ItaliaOggi, 4 ottobre 2019
Periscopio
Saluta col pugno chiuso, però dentro c’è una caramella. Dino Basili. Uffa news.Siam mica qui ad asciugare gli scogli. Pier Luigi Bersani, ex segretario Pd.
Nell’aria, un frullare di ali di piccioni. Gabriele Matzneff, Elie et Phaeton. la Table ronde, 1991.
Nel clima di caccia alle streghe sempre vivo a Washington si aggira guardingo per Roma il procuratore generale Usa, William Barr per una misteriosa missione voluta dallo Studio Ovale. Luigi Bisignani. Il Tempo.
A Parigi bisogna aspettar una buona settimana perché una calunnia-boomerang vi ritorni, spogliata di tutti i condizionali e arricchita di dettagli dei quali si ha un po’ di vergogna per non averli mai nemmeno sognati. Philippe Bouvard, Journal drôle et impertinent. J’ai lu, 1997.
Guardo facce adolescenti che sfilano brandendo le parole di Greta: «Ci avete rubato i sogni». Sono davvero giovanissimi: mi domando da dove sia spuntata, in poche settimane, in loro, una competenza ecologica, e quanto sappiano, oltre agli slogan. Mi paiono un’onda emotiva, non so dove generata, e ritrasmessa e ampliata dai social, dal web, nel nome di un nuovo ordine «green». Serie, certo, le questioni del consumo energetico, dello smaltimento dei rifiuti, dei cambiamenti climatici. Ma questo credere che la Terra morirà fra vent’anni, quando ne ha alle spalle milioni, non è un antico timore di apocalisse che si riaffaccia singolarmente nell’era digitale? Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.
Andrea Illy, presidente di Altagamma, che raggruppa il meglio del made in Italy (moda, design, alimentare, automotive, ospitalità), informa che nei prossimi cinque anni le aziende aderenti avranno bisogno di coprire 236.000 nuovi posti di lavoro, il 70% di tipo tecnico-professionale. Ma i giornali lo liquidano con una breve. Saranno i primi effetti del reddito di cittadinanza. Stefano Lorenzetto. Arbiter.
Marchais, segretario del Pcf, il partito comunista francese, in occasione delle agitazioni del maggio ’68, va giù pesante: «Questi pseudo rivoluzionari hanno la presunzione di voler dare lezioni al movimento operaio, essi servono gli interessi del potere gollista e dei grandi monopoli capitalisti. Sono figli della grande borghesia, sprezzanti con gli studenti di origine operaia, che presto metteranno da parte la loro «fiamma rivoluzionaria» per andare a dirigere l’azienda di papà e sfruttare i lavoratori secondo le migliori tradizioni del capitalismo. Roberto Gobbi, Maggio ’68 – Cronaca di una rivolta immaginaria. Neri Pozza, 2018.
Mi offrì la prima occasione Pietro Germi che nel 1961 mi diede una parte secondaria in Divorzio all’italiana. Gli piacque il mio modo un po’ stralunato di recitare. Interpretavo il ruolo del fidanzato e poi marito della sorella del barone Fefè interpretato da Mastroianni. L’anno dopo feci I giorni contati di Elio Petri, ricordo un grandissimo Salvo Randone. Poi nuovamente Germi mi volle per Sedotta e abbandonata e infine mi offrì una parte per Signore e signori. Ma ero impegnato e gli dissi no a malincuore. Il film ebbe un successo straordinario, ottenendo perfino il Grand Prix a Cannes e quella fu la sola volta che mi pentii per un rifiuto. Lando Buzzanca (Antonio Gnoli). la Repubblica.
L’elemento comune alle serventi cui viene confiscato l’utero, è che sono socialmente assoggettate e in balìa del potere padronale. Per la maternità surrogata è simile. Le odierne Bilhà e Hagar che, dall’Ucraina al Canada, vendono i figli ai danarosi Elton John e Nichi Vendola, sono costrette dal bisogno o corrotte dal denaro. Se non è zuppa, è pan bagnato. Ogni donna che porta nel ventre un figlio da dare via ad altri, lo fa sotto ricatto. Che sia la soggezione servile o la dispensa vuota. Siamo dunque tornati al dominio dell’uomo sull’uomo, del ricco sul povero, del maschio sulla femmina. I padri progressisti lo chiamavano oscurantismo. I loro figli liberal, modernità. Giancarlo Perna. LaVerità.
Si è colpiti dalla incantevole armonia della città di Ascoli Piceno, una città costruita in travertino, sembra una incredibile scatola di avorio: un’antologia di stili, dal romanico, al gotico, al rinascimentale: e, al posto del capolavoro assoluto, celebratissimo e isolato dal contesto, una omogenea struttura di architetture, piazzette da restare senza fiato, stupende facciate: tutti pezzi d’autore di cui non ci conosce la firma, come se l’intera città fosse stata concepita da un collettivo di anonimi straordinari capomastri. Luca Goldoni,Viaggio in provincia. Mondadori, 1984.
A Hitler non resta, morendo, che invocare il grande diluvio. Hitler fa un sacrifico all’acqua: ordina che venga allagata la metropolitana di Berlino, dove trecentomila persone rifugiatesi nei sotterranei trovano così la morte. Louis Pauwels e Jacques Bergier, Il mattino dei maghi. Mondadori, 2008.
Mariangela M.C. non è giovane ma fresca come un convolvolo, diretta come un uscio, gli occhi ombrati e dolci di un bell’asinello. Cristiana lievemente conservatrice, ha frequentato in Italia e in Francia i corsi di Masahiro Oki, un giapponese figlio di un monaco zen e di una cristiana, grondante lauree e dottorati, medicina, filosofia, scienza delle religioni e cosi via, e del suo discepolo Yuan Yahiro, che pare un ragazzino ma è padre di quattro figli, ed è un terapeuta chiamato per quasi tutte le malattie, anche le più gravi, da quelle di origine artrosica alle epatiche e cardiache. Camilla Cederna, De Gustibus. Mondadori, 1986.
Giacomo sta salendo con ansimo crescente il sentiero che conduce all’abitato. C’è fumo denso che esce dai camini delle povere case. Il mastro spadaio cammina con lo sguardo basso, puntato al terreno. È ormai dentro, nel garbuglio di vicoli stretti, segnati da canalette di scolo. Pupi Avati, I cavalieri che fecero l’impresa. Mondadori, 2000.
Hai Latif non è contento, è quasi cieco, è molto sordo, ma intuisce che il sàhara costiero, l’ambiente dove è nato e vissuto sta cambiando dopo una immobilità di millenni. Hanno messo la strada del ferro, hanno asfaltato la pista, hanno esasperato il traffico, hanno riempito di orrendi fragori meccanici il vento, musicale privilegio del deserto, «hess el gebel», voce della montagna. Paolo Caccia Dominioni, Alamein 1933-1962. Longanesi & C, 1966.
Bocciata la Preghiera dell’alpino nella chiesa di Vidracco. Secondo il parroco, don Ernesto Vavassori, leggerla nell’edificio religioso equivale a bestemmiare. La messa di domenica scorsa, si è conclusa con gli alpini infuriati e tanti mormorii tra i fedeli presenti. La Sentinella del Canavese.
Il coraggio io ce l’ho solo con i vigliacchi. Roberto Gervaso. Il Giornale.