Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  ottobre 04 Venerdì calendario

Biografia di Enrico Bondi


Enrico Bondi, nato ad Arezzo il 5 ottobre 1934 (85 anni). Dirigente d’azienda, conosciuto come salvatore di imprese in crisi. Tra il 2014 e il 2015 ha guidato le acciaierie Ilva (al centro di un’indagine della magistratura per disastro ambientale nello stabilimento di Taranto). Tra il 2003 e il 2011 è stato commissario straordinario e poi amministratore delegato della Parmalat (salvandola dalla liquidazione). Negli anni Novanta aveva lavorato anche al risanamento del gruppo Montedison (trenta mila miliardi di lire di debiti), coinvolto in Tangentopoli e dopo il suicidio di Raul Gardini • «Qualcuno, ispirandosi anche al suo fisico, asciutto e scavato, lo ha definito “l’asceta della disciplina contabile”» (Federico Monga) • «Una fama costruita in decenni, ma sempre, gli va riconosciuto, con esempi di grande coerenza. Come quando all’ultima assemblea della Parmalat - che aveva appena risanato e resa appetibile tanto da finire nelle mani di Lactalis - arrivò con l’auto aziendale e tornò indietro con il suo pandino opportunamente parcheggiato nei dintorni. Non che la sua attività l’abbia costretto a un clima monacale: solo il salvataggio dell’ex impero di Callisto Tanzi [la Parmalat] gli era valso un assegno da 32 milioni» (Massimo Sideri, Corriere della Sera, 28/5/2016) • «Bondi mani di forbice» • «L’uomo del latte versato» • «La leggenda del santo risanatore» • Mario Monti, da presidente del Consiglio, lo volle commissario alla revisione della spesa pubblica (dall’aprile 2012 al gennaio 2013) • «Una condotta improntata al basso profilo e a una rigorosa regolarità» (Roberto Carmiati, Lettera 43, 22/7/2011) • «Quarant’anni di carriera e mai un’intervista. E sì che Enrico Bondi ne avrebbe di cose da raccontare. Eppure nonostante le incessanti richieste […] si è sempre tenuto alla larga dai giornalisti» (CorrierEconomia) • «Franchezza toscana, quando serve. E riserbo assoluto come stile di vita. La sua biografia è un capitolo di storia contemporanea: i segreti del capitalismo italiano» (Paolo Biondani, la Repubblica, 21/5/2010).
Premessa «La sua riservatezza è proverbiale. Per capire il personaggio, basta appostarsi all’uscita del palazzo milanese che ospita il suo quartier generale, un piano in tutto, in una piazza defilata a due passi da Porta Romana, e provare a blandirlo per una dichiarazione […] Ci dica almeno due parole, tanto scriviamo lo stesso. Unica risposta, con vistoso aggrottarsi di ciglia: “Non si potrebbe fare a meno di scriverlo, questo articolo?” (Biondani).
Vita «Figlio di contadini» (Biondani) • Si laurea in Chimica all’Università di Firenze • «Sono un chimico, cioè un marziano per chi parla di economia» (Sergio Bocconi, Corriere della Sera, 30/5/2001) • «Prima assunzione alla Montecatini, nel 1957, dove si mette in luce nei laboratori chimici: “Fra tanti ricercatori, lui era un trovatore”, motteggiano i suoi collaboratori. Quindi passa alla Snia e da qui all’industria militare. Dal settore aerospaziale, entra nel gruppo Fiat e fa carriera alla Gilardini» • Si lega all’amministratore delegato della Fiat Cesare Romiti e conosce il banchiere di Mediobanca Enrico Cuccia: «per decenni il vero potere forte», che diventa «il suo nume tutelare» (Biondani) • «Si narra che Mister Bondi […] avesse imparato la virtù della discrezione [da lui]. Errore: [Bondi] era abituato al silenzio molto prima [….] Un’abitudine da militare, legata a un curriculum che spiega anche il suo piglio autoritario […] L’incontro con Cuccia coincide con la prima crisi. Mediobanca gli affida la Torviscosa, storica fabbrica di cellulosa che rischia il crack. Lui taglia, ristruttura e salva il salvabile. Dopo un anno Cuccia lo chiama a rapporto. E approva. Allora bastava meno di un’ora di colloquio per decidere tutto. E così il chimico Bondi diventa l’inviato speciale di Mediobanca» • I nemici lo soprannominano «l’uomo con la scure» • Siamo ormai nel 1993, e a Mediobanca serve qualcuno che rimetta in sesto il gruppo Montedison, travolto da Tangentopoli