il Giornale, 3 ottobre 2019
Il diario secondo Vittorio Sgarbi
CLAMOROSIX
Ecco un libro da conservare gelosamente, nonostante sia un diario per gli studenti, con i mesi, le date e tutto il resto. Ma come, direte voi, un diario non esaurisce il suo scopo alla fine dell’anno scolastico? No, se l’ha compilato Vittorio Sgarbi. Prendete il Diario della capra 2019-20 (Baldini + Castoldi) e provate a resistere alla tentazione di utilizzarlo anche come libro da comodino: le pagine sono arricchite da aforismi di grandi artisti, da quadri con un breve commento del critico d’arte e soprattutto dalle battute geniali di Sgarbi.
Partiamo da queste ultime. Non si riesce a smettere di leggere. C’è molto da ridere ma anche da pensare. Ad esempio: «La vera questione morale è l’ignoranza». Cos’è questo aforisma se non un saggio (tra l’altro definitivo) sull’Italia, compresso in una sola riga? Aggiungiamo allora anche questo: «Il vero politico onesto è il politico capace». Quanta disonestà nei partiti degli onesti... Cos’è il potere? «Il potere è idiota quando è affidato a idioti che non hanno passioni. I grandi uomini, al contrario, fanno avanzare il mondo anche senza il potere». Non c’è solo la politica. Considerate questo aforisma abissale: «La mia vita è un lungo tentativo di sfuggire alla morte. Non mi fermo. Perché chi si ferma riflette. Fuggo attraverso il mio vitalismo». L’avrebbe potuto dire Don Giovanni nell’opera di Mozart.
Le perle di saggezza dispensata alle capre, ma tutti siamo un po’ capra in fin dei conti, non si contano e hanno lo stile del grande intellettuale e del grande umorista, due qualità quasi mai disgiunte.
Donne: «Da qualche parte del mondo per ogni uomo esiste la donna ideale. Basta evitarla».
Amore: «Il matrimonio è un crimine contro l’umanità».
Doti: «La fedeltà è la virtù dei cani».
Droga: «Se incontro la cocaina, si eccita lei».
Camicia nera: «Non vedo il pericolo fascista. Vedo il pericolo dei cretini».
Turismo: «Paese che vai, capre che trovi».
Stile: «Gli uomini che portano il marsupio sono un oltraggio al decoro urbano».
Influencer: «L’influencer è un pirla sfaticato che lucra su pirla danarosi incapaci di scegliersi da soli un paio di scarpe da pirla».
Hashtag: «La parola hashtag mi fa hagare».
Internet: «Studiate invece di perdere tempo su internet».
Il Festival della canzone italiana: «Non vedo mai Sanremo. Amnesty international dovrebbe annoverarlo tra le torture».
Cogliere l’attimo: «Capre diem!».
Fine settimana: «Capre che non siete altro! Essendo sabato, invece di andare in orrendi centri commerciali per comprare orrendi capi d’abbigliamento realizzati in Cina, visitate un museo!».
Istruzione: «Una sera, arrivato per presentare una mostra di Tiziano, ho invitato alcuni ragazzi che erano fuori dal locale. Quando i giovani mi hanno risposto: Chi, Tiziano Ferro?, ho capito che c’era qualche problema nelle scuole».
Selfie: «Il selfie è l’istantanea di un pirla che immortala la sua vanità».Naturalmente non manca l’affondo sull’arte. Leggete questo e scusate la lunga citazione, ne vale la pena: «In tutto il mondo, chi ha meno di cinquant’anni associa la parola Carpaccio a un piatto di carne cruda servito con scaglie di grana. Durante la mostra allestita a Venezia nel 1962 sul grande pittore Vittore Carpaccio, Giuseppe Cipriani, l’inventore dell’Harry’s Bar, battezzò un piatto con il nome del pittore. Così oggi l’unico Carpaccio che conosciamo è quello da mangiare».
C’è anche qualche cavallo di battaglia. Perché mai Raffaello dovrebbe parlarci meno di Damien Hirst? «L’arte contemporanea non esiste, tutta l’arte è contemporanea». E andando ancora più in profondità: «L’arte ci avvicina a Dio: la parola creazione vale sia per il creato che per l’opera dell’uomo».
La capra, animale tutto sommato simpatico, segue le mode perché vanno di moda, legge i libri di successo perché hanno successo, apprezza gli artisti apprezzati, adotta le idee vincenti perché sono vittoriose e così via. Ma quando Sgarbi si scaglia contro le capre: «Capra! Capra! Capra!» lo fa, crediamo, per un eccesso di amore. In fondo, la capra è uno studente che non ha trovato sulla sua strada un buon maestro e allora è rimasta nel gregge, illudendosi di esistere autonomamente attraverso i surrogati offerti dalla modernità: la Rete, divenuta così invadente da ribaltare il famoso motto di Andy Warhol: «In futuro ognuno avrà diritto a quindici minuti di anonimato» (copyright Gian Paolo Serino).
Nel diario/agenda ci sono anche frasi di Oscar Wilde, Pablo Picasso, Ennio Flaiano, Ugo Foscolo, Charles Baudelaire, Ralph Waldo Emerson, Leo Longanesi («l’arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati») e moltissimi altri. Sgarbi commenta brevemente capolavori di Guido Cagnacci, Jacopo da Valenza, Michelangelo Buonarroti, Jacopo Pontormo, Sandro Botticelli, concentrandosi sul Rinascimento che, come scrive, considera la parte migliore del nostro futuro. Infine ci sono sedici capre disegnate da Staino.
Lasciarsi provocare dal Diario della capra è un piacere. Altro che brucare nei pascoli del conformismo... Studiamo, capre!