ItaliaOggi, 4 ottobre 2019
Il Dna cessa di essere un tabù
Quando ho dovuto di recente rinnovare il passaporto alla nostra ambasciata a Berlino mi hanno preso le impronte digitali. Non mi sono offeso. Già da tempo, il mio cellulare pretende di controllare l’impronta del mio pollice per aprirsi. Ma, per molti, il controllo delle impronte è ancora un tabù. Si teme che il Grande Fratello, come nel romanzo di Orwell, un domani controlli la nostra vita. Sarà, ma è già avvenuto. Quando nel secolo scorso giunsi ad Amburgo per lavorare come corrispondente, l’Europa aveva ancora le frontiere, per ottenere il permesso di soggiorno, dovetti sottopormi a una visita medica, e con me, mia moglie, e mia figlia di quattro anni. Allora, mi offesi, anche perché dovetti andare al reparto di malattie tropicali della clinica universitaria. Per gli anseatici, l’Italia era un paese a rischio? Altri tempi.In Germania, il Dna è ancora un tabù, contro cui si battono il ministero della giustizia e quello degli interni. È un peso del passato nazista, si teme di venire accusati di razzismo se l’esame si spinge troppo oltre. Oggi, è lecito accertare da una traccia solo se il ricercato è un uomo o una donna. Ma sarebbe possibile scoprire il colore degli occhi, dei capelli e, non sia mai, quello della pelle. Con una certa approssimazione si potrebbe anche individuare l’etnia. Su questo punto ho qualche dubbio: da una traccia del mio sudore, si potrà scoprire che sono un siciliano e non un finlandese? Ma da piccolo ero biondo come Marylin Monroe, eredità normanna, e ho la pelle bianchissima. Gli abitanti di Helsinki sono in maggioranza bruni. Infine, si può calcolare, con sufficiente approssimazione, l’età biologica.
La precisione dipende dal colore: per gli occhi marroni si arriva al 95%, per gli azzurri al 99%; per i capelli biondi all’81%, per i bruni al 74%, per i rossi al 93%, per i neri all’86%; per la pelle, per quella molto chiara all’83%, per la chiara al 76%, per la nera al 99%. Stabilire l’età approssimativa è meno facile. Veronika Lipphardt, biologa all’università di Friburgo, mette in guardia contro il pericolo di una discriminazione razzista: chi ha la pelle scura verrebbe più facilmente identificato in Svezia di uno biondo. È vero, ma avverrebbe il contrario in Marocco. Se commetto un reato non dovrei lamentarmi se vengo identificato con maggiore o minore facilità. Il governo tedesco ha presentato una proposta di legge per rendere possibile una «valutazione allargata» del Dna, respingendo le accuse di violare la privacy e di un ipotetico pericolo per le minoranze etniche in Germania. Una riforma difficile.
Tutto è cominciato nell’ottobre di tre anni fa: a Friburgo, una studentessa di 19 anni, Maria L., che verso mezzanotte tornava in bicicletta da una festa al campus universitario, venne aggredita, violentata, e annegata nel fiumiciattolo che attraversa il parco cittadino. Unica traccia, un lungo capello d’uomo. Il colpevole fu identificato dopo due mesi. Con la riforma sul Dna, domani le indagini sarebbero molto più rapide. Era un profugo afghano di 17 anni, giunto a Friburgo dalla Grecia, dove aveva già assalito una ragazza buttandola giù da una scogliera. Fatto non comunicato dalla polizia greca. Il profugo, alle autorità tedesche, dichiarò di essere minorenne. Uno status che garantisce giustamente diritti particolari. Fu creduto sulla parola. Durante il processo, venne accertato che aveva almeno 25 anni, forse 28.
I profughi minorenni non accompagnati l’anno scorso erano oltre 17 mila, e altri 24 mila sono i giovani (fino a 25 anni, in Germania, le pene previste sono ridotte), che hanno superato i 18 anni dopo essere giunti in Germania. Sarebbe possibile accertare l’età reale con buona approssimazione con una radiografia del polso, ma viene considerata una violazione della privacy. Il profugo afghano di Friburgo, Hussein K., considerato adulto, è stato condannato all’ergastolo.