonus Renzi. La proposta della Confindustria è decisamente più ambiziosa, prevedendo una manovra da almeno 8 miliardi di euro l’anno, con l’obiettivo di rilanciare la crescita. Ed è significativa perché chiede di tagliare le tasse ai lavoratori prima che alle imprese.
Il rapporto parte dal confronto nei Paesi Ocse. Nel 2018, in Italia, il cuneo per un dipendente non sposato con una retribuzione pari alla media (31 mila euro lordi l’anno, se a tempo pieno) «ha rappresentato il 47,9% del costo del lavoro, contro il 36,1 nella media dei Paesi avanzati e il 42,1% dell’eurozona». Considerando anche gli accantonamenti per il Tfr e i contributi Inail il cuneo «sale al 51,6%». In pratica, in Italia, 100 euro netti in busta paga, sempre per un lavoratore single con salario medio, diventano 146 lordi (Irpef e contributi a carico del lavoratore) e 207 di costo del lavoro, sommando i 61 euro di contributi a carico del datore di lavoro: 207 euro contro 179 della media nell’eurozona.
Il sistema inoltre, dice Confindustria, penalizza i lavoratori dipendenti. Anche qui un esempio. Su 30 mila euro di imponibile, a un dipendente vengono trattenuti 6.814 euro di Irpef (il 23%) più le addizionali. Invece un professionista con lo stesso reddito, grazie al regime forfettario del 15% applicato al 78% del reddito, se la cava con 3.810 euro, risparmiando più di 3 mila euro.
Premi di risultato
Secondo gli industriali
vanno rafforzate le agevolazioni sui premi di risultato
Che fare? Ci vuole, dice Confindustria, una riforma graduale ma coraggiosa. Bisognerebbe sostituire l’aliquota Irpef del 27%, che si applica ai redditi fra 15 e 28 mila euro (secondo scaglione), con l’aliquota del 23% già vigente per lo scaglione fino a 15 mila euro. Se ne avvantaggerebbero in pieno i 13,5 milioni di contribuenti del secondo scaglione, ma questi risparmi si trascinerebbero anche per chi ha redditi maggiori. In tutto sarebbero 23,2 milioni i soggetti Irpef (cioè il 56,2% del totale) a pagare meno, stima il Centro studi. Il costo per lo Stato sarebbe di 8 miliardi l’anno. Cui si potrebbero aggiungere altri 2 miliardi per finanziare un bonus variabile anche a quei 4 milioni di dipendenti che non prendono gli 80 euro al mese del governo Renzi perché stanno sotto la soglia degli 8 mila euro.
Infine altri 215 milioni di euro (310 a regime), dice Confindustria, dovrebbero finanziare il potenziamento della tassazione agevolata sui premi di produttività, per favorire la retribuzione variabile legata al raggiungimento dei risultati. Si potrebbe fare tagliando dal 10 al 5% l’aliquota forfettaria ora applicata sui premi e innalzando da 3 mila a 6 mila euro il tetto annuo per l’applicazione del regime agevolato. In tutto una decina di miliardi per un fisco più amico dei lavoratori. E per le imprese? Alleggerire anche per loro il prelievo sui premi di risultato e rafforzare gli sgravi sulle assunzioni dei giovani. La parola a Gualtieri.