il Giornale, 4 ottobre 2019
I segreti del Vesuvio
Segreti non più inaccessibili. Storie a prova di raggi X, ma che, col metodo giusto, potrebbero svelarsi al mondo. Le storie di Pompei ed Ercolano, scritte sulle pergamene che le fiamme, nel 79 d.C., avevano carbonizzato.
«Sebbene sia possibile osservare la presenza di scrittura su ogni frammento dei papiri, riuscire ad aprirli richiederebbe una flessibilità e morbidezza che, ovviamente, quei papiri non possono più avere», spiega Brent Seales, presidente di informatica all’università del Kentucky, ovvero l’ateneo sta svolgendo la preziosissima ricerca. Insieme con la sua squadra di operatori, Seales ha già utilizzato i raggi X ad alta energia per «srotolare virtualmente» una pergamena ebraica di 1.700 anni fa, reperita nella sacra arca di una sinagoga in En-Gedi (Israele): conteneva un testo biblico del Levitico. Chissà quali parole arse dal fuoco del Vesuvio potranno riesumare memoria storica affondata quasi duemila anni fa, ma destinata a non perdersi.
I due rotoli «avvolti» che verranno esaminati appartengono all’Institut de France di Parigi, e fanno parte di una raccolta di circa 1800 pezzi, scoperta per la prima volta nel 1752 durante gli scavi di Ercolano. Assemblati, i misteriosi testi costituiscono l’unica biblioteca intatta mai conosciuta dalla Storia antica: la maggior parte di questo repertorio è conservata in un museo di Napoli. La villa in cui i papiri furono recuperati, secondo i ricercatori, sarebbe appartenuta al suocero di Giulio Cesare, e si è tentato di srotolare circa la metà dei papiri attraverso i più disparati metodi nel corso degli anni. Alcuni, tra gli esperimenti, sono andati distrutti. Dispiegare ed esporre la scrittura all’aria, ritengono gli scienziati, comporta che l’inchiostro sbiadisca e i testi diventino incomprensibili. Ecco quindi l’approccio dei raggi X, che però richiederà una strategia diversa da quella del papiro d’Israele.
«In buona parte, gli scritti di Ercolano vertono sulla filosofia greca, in particolare sull’epicureismo, la filosofia più in voga a quel tempo», ha affermato Brent Seales, con entusiasmo. Ma è probabile che le pergamene contengano testo latino. Le biblioteche classiche potrebbero constare di una sezione greca e di una latina, e solo una piccola parte di quest’ultima è stata recuperata a Ercolano: ma è ancora possibile che all’interno della villa, in una zona nella quale non si sono finora spinti gli scavi, sia rimasto materiale importante.
Dirk Obbink, papirologo e classicista dell’Università di Oxford coinvolto nella ricerca, sostiene che «un nuovo lavoro storico di Seneca il Vecchio è stato scoperto tra i papiri di Ercolano non identificati solo l’anno scorso, mostrando così quali rarità non contemplate rimangano ancora da scoprire». Obbink auspica che le pergamene possano contenere perfino le poesie di Saffo, o il trattato che Marco Antonio lasciò scritto sulla propria dipendenza dal vino.
Quanto alla tecnica da sfruttare per questi reperti, è stata messa a punto combinando i raggi X a elevatissima energia con algoritmi di «machine learning» (branca tra le più conosciute e applicate dell’intelligenza artificiale). Il metodo utilizza fotografie di frammenti a scorrimento con scritte visibili a occhio nudo. Ma, se la pergamena di En-Gedi era marchiata da inchiostro a base di metallo, quelle di Ercolano sono verosimilmente scritte con inchiostro a base di carbonio, e contengono piccole tracce di piombo: ecco perché solo nuove tecnologie potranno scardinarne il mistero. Una storia raggomitolata in 900 pezzi che promettono scoperte e sorprese: radici sommerse, messaggi cifrati della nostra identità che abbiamo cercato per secoli, e che solo il futuro più tenace potrà restituirci.