il Fatto Quotidiano, 3 ottobre 2019
Il Bambin Gesù vuole soldi da te
Papa Francesco ha un solido concetto di carità, che fa rima con sobrietà: “Non è una sterile prestazione o un semplice obolo per far tacere la nostra coscienza, ma è l’abbraccio di Dio a ogni uomo, in particolare agli ultimi e ai sofferenti”. Eppure Jorge Mario Bergoglio era la principale attrazione di una cartella patinata, spedita a decine di aziende italiane e straniere, private e statali, di petrolio e di telefoni, per finanziare la manifestazione una “serata di stelle”, in programma il 20 novembre: la festa per i 150 anni del Bambino Gesù, l’ospedale pediatrico che dal ‘24 è l’ospedale dei pontefici. Più che uno spettacolo di beneficenza, la beneficenza che si fa spettacolo, passerella e contatti per multinazionali interessante al benessere spirituale dei manager e ancor più alle loro relazioni: compra uno spazio per il tuo marchio – era il messaggio – e avrai un’udienza privata con Jorge Mario Bergoglio e una cena di gala ai Musei Vaticani. Servono da 120 a 250 mila euro.
La proposta ha suscitato stupore dei clienti e raccolto poche adesioni, così l’ospedale ha annullato l’incontro con Francesco e la festa ai Musei.
Il Bambino Gesù celebra il suo primo secolo e mezzo, per l’appunto il 20 novembre, con un concerto nell’aula Paolo VI, l’auditorium che fu disegnato da Pier Luigi Nervi: presenta Amadeus in diretta sul servizio pubblico Rai, e poi ci sono cantanti, atleti, registi, attori, Jovanotti, Bocelli, Fiorello, Anastacia, Castellitto, un elenco assai vasto e luccicante. La causa è nobile. Però per carpire l’attenzione di aziende che fatturano miliardi di euro e che bramano consenso politico e chissà una dispensa papale, il Bambino Gesù aveva previsto un prologo per il 19 novembre, la vigilia, una giornata speciale per i sostenitori più generosi.
I vertici dell’ospedale hanno reclutato due società del settore, non certo religioso, che si chiamano Master Group Sport e Star Biz di proprietà di Giovanni Carnevali, che è pure amministratore delegato del Sassuolo Calcio. Master Group Sport organizza eventi sportivi, la Star Biz cura l’immagine dei calciatori, come Javier Zanetti, bandiera dell’Inter. Carnevali non ha esperienze vaticane, ma il recente esordio al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione.
Master Group Sport, su mandato del Bambino Gesù, ha inviato alle principali aziende italiane un documento di 60 pagine con un solo paragrafo dedicato alle attività pediatriche dell’ospedale – di eccellenza, fuor di retorica – e un profluvio di dettagli sul ritorno di immagine dell’investimento. Cinque i “pacchetti” proposti: quelli pregiati – che permettevano a manager, familiari e collaboratori di salutare papa Francesco e di addentare la pasta sotto gli affreschi della Sala Clementina dei Musei Vaticani – erano da 50.000 a 250.000 più Iva. Perché spendere tanto? “Il contesto è ideale per consolidare – spiegava la brochure – i rapporti con i propri stakeholder (intesi come referenti istituzionali e azionisti, ndr) e realizzare attività di pubbliche relazioni”.
Il “contesto” era duplice: ore 18, udienza privata con papa Francesco; ore 20, cena di gala ai Musei Vaticani. Master Group Sport esaltava l’inedito ritrovo in Sala Clementina, al solito utilizzata per ricevere le delegazioni straniere o per rendere omaggio al pontefice defunto: “Sarà una serata unica e raffinata dal profilo esclusivo e istituzionale per un selezionato numero di 300 ospiti, invitati istituzionali e celebrità coinvolte. Ci saranno le più alte cariche dello Stato italiano, quali i presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera, del Consiglio, i ministri della Salute, dello Sviluppo economico, il sindaco di Roma e le autorità della Città del Vaticano. Camerieri di eccezione saranno personaggi del mondo dello sport”. Al variare del prezzo variava persino la speculazione all’esterno: c’era bisogno di almeno 120.000 euro per usare foto e video, con la garanzia di “creare iniziative di promozione” da studiare assieme agli uffici marketing. Un pastrocchio, “simonia”, si sarebbe contestato in altre epoche.
Il Vaticano, consultato dal Fatto, ha lasciato la responsabilità al Bambino Gesù: “Era un’ipotesi delle società di comunicazioni”, si giustificano dopo le nostre domande, “ritirata per non rischiare di non strumentalizzare”. Il Papa non avrebbe gradito scoprire dai giornali che le sue strette di mano venivano vendute a 250.000 euro l’una.