e dal suicidio di Raul Gardini • «Per salvare il salvabile serviva un manager corazzato» (Vittorio Malagutti, Corriere della Sera, 30/7/2001) • Cuccia, che della Montedison è controllore indiretto, si fida di Bondi e lo sceglie per affiancare il presidente Guido Rossi: così «iniziò la sua leggenda di grande risanatore» • «Nell’ufficio del pm Francesco Greco si presentano Enrico Bondi e i suoi fidati consulenti Guido Angiolini e Umberto Tracanella. [… ] Guido Rossi non sopporta il carattere ruvido del manager e lo accosta a Romiti con una battuta rimasta celebre: “È la brutta copia di un cattivo esempio”. Dei due capi, però, resta Bondi» (Biondani) • «Nel mondo degli affari molti accolsero la nomina con scetticismo. Sbagliavano» (Malagutti) • «Bondi è di quelli che arrivano in ufficio alla sette della mattina, quando gli altri ancora dormono, e quindi gode di un certo vantaggio. Si mette al lavoro» (Giuseppe Turani, la Repubblica, 7/10/2005) • L’approdo in azienda non è dei più semplici. «Bondi trova soltanto macerie. I precedenti azionisti (il gruppo Ferruzzi) avevano accumulato 30 mila miliardi di debiti [in lire, ndr]. Ebbene, tra le sue prime decisioni c’è anche quella di vendere all’asta quadri e preziosi tappeti, eredità di quella gestione un po’ troppo sfarzosa, caduta sul progetto Enimont» (Giacomo Ferrari, Corriere della Sera, 23/7/2001) • Bondi lascia la sede storica della società in Foro Buonaparte a Milano. Poi prende la ditta, che si occupava un po’ di tutto (dall’agroindustria alla chimica, dal cemento, alle assicurazioni) e la rovescia come un calzino • «Di fatto (lui che si proclama un chimico) cancella la chimica e trasforma la Montedison in un gruppo energetico (il secondo dopo l’Enel, sia pure a una certa distanza, come dimensioni)» (Turani) • «Da un fatturato inferiore ai mille miliardi è passata ad almeno 6 mila» (Ferrari) • «Il lavoro di restyling riesce così bene che quando in giro se ne accorgono, comincia una guerra lunga parecchi mesi per arrivare al controllo della stessa Montedison» (Turani) • «Quel manager grigio e schivo, dal carattere ruvido e poco propenso alle pubbliche relazioni, si è rivelato un timoniere a prova di tempeste» (Malagutti) • Nel 2001 «dopo la Montedison va in Telecom. Qui Marco Tronchetti Provera è appena arrivato al posto di Roberto Colaninno e, naturalmente, ha bisogno di dare un’inquadrata ai conti. Bondi si china sulle carte, fa le somme, divide, moltiplica» (Turani) • «Entra alle sette ed esce per ultimo. Riservato. […] Si era fatto dare la più piccola vettura del parco macchine della compagnia […] e per giunta senza le orecchie indiscrete di un autista. Decisionista e allergico alle intrusioni di campo» (Federico Monga) • I dirigenti alla Telecom si spiano a vicenda: lui scopre una cimice sulla sua auto, ma salta fuori che in realtà è solo la carcassa non funzionante di un telefonino Motorola • Dopo un annetto lascia, d’accordo con Tronchetti Provera • «È rimasto pochi mesi ufficialmente perché mero “traghettatore” da Colaninno a Tronchetti, ma forse perché non è persona che accetti di farsi dirigere» (Biondani) • «Dalla Telecom passa alla Sai-Premafin di Salvatore Ligresti. Anche lì, grandi affari e un po’ di confusione» (Turani) • «Quando arrivò alla corte di Salvatore Ligresti, prima di accettare l’incarico […], era l’agosto 2002, fu molto chiaro: “Ingegnere – spiegò a Ligresti – lei faccia l’azionista che io faccio l’amministratore delegato con pieni poteri”» (Federico Monga) • «Il “chimico” arriva, saluta e si mette a far di conto. […] Dovrebbe fare un salto addirittura in Fiat, dove lo ha chiamato Umberto Agnelli per risanare il gruppo, travolto dai debiti e dalla crisi industriale. Per Bondi si tratta di una sorta di super-promozione: da ricercatore chimico di Castellanza alla testa del maggior gruppo industriale italiano. Ma le cose non andranno così. Le banche, grandi creditrici di Fiat, si oppongono al suo arrivo a Torino, più che altro, forse, perché vogliono far capire a Umberto che non può più decidere tutto da solo» (Turani) • Forse, soprattutto, perché temevano che Bondi li avrebbe costretti a una forte ristrutturazione dei crediti (Dell’Arti) • «Con una offensiva senza precedenti gli hanno impedito di nominare Enrico Bondi alla guida della Fiat» (Agnelli, citato da Federico Rampini, la Repubblica, 14/12/2002) • «Il Marchionne mancato» (Biondani)
