ItaliaOggi, 3 ottobre 2019
Via il maiale e i crocefissi
Ci sono delle occasioni storiche, che ci fanno capire in che mondo viviamo e quali ne siano le tendenze prevalenti. Due di esse sono accadute in questi giorni. Assai opportunamente, perché mostrano la stessa cosa: la riduzione della religione cattolica a una scelta soggettiva, a un hobby, a un divertimento; e la cancellazione della tradizione cattolica come conquista di libertà e solidarietà tra i popoli.I fatti sono noti. A Bologna la festa della famiglia, nel giorno che celebra il primo suo vescovo S. Petronio, per la tavolata ecumenica tra cristiani e islamici è stato deciso di servire due diversi tipi di minestra: per i cattolici tortellini tradizionali, nei quali il maiale è fondamentale, e per gli islamici tortellini adattati al pluralismo religioso, nei quali la carne di suino è stata sostituita da carne di pollo. Le polemiche sono scattate subito. Ma forse non del tutto opportune. È noto che la ricetta tradizionale della minestra regina dei bolognesi, immutata dal tredicesimo secolo, prevede che il ripieno deve contenere pesto di vitello e di maiale, e, sempre di maiale, lonza, prosciutto crudo e mortadella. Una ricetta che è un rito.
Nel secolo scorso, il tortellino, anche per renderlo meno pesante per lo stomaco, è stato modificato in «tortellone»: più grande l’involucro, ripieno di ricotta, formaggio e verdura. Il tortellino è nato per il brodo, il tortellone per l’asciutto. Poi alcuni chef fantastici hanno ancora mutato il ripieno, ne sono nati tipi diversi di tortellino, compreso quello (ahimè) al pesce. Non v’è dubbio che sarebbe sbagliato imporre agli islamici di mangiare tortellini col maiale. Ma non c’era alcun bisogno di cambiare la ricetta sostituendolo col pollo. Bastava servire loro dei tortelloni, che non contrastano con le loro regole religiose. L’errore fatto è anzitutto quello di avere offesa la tradizione della città, ma ve n’è un altro ancora più grave: presentare i tortellini senza maiale come uno strumento di dialogo religioso, alla Bergoglio o alla Zuppi.
Col rischio, ormai, più che diffuso, prevalente, che la scelta di una di un’altra religione divenga un fatto soggettivo, casuale e provvisorio. I tortellini senza maiale sono accettati ormai da un popolo, il nostro, che è purtroppo è largamente senza religione, anche se non ne nega nessuna e tutte le accetta. Scegliere tra suino e pollo è come scegliere tra cristianesimo e altre religioni.
Via il maiale, dunque, se può servire ad allacciare i rapporti con una religione diversa, che, a differenza della nostra, è molto ferma e immutabile nella sue convinzioni. E, insieme col maiale, via il crocifisso. Il nostro ministro della scuola non vuole togliere agli studenti solo le merendine (nessuno ha capito perché), ma anche i crocifissi dalle aule. Ce lo ha detto l’altro giorno. Interpellato nella trasmissione Un giorno da pecora ha affermato che nella scuola non ci dovrebbe essere alcun simbolo religioso e neppure una insalata mista di tutti. E, anche se il paragone è orripilante, andrebbe tolta pure la foto del presidente della repubblica. Eppure la Corte europea dei diritti dell’uomo, con una sua sentenza del 2011, ha stabilito che il crocifisso poteva restare nelle scuole italiane.
L’argomento di cui il ministro si è servito è uno dei più vecchi e avariati luoghi comuni della ideologia radicale. La scuola è laica. Ma che significa? Forse che anche la laicità non ha una sua religione: dei diritti, della solidarietà, della giustizia e della eguaglianza, che in occidente è nata nel solco del cristianesimo? La scuola italiana, come tutte le istituzioni educative, non è clericale, ma in senso storico è «cristiana», come ci hanno insegnato i liberali Croce e Chabod.
Il partito di Fioravanti, il M5S, lo ha redarguito, con una giusta osservazione: cosa importa che ci sia il crocifisso, occuparsene è tempo perso, tanto ormai nessuno più lo guarda e lo stesso insegnamento della religione cristiana nelle scuole sta scomparendo. Il crocifisso non è in alcun modo un problema, tanto non serve più a niente. I veri problemi della scuola non sono la religione, ma la messa in sicurezza degli istituti, il loro ammodernamento, l’aumento delle retribuzioni a docenti e personale. Assai intelligente, anche se non troppo religiosa, la protesta del Vescovo di Monreale: «Togliere il crocifisso servirebbe solo ad aiutare Salvini». Detto bene, ormai tutta la religione è una variabile della politica e dell’economia. Non avviene dunque a caso questa duplice diversa richiesta religiosa e laica: via il maiale e via i crocifissi.