Parmalat Bondi passa a lavorare per la Parmalat e, dopo il crac del 2003, lo nominano amministratore straordinario: «Uno scandalo di cui non si capisce niente e che appare avvolto in una ragnatela fittissima di conti falsi, di società off-shore e di banche estere compiacenti. […] L’azienda è stata iper-gonfiata, i conti sono stati falsificati con le stampanti laser e con il più volgare bianchetto delle dattilografe, tutti mentono e comunque l’impressione generale è che non ci sia più niente da salvare» (Turani) • «Parmalat era il buco nero del sistema, una specie di simbolo della mala finanza: debiti per 15,5 miliardi di euro, vent’anni di bilanci falsi, 36 mila dipendenti e decine di fabbriche in fallimento, 85 mila risparmiatori danneggiati solo in Italia […] Pensava di restare nella fabbrica del latte “per un mese e mezzo al massimo”, dicono i suoi fedelissimi […] Avrebbe confidato agli avvocati di temere una trappola: “Mandano il pazzo nella fornace nella speranza che muoia bruciato”» (Biondani) • «A Bondi, dicono, questa volta non resterà che prendere in mano una scopa e pulire il pavimento. Il “chimico”, però, è un toscano testardo. Si chiude in ufficio, sistema un po’ i conti, passa le carte alla magistratura. E parte in guerra contro le banche (italiane e straniere) che hanno aiutato Calisto Tanzi [il vecchio padrone, ndr] e gli altri a mettere in piedi il colossale imbroglio» (Turani) • «Ai processi di Milano e Parma, si è assunto la responsabilità di giurare che “il dissesto di Parmalat era conoscibile dai banchieri almeno dal ‘97: bastava confrontare quei bilanci mostruosamente falsi con i debiti registrati nella centrale rischi”. Gli avvocati insorgono: “Conoscibilità non significa effettiva conoscenza”. Lui guarda i giudici, stringe il pugno e fa il gesto di gettare qualcosa sul pavimento: “Il mestiere del banchiere dovrebbe essere di controllare chi merita credito. Io sono un chimico. Se butto per terra la glicerina, devo sapere che esploderà tutto” […] In azienda, Bondi resta un manager di ferro. Che taglia i rami secchi. Si concentra sul latte, yogurt, formaggi e succhi di frutta. Vende le controllate indebitate, dalle merendine al Pomì, al Parma calcio. E licenzia i dirigenti storici che non centrano gli obiettivi» (Biondani) • «Alla fine, Bondi vince ancora una volta. Ci ha messo due anni, ma la Parmalat è tornata in Borsa. Ha i conti a posto, ha un nuovo management, va abbastanza bene. E in piazza Affari, il primo giorno di ri-quotazione, sembrava che di azioni Parmalat non ce ne fossero mai abbastanza» (Turani) • «La nuova Parmalat continua a produrre profitti, sebbene siano quasi esauriti i risarcimenti giudiziari: fatturato e margini in crescita, utili netti per 48,5 milioni nel primo trimestre 2010, bilanci e controlli citati ad esempio dai più temuti magistrati milanesi, una riserva di liquidità da un miliardo e mezzo di euro. […] La storia di un’anomalia che si è capovolta: l’azienda nata a Collecchio va bene, il problema è il resto del pianeta (Biondani) • Gli unici scontenti sono i tifosi del Parma Calcio: «accusano Bondi di non aver mai considerato le necessità della squadra (tre anni fa [nel 2004, ndr] disse che era una delle prime cose di cui disfarsi) e di averla progressivamente depauperata dei più bravi: Gilardino, Barone, Simplicio, Bresciano, Paolo Cannavaro» (La Stampa 3/01/2007) • Gli viene mossa anche un’altra critica: «Quella di essere più bravo a sanare che a gestire: invece di investirlo, preferì tener il tesoro di oltre un miliardo della Parmalat in Bot e Brp. Un particolare che non sfuggì ai francesi» • Nel 2011, infatti, entra in scena la Lactalis, una multinazionale d’Oltralpe che in Italia già possiede i marchi Galbani, Invernizzi, Locatelli e Cademartori. Comprano tutto e Bondi se ne va. Ma da trionfatore.
Pensione? Bondi ha quasi ottant’anni ma non smette di lavorare • Nel 2011 si occupa brevemente dei conti dell’ospedale San Raffaele di Milano, in rosso di più di un miliardo (lo chiamano dal Vaticano dopo il suicidio di Mario Cal, ex braccio destro di Don Verzé) • Nel 2012 è commissario alla revisione della spesa pubblica sotto Mario Monti (vuole recuperare 4,2 miliardi per scongiurare l’aumento dell’Iva) • Per un paio di mesi diventa anche commissario per la Sanità della Regione Lazio. Mario Monti però gli chiede anche di fare il selezionatore dei curriculum per le liste di Scelta Civica, il suo nuovo partito. «Il segretario Pd, Pierluigi Bersani, ne contesta il doppio ruolo» (Costanza Iotti, Il Fatto Quotidiano, 27/12/2013) e Bondi abbandona le forbici di Stato • Non passano neanche tre mesi che la famiglia Riva lo vuole nella gestione dell’Ilva, il cui stabilimento a Taranto è al centro di un’inchiesta per disastro ambientale. Il 25 maggio si dimette, assieme a tutto il cda, quando il gip di Taranto dispone un sequestro preventivo da otto miliardi sui beni della famiglia, accusata di aver volutamente risparmiato sulla messa in sicurezza dell’impianto per diciassette anni (dal 1995). Ma neanche due settimane dopo, torna a guidare l’azienda: il nuovo presidente del Consiglio Enrico Letta lo nomina commissario straordinario con un incarico di 36 mesi: la sua ricetta è sempre la stessa: cercare di tagliare gli sprechi e recuperare i soldi perduti • Nel 2016, per un periodo, diventa anche consulente del ministro Calenda.
Vita privata e personalità «Ama ripetere che il mondo degli affari non è popolato di santi, per cui “essere puliti è un costo, ma abbiamo il dovere di affrontarlo”» (Biondani)
Ha detto di sé: «Sono un umanista» (Bocconi 2001) • «Tra tante star degli affari, imprenditori dell’immagine, politici arricchiti, banchieri che controllano giornali e finanzieri che ostentano lussi sfrenati, lui veste ancora in “grigio Mediobanca”, dicono senza scherzare i suoi collaboratori. Ai ristoranti alla moda preferisce la trattoria parmigiana delle sorelle Picchi. Alle isole esotiche, il suo piccolo uliveto sulle colline toscane» (Biondani) • Infatti ha una tenuta vicino ad Arezzo chiamata «Il matto» • «Sposato, due figli, parla solo se obbligato, per fare il testimone in tribunale o presentare i conti al mercato. E mai di sé» (Biondani) • «Lesina dichiarazioni, evita la mondanità, si assicura l’ufficio più piccolo» (Sergio Bocconi) • «Memoria di ferro (proverbiale la sua conoscenza del dossier Parmalat) […] L’agiografia, tra realtà e leggenda, prevede anche che si cibi di pane e olio, tassativamente quello della sua tenuta aretina» (Sideri) • Alessandro Bondi, il figlio, fino al 2014 è stato dirigente di Compass, società di servizi finanziari del gruppo Mediobanca.
Da dove partire se hai tra le mani un crac aziendale «Dalla ricostruzione dei valori: “Ho fatto riferimento alle Lezioni americane di Italo Calvino”. Dal libro, Bondi ha tratto, coniugandoli con il management, i “valori indicati dallo scrittore per il nuovo millennio: leggerezza, rapidità, equilibrio, visibilità e coerenza”» (Bocconi 2001).
Vizi Ex fumatore accanito di sigarette e sigari toscani (ha smesso del tutto nel 2007).
Giudizi «L’ultimo superstite di un’Italia perduta» (Biondani)
Stipendi Nel 2005, come ad Parmalat: 158 mila euro lordi l’anno. Nel 2006, come ad Parmalat: 390 mila (G.D., Il Sole-24 Ore 8/4/2006) • Quando era commissario per Monti nel decreto di nomina «era prevista un’indennità lorda non superiore ai 170mila euro per un incarico fino al 30 aprile 2013 [si dimise a gennaio]» (Iotti)
Curiosità Conosce inglese, francese e tedesco • Nel 2004 si è parlato di lui anche per la Lega Calcio • Sempre nel 2004 Cossiga gli ha restituito i 30 mila euro di un viaggio aereo che a suo tempo gli era stato offerto da Calisto Tanzi con soldi della Parmalat (Vanity Fair, 1/4/2004) • Per la storia della finta cimice è stato imputato per falsa testimonianza (I giudici [gli] hanno dato ragione respingendo in toto l’impianto accusatorio. “È un processo che non doveva neppure cominciare”, il telegrafico commento del suo difensore», askanews, 2016) • Leggeva il fumetto Flash Gordon e una volta disse agli studenti della Bocconi: «Ma come, non lo conoscete? Era un venusiano giallo con la chioma celeste» (Bocconi 2001) • «Ho perso peso a furia di star seduto».